Valeria Serofilli |
DALLA POETICA DEL FRAMMENTO ALL’UNIVERSALITA’ DELLA PAROLA
Nota di lettura di Valeria Serofilli a Oltre lo smeriglio (Kairòs edizioni 2014) di Antonio Spagnuolo
Antonio Spagnuolo: Oltre lo smeriglio
Kairós Edizioni. Napoli. 2014. Pg. 58
Il precedente volume di Antonio Spagnuolo è stato tradotto e pubblicato in Romania. L'Autore non sa come va
in quel paese la distribuzione, ma è rimasto sorpreso dalla celerità e
dall’impegno gratuito del traduttore e dell’editore.
Un’ulteriore
conferma dell’inarrestabile impegno espressivo dell’autore la recente
pubblicazione di Antonio Spagnuolo Oltre lo smeriglio, uscita per i tipi di
Kairós nella collana “Le parole della Sybilla” e auto prefata. Sulla scia del
Vico, secondo il quale la poesia è una creazione psicologica, anche il nostro
avvalora l’informale e nel suo Antefatto ecco indicarci l’antidoto per
salvarsi, da questa realtà di linguaggio-manipolazione e di decadenza
tout-court, ribadendo ancora una volta il valore salvifico della parola poetica,
la sola in grado di veicolare con la musicalità che la contraddistingue
<<emozioni e sensazioni che il lettore dovrebbe fare proprie e ri/creare
a suo modo>>, con la fantasia, <<l’effetto della parola>>.
Una
parola d’ungarettiana memoria,
che
scavata sia nella vita come in una roccia.
Anzi
il poeta si fa parola egli stesso in quanto caratteristica e merito di
Spagnuolo è di non disgiungere mai la parola dalle cose reali. Fisicità e
scrittura procedono parallelamente, ove quello che più conta è quell’energia,
quell’elettricità in grado di fondere ed unificare, come ho già avuto modo di
scrivere nella motivazione al Premio Astrolabio 2004 conferito a Per Lembi
(Manni Editore, Lecce 2004).
Non
a caso Maggiani ricorre alla metafora vulcanica per esprimere l’ardore del linguaggio
poetico di Spagnuolo; un magma che, “come lava scivola con decisione verso il
mare della ragione e a contatto con questo sembra solidificarsi in un simbolismo
che solo in apparenza pare raffreddare il flusso poetico.
E
magma, possiamo aggiungere, ciò che giace nel caos antecedente la parola
stessa.
1
A. Spagnuolo, dall’Antefatto al volume.
2
R. Maggiani, LaRecherche, ottobre 2014.
Così,
pur se bipartita nelle due sezioni Ricomporre e Memorie, a loro volta
articolate in venti e ventidue poesie, l’opera appare un tutto unico,
contraddistinto da quella fluidità propria del magma.
Partendo
dalla poetica del frammento, dal simbolismo del frammento, Spagnuolo perviene
all’universalità:
“Ora
che la tua stanza
lascia
maschere di sesso
al
frammento che unisce
il
gioco al clavicembalo”
(X,
p.29, dalla Prima parte - Ricomporre)
Lui
che identifica con l’Eros la forza necessaria per lenire a distanza l’arrivo inesorabile
di Thanatos, ora che lunghe dita nere gli hanno strappato l’oggetto del suo
amore, la libido e l’erotismo si acquietano nel ricordo e nel rimpianto. E il
dolore per la cara perdita si va sommando, in questa raccolta, al dolore per il
vuoto del proprio tempo, vittima delle illusioni della rete.
Ed
ecco affacciarsi dalle pagine del volume l’immagine del graffio, dell’unghia,
che subentra con prepotenza e ferocia alle dita rosa e a rubate carezze:
“(…)
un
graffio nello sguardo della Croce
che
mi abbaglia del nulla:”
(da
Svestire, dalla seconda parte Memorie)
e
ancora:
“Graffia
segreti il tuo non esistere più
(…)
Ormai
la fede attraversa
distanze
incriminate
(XII,
dalla prima parte Ricomporre)
Recita
la poesia Porpora, posta a chiusura della Seconda parte - Memorie:
A
chi leggerò i miei versi sdruciti
pinzettati
dal Klemmer, arrugginiti/ nella tua assenza?
Il
titolo stesso Oltre lo smeriglio, che offre una serie di coordinate visive, un
processo chiaro da identificare distanziandosi da se stessi per osservare
meglio se stessi, un atteggiamento poetico, un varco sacro, una soglia da
oltrepassare, una skene tra memoria e presente, vita e morte, Poesia (ritmo,
musicalità, armonia) e non poesia.
Ricorre
dunque alla metafora dello smerigliare, Antonio Spagnuolo, e lo fa per andare
“oltre”, per vedere cosa c’è dietro quelle smussature levigate, forse derivate dal
frantumarsi del cristallo di quello “specchio di passate avventure” (XIV) del cristallo,
di quei colori e spazi rotti alla rinfusa dal passare del tempo:
“…
porpora
rarefatta la tua scheggia
l’ora
di vetro, la stagione cadente.”
(Porpora,
dalla Seconda sezione)
Un
work in progress dunque, questo di Spagnuolo, che con ritmo efficace ed incalzante
ci conduce dalla poetica del frammento, torno a ribadirlo, all’universalità della
poesia.
Valeria
Serofilli
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