Quanto
dolore nella Silloge di Lorena Turri - Kairòs Edizioni-
Dolore confessato, disegnato, mai celato. Ogni attimo della
solitudine e della rabbia
femminile ha il respiro ampio e sofferto della vita che sottende e della volontà di denunciare, che brucia nell'anima
della Poetessa.
Nulla di
intimistico. L'Autrice rivela, tramite l'affresco dei propri
giorni, una sofferenza condivisibile,
universale. E non concede sconti. Sa essere nuda, vulnerabile, priva di filtri. Ho
letto stringendo i pugni, a nervi vigili, scattanti, gli aspetti descrittivi
delle liriche, che potrebbero essere> definiti neo - realisti, se non toccassero
vette altissime di stile e di originalità... e ho posato la valigia
del mio tempo su chiuse come quella della poesia "Io donna",
straziante e poderosa:
"Da sempre con le cosce spalancate ad
un inderogabile dovere,
non so niente, più niente del piacere". Lorena sa tessere il linguaggio con rare capacità
acrobatiche. Le parole divengono biglie lanciate
sull'oceano del possibile e dell'impossibile. E' specialista nella commistione dei termini aulici
con quelli quotidiani
e sa
rinnovare il linguaggio poetico con una miscellanea di simboli, che danno origine a una realtà che impedisce
all'arte di soffocare la vita e viceversa.
"Con l'illusione l'anima rabbercio, cucita nel ricordo degli attimi rubati al quotidiano vissuti
intensamente,> ma sempre torno sola...." - versi tratti
dalla lirica "Quello che dell'ulivo non sai"
Non mancano le poesie strutturate secondo il metro classico, che
rappresentano la sorgente del lirismo di Lorena. Scivolano lievi e sinuosi gli endecasillabi, fiumi di luce,
scansioni profonde, energiche, vibranti.
Cito: "Il ritratto", "Come Monna
Lisa", "Non colore". Il suo riuscire a non
arginarsi su alcuna sponda, viaggiando con la stessa capacità tra
la metrica, i versi liberi e lo sperimentalismo, > rappresentano la
superba fertilità di quest'Artista, che raccoglie nel grembo le storie
variegate della donna fuoco, della donna sangue, della donna eterno
affluente del fiume - uomo. Vi sono nel suo
canto le storie dell'infanzia, con gli elementi vagliati dai
ricordi: 'pannocchie cotte nello spiedo'; spighe profumate nel corredo'- tratti da "E intanto
crescevamo".. Ma soprattutto vi é il quadro del presente, discesa negli alvei
oscuri: "Sono una donna insulsa, fiore abortito capace di offrire solo la sua sete" - versi
tratti dalla lirica "Del vino che non posso offrirti" Nella seconda
sezione della Silloge, intitolata "Di solitudine, silenzio, speranza" resta l'immersione
nel ciclo perenne di morte e rinascita, ma si affaccia l'elemento
salvifico, il soffio caldo della speranza, calice di liquide trasparenze elevato al
cielo. L'esistenza dell'Autrice sembra marcata dalla tristezza, come
"el Desdichado", famoso sonetto di Gérard De Nerval. La vedovanza,
intesa in senso simbolico, resta il suo distintivo, "Mi confonde la sua tabula
rasa: la fine, il nuovo inizio, senza scusa, lusingandomi d'essere sua sposa" - versi
tratti dalla lirica "Mi confonde la vita" E la stessa poesia,
pur nella forma classica del sonetto, porta in sé echi dei grandi della letteratura e, al
tempo stesso, riduzioni delle
immagini e rinunce a qualsiasi ricerca di
effetto, che la rendono una nuova, stordente,
incarnazione del lirismo. Molti dei componimenti di Lorena sanno coniugare i toni e lo stile classico con le
espressioni scabre, commosse, gradevolmente ruvide. "A casa di
Lori non ci sono pareti, solo muri, muri antichi, refrattari
al sole" - versi tratti dalla lirica "A casa di una creatura come tante" Le liriche, talvolta,
sembrano assumere un andamento narrativo e adottano
il modello del punto di vista mobile. La Poetessa rinuncia alle figure retoriche ed é essenziale o immaginifica, ma
sempre immediata e vera.
Il dolore diviene cosa viva nel corso della
lettura delle liriche, fa male all'anima, entra nelle fibre, divora la pelle, gli
occhi, spegne le stelle. "E muto m'é dolore, e
mi lamento perché lontana, ancora,
vedo la casa che vorrei da tempo"- versi
tratti dalla lirica "Persino il mare" Nella
terza sezione "Di amore"Lorena riesce a creare una dicotomia con la creatura di sempre. Si
lascia trascinare nella vertigine della saudade
ed è
incontro, passione, danza, malìa. La sua rabbia sembra venir risucchiata dall'interno, cristallizzandosi
in qualcosa di puro e potente.
