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mercoledì 3 giugno 2015

PIETRO RAINERO: "IL BRUTTO ANATROCCOLO" RACCONTO

                                       

Pietro Rainero (collaboratore di Lèucade) e famiglia



Il brutto anatroccolo

Il piccolo anatroccolo, quindi, stanco dei maltrattamenti e delle beffe delle anatre e dei polli, decise di fuggire. Dopo un coraggioso volo oltre la siepe, giunse nella grande palude delle anatre selvatiche.   Come dice Hans Christian Andersen, qui fu accolto come un contadino tra gente in abito da sera, ma nessuno lo beccò.  Egli cercava solo un po’ di pace e finalmente trovò l’agognata quiete tra i giunchi dello stagno. Gli eventi che caratterizzarono la sua sosta nella palude vengono poi raccontati dallo scrittore danese in…..ecco qui che le conto…..sei striminzite righe.      
Ora, non per voler ad ogni costo andare a cercare il pelo nell’uovo, ma il resoconto di Andersen trascura indubbiamente alcuni dettagli che potrebbero, forse, persino interessarvi.
Dunque, è ben vero che due giorni dopo giunsero alla palude anche alcuni cacciatori che, scortati dai fedeli cani, si appostarono tra le canne pronti a sparare.   Ma è proprio il resoconto della battuta di caccia che lascia alquanto a desiderare.  Ecco come si svolsero invece i fatti.
I cacciatori, equipaggiati in modo consono a quel luogo palustre, si appostarono come già detto tra i canneti, in attesa del momento propizio.   Ad un tratto, forse a causa di un rumore sospetto, lo stormo degli anatrotti si alzò in volo. “ Pam! …Pam!” un cacciatore iniziò a sparare nell’aria calda di quel primo pomeriggio.  “ Pim!  Pum!” gli fece eco la canna del fucile di un suo collega.
“ Pam!.......Pim!........Pam! Pam!!“   anche gli altri cacciatori ora partecipavano a quel crudele tiro a segno.  Due piccole anatre, purtroppo, conclusero il volo appena iniziato sulla morbida, umida torba ai lati dello stagno. I cani penetrarono tra le alte canne di bambù, perlustrando con scrupolo anche l’angolo più remoto.   Il povero anatroccolo sentiva il cuore in gola. Nascosto tra i giunchi, pietrificato dal terrore, attendeva la sua ultima ora tremando come una foglia.  Un grosso cane gli apparve innanzi all’improvviso, lo fiutò….e poi se ne andò. La povera, sconsolata bestia pensò tristemente che neppure il cane lo volesse. Rimase solo ed impaurito. Il cielo si stava caricando di scure nubi che lasciavano presagire un imminente temporale.   La piccola anatra sentì qualcosa dietro a sé.  Voltatasi, vide un suo simile dal verde piumaggio e dal bianco collare. L’intruso le disse: “ Qua, qua. Siamo fortunati.  I cani se ne sono andati.  Come ti chiami?”
L’anatrina, non usa a cotanta gentilezza e che non riteneva di essere poi così fortunata, rispose:
“ Qua qua. Non lo so. Sono solo un brutto coso bigio. Sono disgraziato. Nessuno tollera la mia bruttura!!  Nessuno mi accetta”  “ Qua qua. Non sei poi così terribile. Sì, sei un po’ troppo grosso …..e un po’ troppo grigio. Sì, certo non sei una gran bellezza, ma…”
“ Qua qua.Vedi, non piaccio neanche a te. Sono brutto ! Credo che scapperò anche dalla palude e me ne andrò in giro per il mondo”  “ Qua qua. E tu vacci!”
In quel momento il sipario di canne di fronte a loro si aprì.  Ne uscirono due uomini, uno dei quali aveva tra le braccia uno strano fucile.  Gli uomini li guardarono. Un cenno di compiacimento passò nei loro occhi.  L’uomo vestito di verde imbracciò il fucile.  Era un’arma veramente inusuale:
alla fine della canna da sparo, dalla parte dell’impugnatura, era collocato una specie di cilindro, proprio nella zona sovrastante il grilletto. Sopra a quel primo cilindro, oltre la canna, era posto un secondo cilindro, di diametro maggiore, con l’asse centrale ortogonale a quello del primo.
Il nuovo compagno del brutto anatroccolo riuscì a malapena a dire:
“ Qua qua. Non abbiamo scampo, è un fucile mitragliatore”
Il nostro anatrotto, ormai rassegnato, ricambiò lo sguardo dell’uomo che con evidente soddisfazione lo stava puntando. Da quando era venuto al mondo non aveva mai goduto di un attimo di felicità, la sua era stata un’esistenza fatta di colpi di becco e sgarbi, trascorsa nell’avvilimento più totale, ripudiato da tutti.  A cosa sarebbe servito vivere ancora?
