Maria Grazia Ferraris collaboratrice di Lèucade |
Molto interessanti le riflessioni di Ninnj
Di Stefano Busà sul sentimento della nostalgia, che si articola attraverso una
riflessione psicologica e letteraria che si basa su una ricerca storica (infatti sappiamo che la sua definizione
entra nel vocabolario europeo nel XVII secolo per opera del medico
svizzero Johannes Hofer, alle prese con una patologia diffusa tra i suoi
connazionali, costretti dall'arruolamento come truppe mercenarie a restarsene
lontani a lungo dai monti e dalle vallate della repubblica elvetica). «Nostalgia»
è infatti la designazione dotta del «mal du pays» o «Heimweh» (letteralmente il
dolore della casa). Si tratta, quindi, di una designazione istituita per
definire una patologia, una malattia che colpiva, spesso i soldati svizzeri,
quando questi venivano destinati presso guarnigioni straniere. E poi, in
seguito, da patologia, con il passare del tempo, si è trasformata in un
sentimento.
Dalla fine del XVIII secolo e soprattutto
nella prima metà del secolo successivo, accanto al perdurante interesse medico,
la nostalgia convoglia notevoli attenzioni in ambito poetico e musicale.
Tuttavia, è soltanto a partire da Charles Baudelaire, come ricorda la Busà, che
il termine si libera dal riferimento a precisi luoghi o al passato infantile,
per assurgere a condizione di anelito indefinito. Il ricordo principale della
nostalgia, è il ricordo di un luogo, di uno spazio temporale vissuto in un
luogo. Per lo più è il luogo natale, è il luogo dell'infanzia, è il luogo della
patria, da cui ci si è mossi per andare altrove, ed è un modo di sentire tipico
della lontananza, un sentire proprio dell'esilio.
La nostalgia è un terreno ricco infatti gli oggetti della nostalgia (che nel tempo possono
anche perdere un po’ di concretezza) ci rivelano molto dell’intimità della
persona, non solo del suo passato, ma anche dei suoi bisogni, dei suoi desideri
nel presente.
I poeti, gli scrittori, gli artisti hanno
lavorato molto sulla nostalgia come desiderio di qualcosa di indeterminato. In
quel caso, la nostalgia può sfiorare anche la speranza.
A Zacinto di U. Foscolo è quasi una
definizione del movimento della nostalgia, sentimento che parte da una terra
verso la quale non è possibile più tornare e, di riflesso, muove verso il
territorio del linguaggio. In questo sonetto c’è l'immagine di una terra, da
cui il poeta è lontano, e questa terra è la terra della madre, la terra della
lingua materna. E il poeta è colui che parla la lingua materna: "il
miglior fabbro del parlar materno", come scrisse Dante.
Fu Immanuel Kant, in uno scritto del 1799,
che, per primo, introdusse, sul tema della nostalgia, l’importante distinzione,
per la quale questo sentimento non è tanto il desiderio di tornare in un luogo,
quanto il desiderio di tornare ad un tempo vissuto in quel luogo. Ma quando
torniamo in quel luogo, ci accorgiamo pure che quel tempo non c'è più.
Ecco perché, in qualche modo, la nostalgia
è un sentimento doloroso. E' quella che G. Leopardi definisce ricordanza. E'
stato proprio il senso del vago a dare origine, in epoca tardo - romantica, a
quello che è stato chiamato spleen, ossia quello che per
Charles Baudelaire era un sentire indeterminato, o quello che per G. Leopardi
era il vago, il lontano, l'indefinito.
Anzi è proprio della nostalgia il
comportare un sentire indefinito.
Ci si può affezionare alla propria
nostalgia, benché tornare indietro significa sempre scoprire che
quel luogo non c'è più. "Noi siamo cambiati", dice Pessoa, in una
bellissima poesia dedicata a Lisbona: "Lisbona torno a rivederti, ma io
non mi rivedo. Torno a rivederti, ma io non mi rivedo".
Nella nostalgia noi avvertiamo di essere
finiti, perché non siamo potenti di fronte al tempo.