E' un arco teso abbastanza, perché l'io
della donna scenda a patti con le emozioni, con
le isole dei ricordi: "E sogno ogni momento già vissuto, quando eravamo giglio ed asfodelo nel
nostro letto caldo di velluto; rossa di rosa, rosso ancora anelo".- versi
tratti dalla lirica "Glosa d'amore e di colori"
Vi é poi, nella Silloge dell'Autrice una sezione dedicata alla natura",
intesa come madre - benigna. Ella protegge ogni elemento, ogni creatura della natura, attribuendo all'uomo, a se stessa, i
limiti e le
mancanze.
Nel leggerla mi é tornata in mente
un'espressione D.H. Lawrence:
"Se io fossi la luna saprei dove
cadere". Ho pensato, infatti che se Lorena potesse sentirsi un
'fiordaliso', 'un gabbiano','un fiore blu di prato', 'una rosa felice', donerebbe a tutti i suoi versi
l'atmosfera di magico surplace che si respira scorrendo versi di
questa sezione. E nerudianamente, la nostra immensa Poetessa dedica una
sezione alla "Poesia". D'altronde una donna come lei potrebbe definirsi l'incarnazione stessa dell'ispirazione,
della capacità di viaggiare su numerosi registri lirici. Non 'si é inventata
qualcosa', come asserisce nella lirica che apre la sezione intitolata
proprio "La poesia", ma è nata con un Dono e di quel dono ha
saputo far tesoro, continuando a studiare in modo 'matto e disperato',
sperimentando, arrivando a toccare vertici impensabili. Una voce, la sua,
che segna senz'altro in modo indelebile la Letteratura di questo secolo,
e che per l'eccessivo pudore di Lorena ha rischiato di restare inascoltata. La
capacità di variazione
di quest'Autrice schiva e solitaria é inesausta e ci consente di
approdare su rive giocose, profonde, originali, impertinenti. "Nei
virtuosismi s'alzano parole come soli che, fieri di se stessi,
sgomitando coi raggi fan capriole.
Ma l'anima dov'é, che non la lessi?"- versi
tratti dalla lirica "Ma l'anima dov'é?" Il
testo termina con la sezione intitolata "Brevitas", dedicata alle liriche che raccolgono in pochi>
versi intensi contenuti. E io, che amo profondamente l'arte della sintesi
in poesia, non potevo sperare in una chiusa più suggestiva. L'ho vissuta
come una sorta di fuoco d'artificio sul mare... Alcune liriche brevi, come quelle ispirate alla natura, sono caratterizzate da un sentimento panico, da
un misticismo naturalistico.
"Ho
preso accordi con le foglie morte: si poseranno intorno alla mia porta, così, quando le avrò raccolte tutte, le
brucerò per riscaldarmi il cuore" - versi tratti dalla lirica > "Monachine d'autunno"
E nonostante la loro brevità, questi versi dischiudono spazi grandiosi,
palesano volontà di scavo interiore e di recupero. La saudade appare più
marcata, i versi cesellano
affreschi di luce perduta. La donna diviene mito cosmico, staccato dalla
concretezza quotidiana, proiettato sullo schermo vario e grandioso della
natura. Il suo ventre s'identifica con la luce, sembra fecondarla -
"Sono spigolatrice di luce" – da "Il mestiere"- ,
per poi lasciare che si perda tra cielo, mare, campi... Lei resta a
guardare, forse in attesa, nell'ancestrale, misteriosa certezza, che 'la
vita inizia dove inizia la donna'.
Maria Rizzi
Un giorno sulla strada della mia vita è apparsa Maria Rizzi. Come e perché accadono certi incontri non è dato saperlo. Ma accadono. Non pensavo lontanamente alla possibilità di pubblicare una silloge poetica dacché ho sempre guardato a me stessa come “una povera donna che scrive i suoi pensieri”. Invece è accaduto, anche questo. Adesso sono qui a leggere, quasi incredula e stordita, le straordinarie parole che Maria dedica a quei miei pensieri.
RispondiEliminaCara amica, “l’eccessivo pudore” per il quale “ Lorena rischiava di restare inascoltata”, forse è stato l’elemento determinante che mi ha impedito di progettare sui pensieri scritti ma permesso di andare avanti nello studio e nella mia ricerca. Non era ancora il mio momento ed io lo sapevo. Ed anche adesso ho il timore che sia troppo presto.
Tu mi indichi come “una voce… che segna senz'altro in modo indelebile la Letteratura di questo secolo” ed io mi spauro.
Quanta stima, Maria, che riponi in me! Sono commossa sino alle lacrime vere e copiose. Saprò non deludere?
Grazie infinite, per questa attenta e profonda lettura con la quale hai colto tutto il mio sentire e la mia anima. E grazie di esistere con la tua immensa sensibilità di donna, di scrittrice e di lettrice.
Ti abbraccio
Lorena
Lorena,
RispondiEliminaricorda ogni giorno, in ogni momento, che sono io a ringraziare te. Leggere
liriche di questo livello mi dà la certezza che questo secolo burrascoso e apparentemente privo di Artisti, ha voci che si levano altissime e ci donano il seme del Risorgimento. Ti voglio bene e ti stimo tantissimo!
Maria Rizzi