Umberto Cerio collaboratore diLèucade |
Maria Luisa Daniele Toffanin |
“E ci son angeli” di Maria Luisa Daniele Toffanin, La Garangola, 2011 |
La vita. La vita è memoria. La memoria ci
accompagna nel nostro viaggio, lieto o tormentato, e noi ci portiamo
nell’anima, per tutto il tempo, i ricordi belli e i ricordi tristi, la
continuità della vita e la discontinuità del bello e del brutto. Nel viaggio
possiamo dimenticare le cose belle, ma quelle brutte restano in noi, come
“pietre nere” , a segnare ciò che non dobbiamo dimenticare. Così restano in noi
Dachau, Buchenwald, Auschwitz ( mi fermo qui per carità di patria): memorie
indelebili da tramandare ai giovani, perché non si interrompa il filo rosso dei
ricordi. La follia dello sterminio nazista degli ebrei, è stato un
delitto contro l’intera umanità, perché “Da quell’inferno aperto da una
scritta/bianca: “Il lavoro vi renderà liberi”/uscì continuo il fumo/di migliaia
di donne, spinte fuori/all’alba dai canili contro il muro/del tiro a segno o
soffocato urlando/misericordia all’acqua con la bocca/di scheletro sotto le
docce a gas”. Così cantava Quasimodo, ne “IL FALSO E VERO VERDE” il disastro
umano dell’ultima guerra mondiale. Ma altrettanta autentica denuncia delle
atrocità incalcolabili sono le voci della Toffanin, della Pickova, della
Synkova e di Friedmann. Ed “Urgono angeli/con ali di preghiera/ché l’acqua del
tempo/non dilavi le memorie”. E noi non possiamo, non dobbiamo dimenticare.
Umberto Cerio
Poesie tratte da “E
ci son angeli” di Maria Luisa Daniele Toffanin, La Garangola, 2011
E bambini di Anna
Ci sono
bambini-farfalle
nel volo bruciate
dal gas della follia
vivide le ali ancora
nel tuo diario, Anna
innocente canto di
speranza
– nell’afrore di
morte intorno –
di fede nella vita.
Tradita.
Eternata nel tempo.
Ci sono bambini già
nati
in diverse acerbe
età
abortiti dal maligno
oltre ogni umana
misura.
I
bambini di Terezin
vivono nei colori
accesi dei disegni
in parole-sorgive di
poesia
vivono d’amore
disperato per la vita.
A Terezin
in punta di morte
brilla un’angelica
stella
nel buio bambino.
VEDRAI
CHE È BELLO VIVERE
Chi s’aggrappa al nido
non sa che cos’è il mondo,
non sa quello che tutti gli uccelli
sanno
e non sa perché voglia cantare
il creato e la sua bellezza.
Quando all’alba il raggio del sole…
illumina la terra
e l’erba scintilla di perle dorate,
quando l’aurora scompare
e i merli fischiano tra le siepi,
allora capisco come è bello vivere.
Anonimo
LA
PAURA
Di nuovo l’orrore ha colpito il ghetto
un male crudele che ne scaccia ogni
altro.
La morte, demone folle, brandisce una
gelida falce
che decapita intorno le sue vittime.
I cuori dei padri battono oggi di paura
e le madri nascondono il viso nel
grembo.
La vipera del tifo strangola i bambini
e preleva le sue decime dal branco.
Oggi il mio sangue pulsa ancora,
ma i miei compagni mi muoiono accanto.
Piuttosto di vederli morire
vorrei io stessa trovare la morte.
Ma no, mio Dio, noi vogliamo vivere!
Non vogliamo vuoti nelle nostre file.
Il mondo è nostro e noi lo vogliamo
migliore.
Vogliamo fare qualcosa. È vietato
morire!
Eva
Picková
VORREI ANDARE SOLA
Vorrei andare sola
dove c’è un’altra gente migliore,
in qualche posto sconosciuto
dove nessuno più uccide.
Ma forse ci andremo in tanti
Verso questo sogno,
in mille forse…
e perché non subito?
Elena
Synková
LA FARFALLA
L’ultima, proprio l’ultima,
di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una roccia bianca
così gialla, così gialla!
l’ultima,
volava in alto leggera,
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Tra qualche giorno
sarà la mia settima settimana
di ghetto:
i miei mi hanno ritrovato qui
e qui mi chiamano i fiori di ruta
e il bianco candeliere di castagno
nel cortile.
Ma qui non ho rivisto nessuna farfalla.
Quella dell’altra volta fu l’ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.
Pavel
Friedmann
Da “Poesie e disegni
dei bambini di Terezin 1942-1944”,
Lerici Editori,
Roma, 1963
Urgono
Angeli
con
ali in preghiera
ché
l’acqua del tempo
non
dilavi la memoria.
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