Nota
sulla poesia di Ubaldo de Robertis
L’avventura
poetica di Ubaldo de Robertis è un percorso d’esplorazione, che procede per
immersione profonda e navigazione
sommersa fino al delicato attingimento di quegli elementi creativi che preparano, interpretano, dicono e giustificano il fluire della sua poesia. Il cammino è tracciato, procede attraverso
snodi e gallerie che tra-passano il vivo corpo dell’esistenza, mentre il poeta
ricerca opzioni semantiche percorribili per marcare il senso occulto delle cose
da squadernare a un sole di coscienza. Operazione richiesta dalla sua stessa
formazione scientifica che rende conto e dichiara, specifica e precisa tutte le
volte che può; proprio perché l’universo poetico non ha formule fisse, ma gioca
con le variabili, non definisce o disegna netti confini, ma si affida alla
nuance, all’indeterminato, all’intuizione. Perciò qui, cioè nelle poesie di de
Robertis, la scienza si fa poesia, in parte abdicando a se stessa, in virtù di
una sensibilità acuta e palpitante, e insieme pudica e quasi rattenuta (“I
desideri cadono come tenere gocce di pioggia / che nessuno raccoglie,/ e al
ruscello vanno bisbiglianti/ impaurite”. Come
si può), che trova alimento e forza in spunti descrittivi e riflessivi,
sempre tramati all’interno di una realtà artistica in cui il simbolo,
l’allusione e la metafora danno intensità e plurima significanza ad una
scrittura sempre attenta alla natura e alla realtà circostante. È ricca la
poesia di de Robertis, perché si rapporta a un’humanitas densa e feconda, e
anzi ne è diretto e necessario prodotto. E si manifesta in dettato carezzevole
e discreto, in variegata e assorta versificazione, propria di chi è teso a
cercare di capire il significato profondo e vero, ma remoto e difficile a
leggersi del mondo degli uomini e delle
cose. È voce sicura, quella di de Robertis, personale e sincera, che riposa tra
le braccia della poesia.
Pasquale
Balestriere
Come
si può
Come
si può mostrare una storia,
se la
memoria soggiace e dileguano immagini
fra le
rughe del tempo.
E poi
non soffia più lo stesso vento,
solo
polvere sulle coppe argentate,
gli
errori ammessi, le malinconie.
I
desideri cadono come tenere gocce di pioggia
che
nessuno raccoglie,
e al
ruscello vanno bisbiglianti, impaurite.
Come
si può narrare una storia,
una
storia di bruma
se io
non so cosa sono stato.
(da: Diomedee; Edizioni Joker)
Ho riletto a distanza di tempo questa Nota di Pasquale Balestriere sulla mia poesia e ancora mi chiedo come abbia fatto, da una singola breve composizione, a definire con tanta esattezza il mio mondo poetico. Qui il critico vale molto più dell'autore! Il suo commento è un procedere per vivi scorci tratti dai miei versi in modo che il lettore possa vedere meglio la loro essenza ispessita dalle sue mirate, profonde, osservazioni.
RispondiEliminaConsidero la presente Nota quanto di più prezioso mi sia capitato di ricevere. Un vero conforto
alla mia sempre più ingombrante inquietudine esistenziale.
Ubaldo de Robertis