Immobile aspettò…..aspettò il compiersi dell’inevitabile destino.  “ Click!   Clack!………Click, Click!!”  disse lo strano fucile.  L’uomo puntò poi l’arma verso il compagno dal collare bianco.
“ Clack! Clack!….Click! ”  L’uomo sorrise, il suo compagno disse solo: “ Bene”.
Alcune anatre, spaventate da quegli strani rumori, fuggirono nell’aria verso la pioggia cheincominciava impietosa a cadere sull’acquitrino.  L’uomo, rapidissimo, mirò verso lo sparuto stormo di volatili e sparò.   “ Click! Clack!…Click! Click! …….Click! Click! Click!       Click!!”
Una serie ravvicinata di potenti colpi sferzò l’atmosfera nebbiosa. MA NESSUN UCCELLO FU COLPITO.  Il brutto anatroccolo ed il suo amico rimasero increduli.  Quel signore doveva essere di certo il peggior cacciatore del mondo intero!  Come poteva riuscire a mancare tutti i bersagli, nonostante quell’arma così moderna? “ Possiamo anche andarcene, ora, Jean Pierre”  il cacciatore si era rimesso il fucile in spalla e stava per allontanarsi.  Le due anatrine erano semplicemente strabiliate: perché quei tipi rinunciavano a prede così facili? I due palmipedi erano infatti immobili, impietriti dalla paura e dalla rassegnazione.  “ Sì, andiamo, Etienne Jules. Ora hai quello che ti serve. Certo che il tuo fucile fotografico è  straordinario!”
“ Già” gli rispose il signor Etienne Jules Marey “ Spara 12 immagini al secondo. Vedi...guarda qui!
Impressiona lastre di vetro che consentono di fissare i vari movimenti dei volatili.  Poi io, a casa, riporto su carta la serie di fotogrammi e così posso analizzare il movimento, che è l’atto più importante in quanto tutte le funzioni dell’organismo vivente concorrono perché si compia”.
I due anatroccoli si guardarono l’un l’altro al colmo dello stupore.
“ Sì, penso che presto sostituirò le lastre di vetro con rotoli di carta. C’è un americano, un certo signor Kodak, che fornisce carta trattata in modo tale da poter essere impressionata dalla luce. Nei prossimi mesi penso di dedicarmi al perfezionamento della mia invenzione e di fotografare anche polli, cani, cavalli e moti ondosi”  L’ultima frase arrivò debole alle orecchie delle due anatre, perché i cacciatori ( ma vogliamo proprio chiamarli così? ) si stavano ormai allontanando sotto il diluviare delle gocce d’acqua. “ Qua, qua. Hai sentito?  Pazzesco!”
“ Qua, qua. Ma chi erano?” chiese il brutto anatrino, tutto bagnato ed intimorito.
“ Qua qua. Come, non hai capito? Erano due appassionati del bird-watching. Quelli che spiano ed osservano gli uccelli. Ed uno dei due ci ha froto…frotrografato, credo si dica. Insomma, è come dipingere un quadro tutto in un secondo. Volevano solo le istantanee dei nostri movimenti. E poi se ne sono andati”   “ Qua, qua. Che fortuna!!”   “Qua, qua. Puoi dirlo forte. Una fortuna sfacciata. Pensa, non solo siamo ancora vivi e vegeti, ma le nostre fro…froto…frotrografie saranno probabilmente riportate sulle più note riviste naturalistiche europee”  “ Qua, qua. Cosa???  Ma…ma è terribile !” ed il piccolo anatroccolo scoppiò in un pianto dirotto. “Qua, qua. Ma perché, perché dici che è terribile? Cosa c’è di tanto orribile?”  “ Qua,qua. Ma non capisci? La mia immagine….. su quei mensili….”  “ Qua qua. Ebbene?”  “ Qua qua    Ma io sono brutto…sono brutto……sono brutto !
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NOTA STORICA: il fisiologo Etienne Jules Marey , morto nel 1904, compie il lavoro di tesi sulla circolazione del sangue costruendo uno strumento, bisnonno dell’odierno sfigmomanometro, per registrare pulsazioni e battito cardiaco. Più tardi perfeziona il miografo di un tedesco, Helmholtz, al fine di misurare le contrazioni dei muscoli. Nel 1882 costruisce il suo fucile fotografico, rielaborando quello dell’astronomo Janssen.  Incomincia a fotografare i movimenti di uccelli, uomini, polli, cavalli e cani. Lo accoppia anche ad un microscopio, per registrare il muoversi di polipi e meduse. Nel 1890 pubblica il trattato “ Il volo degli uccelli” e poi concepisce apparecchi che possano copiare il colpo d’ala dei volatili e persino una rudimentale galleria del vento.
Wright, il primo aviatore della storia, affermerà: “ Se ho potuto volare è perché ho letto il libro di Marey :  Il volo degli uccelli ”.


 Pietro Rainero

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