La nostalgia ci dice costantemente che
tutto ciò che abbiamo vissuto, che abbiamo amato, che abbiamo coltivato nel
passato, non tornerà più, non ci appartiene più. Quindi noi non possiamo essere
quello che siamo stati un tempo. Siamo in continuo movimento. E allora si
tratta di riconoscere il nostro limite davanti al tempo che scorre, che è più
forte di noi, che si consuma, che non ci appartiene più, come giustamente
sottolinea Ninnj Busà
Nella saudade portoghese di Fernando
Pessoa troviamo qualcosa di diverso e di simile al tempo stesso, alla
nostalgia. La saudade assume in sé l'elemento mnemonico della nostalgia, ma va
al di là di esso, diventa quasi un desiderio vago, un desiderio indefinito:
quella che Baudelaire chiamava nostalgie d'un pays inconnu.
E del resto questo desiderio, che la
nostalgia diventi qualcosa di vago, lo dimostra perfettamente la musica. Quando
Rousseau scrisse una lettera sulla nostalgia ad un certo punto affermò che la
voce che si può ascoltare nella lontananza, la voce familiare, che riecheggia
in una terra straniera, riascoltata all'interno di un ambiente straniero e in
una lingua straniera tendono a creare una caduta nello stato di nostalgia.
Questa voce che crea turbamento, che diventa perturbante, perché è assieme
familiare e straniera, permette di ricordare persone che conosco, timbri che
conosco, benché straniera e in terra straniera. La nostalgia è diventata la
musica. Musica è il fado portoghese, evocato nella saudade di Pessoa, musica è
il tango, che è la musica degli emigranti in Argentina. Musicisti come Listz,
per fare un esempio importante, hanno molto riflettuto, musicalmente, con il
loro linguaggio sulla nostalgia.
Lo ribadisce con chiarezza A. Tabucchi in Viaggi
di viaggi: La
saudade è parola portoghese di impervia traduzione, perché è una
parola-concetto,perciò viene restituita in altre lingue in maniera approssimativa.
Su un comune dizionario portoghese-italiano la troverete tradotta con nostalgia, parola tropo giovane
per una faccenda così antica come la saudade.
Se consultate un autorevole dizionario portoghese, dopo lindicazione delletimo solitate, cioè
solitudine, vi darà una definizione molto complessa: <malinconia causata dal
ricordo di un bene perduto; dolore provocato dallassenza di un oggetto amato, ricordo dolce
e insieme triste di una persona cara>.
È dunque qualcosa di straziante, ma può
anche intenerire, e non si rivolge solamente al passato, ma anche al futuro,
perché esprime un desiderio che vorreste si realizzasse. E qui le cose si
complicano..Forse un corrispettivo più adeguato potrebbe essere il desìo
dantesco che reca in sé una certa dolcezza, visto che <intenerisce il
core>.
E in Tristano muore
è come una vaga inquietudine che diventa
anche una forma di paura, però mescolata a un senso di assurdità, e dentro
questo senso di assurdità cè
un terrore intenso che mi annienta, come se nel mio corpo si producesse una
crisi che stesse per disintegrarlo.. e il mio corpo implode
e in Donna di Porto Pim: Il dio del Rimpianto e della Nostalgia è
un bambino dal volto di vecchio. Il suo tempio sorge nellisola più lontana, in una valle difesa da
monti impervi, vicino a un lago, in una zona desolata e selvaggia. La valle è
sempre coperta da una bruma lieve come un velo, ci sono alti faggi che il vento
fa mormorare ed è un luogo di una grande melanconia. Per arrivare al
tempio è necessario percorrere un sentiero scavato nella roccia che assomiglia
al letto di un torrente scomparso
la dimora è povera come un singhiozzo che
sta tra le cose di questo mondo con la stessa vergogna con cui una pena segreta
sta nel nostro animo
Gli uomini vanno da lui vestiti di miseri sacchi e le donne coperte da scuri
mantelli, e tutti sono in silenzio e a volte si sente piangere nella notte,
quando la luna illumina dargento
la valle e i pellegrini distesi sullerba che cullano il rimpianto della loro
vita
Maria Grazia Ferraris
Un articolo, questo della prof.ssa Ferraris, veramente interessante. Dimostra di saper impiegare le sue vaste conoscenze in maniera coinvolgente e di saper fare della cultura qualcosa che attrae e non che respinge come spesso avviene.
