I CANTI DELL'ASSENZA
di Nazario Pardini
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Nazario Pardini: I CANTI DELL'ASSENZA The Writer. Milano. 2015. Pp. 240 |
La poesia di Nazario Pardini va dritta al cuore.
Conosciamo bene la maestria nell’uso dell’endecasillabo, dell’enjambement con
cui forgia concetti, ricordi, sentimenti; ma ciò che rende unica la sua poesia
è l’armonia e l’eleganza del verso unitamente alla profondità dei temi
trattati. C’è l’anima di noi tutti nelle sue parole, i sentimenti più profondi,
l’intimità dei vissuti, il “racconto” della vita, delle sue stagioni, piene di
malinconica dolcezza. Particolarmente toccanti sono le liriche dedicate agli
affetti familiari (Contro le lune: Ho
sempre fissa, padre, la tua immagine;/i nostri sogni, il cielo: prevedere/ dure
gelate a divorare pane,/piogge future ad annullare semi. Il peso delle pietre: E ci portiamo dietro questo peso/di pietre graffite da nomi/ di padri e
di madri/volati all’azzurro. Oh terra di novembre: Si raccoglie in campagna il cimitero/dei tanti miei vicini. Oggi è
novembre,/il giorno dei defunti, ed ogni anno/mi chiamano all’incontro.) dove la perdita si coniuga con la
costante presenza dei sentimenti. Lirica colta, frutto di impegno e vissuto
profondo; superba la chiusa della poesia Ottobre: Il frutto cade/del giorno ormai maturo ed è la notte.
C’è poco altro da aggiungere alla straordinaria
prefazione di Antonio Spagnolo se non confermare l’alto valore di Poeta e Uomo
che Nazario incarna con la semplicità che solo i grandi sanno possedere. Sul
piano stilistico, faccio mie le considerazioni dell’amico Umberto Vicaretti
espresse nella recensione del volume Alla
volta di Leucade: ”notevoli risultano la ricchezza sontuosa del lessico, la
padronanza della metrica, il ricorso privilegiato e dominante
all’endecasillabo; quest’ultimo come, starei per dire, scelta di campo, rifiuto
di ogni avanguardismo, moda, sperimentalismo, avventurismo”.
In sintesi, Nazario con la sua arte riesce a
compiere l’invocazione di Mario Luzi “vola alta, parola”.
Pietro
Catalano
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