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giovedì 3 settembre 2015

SANDRO ANGELUCCI: "UNO SGUARDO ALL'ISOLA DI PONZA"

Sandro Angelucci collaboratore di Lèucade


UNO SGUARDO A PALMAROLA CON L'OBIETTIVO
DI SANDRO ANGELUCCI, COLLABORATORE DI LEDUCADE



Crepuscolo.
Il dorso di Palmarola.
Una lampara
che dondola sul mare.

L’ultimo pescatore.
Le barche senza i remi.
Le grotte
senza barche.

Eppure, sento distinta
un’eco:
“Io sono colui che sono”.
  
Sandro Angelucci 
Inedita (composta dal balcone panoramico sul  tramonto dell'isola)















6 commenti:

  1. Non so se il nostro Poeta, quando ha scritto questa poesia abbia usato, NON PER CASO la parola "lampara" o se la lampara, in quel momento, fosse davvero presente nel paesaggio che descrive.
    Io, appassionata di enigmistica e giochi di parola, intendendo "gioco" nella sua accezione più alta, oltre la mera ludicità, non posso non notare che nel nome PALMAROLA coesistono due lemmi: "lampara", quindi oggetto luminoso, e "parola".
    E' il crepuscolo, il paesaggio si fa scarno, essenziale, minimale come lo è questa lirica, breve, precisa, costruita con versicoli in stile, direi, ungarettiano. C'è un ultimo pescatore (che presumibilmente se ne sta andando), le barche non hanno più remi, le grotte non hanno più barche. Sembra quasi che questa mancanza sia un'assenza.
    Ma c'è una LUCE che "dondola" come a significare che Qualcosa ancora c'è. E poi quell'eco, a significare che Qualcosa si può udire:
    "Io sono colui che sono"!
    Ovvero, per ricongiungermi alla premessa iniziale, LUCE e PAROLA. In sostanza, Luce e Verbo, cioè Dio.
    Una lirica circolare, alla mia lettura, che mi sorprende per la sua efficace e meravigliante capacità di sintesi. Un flash poetico davvero significativo.
    Complimenti.

    Lorena Turri

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  2. Belle foto, ma soprattutto versi suggestivi: "Una lampara / che dondola sul mare / (...) / Le barche senza i remi. / Le grotte / senza barche". E' l'apoteosi dell'Immobilità. Un'Immobilità che non è il Nulla, ma l'Essere ("Io sono colui che sono"), con una voce misteriosa che non erompe in superficie, ma cattura nelle profondità.
    Franco Campegiani

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  3. La pace magica del mare. E i tempi lenti e dolci del crepuscolo.Tempi scanditi da 'sottrazioni': "Le barche senza i remi";."Le grotte
    senza barche" E la lampara, analizzata con esegesi magnifica da Lorena, che nel paesaggio immaginifico e minimalista, rende la lirica quasi commovente... La lampara, che io legherei alla chiusa, all'eco: “Io sono colui che sono”, perché simbolizzano la luce di fortuna dell'uomo sul mare e la luce verticale, Immensa, del Creatore... Una lirica senza fronzoli, asciutta, sobria, eppure caratterizzata da un afflato espressivo immenso. Condivido il paragone con Ungaretti e applaudo con tutta l'ammirazione che posso il mio Grande amico e la sua Arte!
    Maria Rizzi

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  4. Commovente, evocativa, splendida lirica, degna del miglior Ungaretti. Mi associo a quanto dice Lorena...meravigliosa la chiusa giocata su parole bibliche. Davvero lo scivolar lento del sole nel tramonto pone domande sull'inesorabile scorrere della vita, al crepuscolo segue la sera, e poi la notte e poi ancora, sempre, il sole, il futuro l'avvenire. L'Eterno.
    Complimenti al carissimo Angelucci, di cuore

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  5. Un colpo dritto alla percezione della Mancanza.La chiave in tre sillabe: "Eppure" . Eppure io sono... la consapevolezza di sé stesso, hic et nunc in asse col divino. Lo sguardo fa un salto quantico, allarga l'orizzonte del veduto senza giudizio alcuno. Molto bella nel suo stile essenziale.

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