RispondiEliminaAnna, Spezia
Grazie, cara amica di aver dissertato sul tema da me trattato con passione e interesse, questi dibattiti sono costruttivi e mostrano il coinvolgimento del lettore. Nella fattispecie per i ns. interventi abbiamo focalizzato un tema che è di tutti, ma che a volte non se ne sa spiegare la ragione. In fondo esiste la "saudade" perché suppongo che noi individui di un piccolo microcosmo inseguiamo il sogno mai finito dell'indefinibile, o per meglio dire, il tempo che essendo passato troppo in fretta su di noi ha lasciato tracce indelebili e ferite, ed escoriazioni, graffi, insieme al rimpianto di non essere più quelli che eravamo: credo sia l'esito di un processo che ci vede finiti in un mondo che sospettiamo o intuiamo INFINITO...grazie per essere intervenuta.
RispondiEliminaNinnj Di Stefano Busà
Un argomento che riguarda un po' tutti, la nostalgia. E sono pienamente d'accordo con quello che ha scritto la Prof. ssa Di Stefano Busà. La nostalgia è un sentimento trasversale, che spesso si fa trasfigurazione della realtà, o se si vuole, immagine sfumata di un mondo a cui vorremmo tornare. Ma è anche il chiaro annuncio del tempo che corre e della fragilità della vita. Tanto più cresce il serbatoio delle memorie, tanto più struggente si fa la malinconia. Ho apprezzato molto questo scritto di M. Grazia Ferraris, e ne prendo spunto per rimarcare la bontà di questo blog soprattutto per l'abbondanza e la qualità di argomenti non solamente letterari.
RispondiEliminaRoberto
Come sempre la Prof. Ninnj Di Stefano Busà va a centrare argomenti molto interessanti nell'ambito dei sentimenti umani. Sono grata a questa scrittrice perché sa portare avanti argomenti, tematiche di grande rilevanza, dei quali è piacevole e arricchente l'individuazione del nucleo ispirativo. Lo fa con tale carica umana e di sentimenti che sorprende.Anche le varie risposte che si rivolgono ai suoi quesiti sono interessanti e mettono in luce la fragilità e la precarietà della vita umana.
RispondiEliminaGrazie a tutti. Non smetto mai di apprezzare questo blog e i suoi collaboratori molto preparati e competenti.
Luisa Ferrarini
Pagina interessantissima; storicizzare la nostalgia significa un po' delineare la storia dell'anima umana.
RispondiEliminaGrazie alla Prof.ssa Ferraris
Maria, frequentatrice assidua di questo meraviglioso blog
Grazie ai commentatori e alla loro disponibilità di lettura e condivisione.
RispondiEliminaM.Grazia Ferraris
Condivido in pieno quello che è stato scritto dai commentatori che mi hanno preceduto. Un articolo-saggio di grande profondità e di acume letterario. Ringrazio la Prof.ssa Ferraris.
RispondiEliminaDaniela, Gubbio
Credo che questa poesia di Borges sia molto esemplificativa sul valore della nostalgia del presente:
RispondiEliminaNostalgia del presente
In quel preciso momento l'uomo si disse:
che cosa non darei per la gioia
di stare al tuo fianco in Islanda
sotto il gran giorno immobile
e condividere l'adesso
come si condivide la musica
o il sapore di un frutto.
In quel preciso momento
l'uomo stava accanto a lei in Islanda.
Jorge Luis Borges
Ringrazio per questa bella e convincente lettura.
Franco
Un dibattito vivace e interessante innescato dal tema della nostalgia trattato in modo esaustivo dalla Prof. Busà. A lei vada il merito di saper affrontare argomenti che sono esemplificativi, e portano a considerazioni interessanti dei lettori che sono il sale di questo blog.
RispondiEliminaGiuliana Notarbartolo