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lunedì 26 ottobre 2015

N. DI STEFANO BUSA': "ESSERE POETI..."

Ninnj Di Stefano Busà collaboratrice di Lèucade


ESSERE POETI NELL’ETA’ DELLA NON-POESIA

di Ninnj Di Stefano  

In ogni epoca, la Poesia  è sempre stata il filtro, la ragione ultima e la necessità prioritaria all'interno di un processo emotivo, logico/cognitivo, interscambiabile in ogni essere umano <pensante> che sa ritrovare in essa la materia-prima di molti e suggestivi modelli di conoscenza.
La sua rara e preziosa struttura morfologica, la carica emotiva, il lampeggiamento interiore hanno sempre fornito all'uomo la sensazione di non vivere di solo <pane> ovvero, di possedere anche un'anima e un cervello che devono essere alimentati, se non vogliono morire soffocati dal banale, dalla mediocrità e dal quotidiano.
L'individuo è fatto essenzialmente di materia, di cellule, di cromosomi, di neuroni, ma anche di genio ed esaltazione. Ne ha bisogno come dell'aria. È in torto, chi crede di glissare, tergiversare o, peggio ancora, di banalizzare il concetto poetico, che si fa interprete di un ruolo necessario alla psiche, come l'ossigeno.
Concorrono poi diversi elementi perché un individuo giunga alla poesia. Innanzitutto, la predisposizione alla visione globale di un piano logico/culturale che lo porti a formulare dentro di sé il concetto lirico.
Così, come per il musicista le note, anche il poeta deve sentire le parole armonizzarsi, fondersi attraverso la coscienza  che formalizzi il linguaggio (ri)componendone il suo universo psicologico/intellettuale.
Infatti, perché non è di tutti scrivere versi? Lo fa solo chi lo sa fare, (talvolta, anche chi proprio non vi riesce), ma è ugualmente elogiativo lo sforzo di voler scrivere in poesia.
L'individuo sia esso di genere femminile o maschile avverte l'impianto poetico come un dono aggiuntivo, un quid che lo catapulta oltre lo steccato di una vita miserevole, a volte appiattita dalle vicende quotidiane e dalle sofferenze, ma proprio per questo, portato ad immaginare orizzonti più vasti, cieli più alti, stratosfere dove è bello volare senza le ali, magari solo con la fantasia e il coraggio di voler essere migliori, più ricchi psichicamente, intellettualmente...
È un dono che non tutti possono possedere, raggiungere uno stadio alto, a priori, nell'immediatezza è pressoché impossibile, perché anche i grandi poeti hanno dovuto lavorare per imporre alla pagina letteraria il loro nome. Niente è facile su questa terra e anche la Poesia, per quanto istintiva, innata e ricercata, ha bisogno di essere incanalata, orientata e perseguita con tenacia e abnegazione. Nessuno ignori mai la necessità del tirocinio, della sua elaborazione a livello d'anima e d'ingegno. Anche i grandi poeti hanno dovuto dimostrare di esserlo. Ovviamente poi, c'è una scala di valori, una graduatoria di meriti che vanno rispettate, perché la Poesia abbia una sua universalità e veridicità.
La programmazione di essa non avviene a tavolino, non ci si sveglia la mattina grandi poeti, non ci si scopre dall'oggi al domani: occorrono tirocinio, sensibilità, profondità emozionale, senso estetico della forma, bisogna inseguire e perseguire la Bellezza della Poesia come fattore di riscatto interiore, da opporre alle forme sbiadite di una vita abitudinaria o spenta.
La ricerca della Luce interiore porta verosimilmente ad un atto unico, inesplicabile, autentico e sincero quale è il presupposto poetico, ma è sforzo di adattamento alla vita, è superamento di se stessi, da un punto di vista umano, etico e spirituale non indifferente. La poesia bisogna amarla, vezzeggiarla, inseguirla, non è un raggiungibile in un sol giorno, non è capriccio intellettuale da mostrare in pubblico per far capire quanto si è bravi... È palestra esistenziale, costante, e tenace, crogiolo di sofferenza, sublimazione del dolore a livello inconscio o, magari, a volte, è la idealizzazione di un sogno che si realizza attraverso le spirali del dolore. Non si spiega diversamente il fatto che la migliore poesia è quasi sempre il frutto o il risultato di un travaglio interiore che tende a sfociare in una bellissima, imparagonabile oasi di luce, attraverso cui filtriamo il nostro dolore e la nostra solitudine. Tornerò ancora a parlarvi di poesia, c'è tanto da dire al riguardo...


Ninnj Di Stefano Busà 

10 commenti:

  1. Hai pienamente ragione, Ninnj, a sostenere che la poesia è un bisogno del cervello e dell'anima che "non vogliono morire soffocati dal banale, dalla mediocrità e dal quotidiano". E' un luogo comune ritenere che la poesia sia inutile. Dipende dalla valenza che attribuiamo al concetto di "utilità". Il materialismo imperante ne fornisce un'interpretazione prettamente economica, ma questo è un arbitrio insostenibile. C'è un'utilità materiale e c'è un'utilità morale. La poesia - concordo con te - è un percorso di crescita interiore indispensabile per chi non vuole appiattirsi in "una vita miserevole, a volte appiattita dalle vicende quotidiane e dalle sofferenze". E' un percorso evolutivo teso ad incrementare "il lampeggiamento interiore", e ciò è particolarmente "utile" nei momenti di crisi, personale e pubblica, come quelli che stiamo vivendo. Ti ringrazio per queste riflessioni sane, necessarie e salvifiche.
    Franco Campegiani

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  2. Il commento di Ninnj Di Stefano Busà è come sempre intriso di profonda sincerità ed onesta severità: La poesia , in questa età della crisi, non deve dimenticare il suo substrato necessario di ricerca, studio, ma anche di sensibilità ed illuminazione .

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  3. La Prof. Ninnj Distefano Busà, come sempre centra il cuore della tematica in questione: E' uno zoccolo duro quello della Poesia, soprattutto ai nostri giorni che hanno con loro, il clima dei disvalori: il poeta deve lottare per imporre un principio che è luce e intelligenza per l'essere umano; è riqualificazione e criterio selettivo di una scrittura in interiore che si manifesta solo a pochi. Ha ragione la scrittrice a dire che non è per tutti e che è sofferenza, lampeggiamento e catarsi: la poesia bisogna amarla e quando la si è amata essa ci viene incontro e ci modella come argilla. Poeti "veri" si nasce, ma si può essere anche poeti nella sensibilità spirituale, fuori da ogni materialismo imperante. Grazie, di averci dato una lectio universale. Io seguo sempre le sue discettazioni, sono un estimatore da lunghissima data, e quello che la Prof asserisce mi sembra di grandissima rilevanza culturale. Non la leggevo da un pò e mi mancavano i suoi interventi.
    Giacomo Zappavigna

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  4. Desidero ringraziare vivamente i miei interlocutori, che in maniera impeccabile sono intervenuti sul mio articolo. Sono lieta di poter intrattenere con tutti un dialogo aperto, sensibile e illuminante sui concetti fondamentali del far poesia: Non è mai < inutile> ciò che può far bene al cuore e all'intelletto, perché questo fine è già utile in se, in quanto eleva l'uomo dallo stadio più basso e lo guida verso una palingenesi e un progresso auspicabili. Tanti cordialissimi saluti a tutti.

    Ninnj Di Stefano Busà

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  5. Gent/ma Signora Busà sento doveroso ringraziarLa per questo suo pensiero profondo, chiaro e appassionato sulla poesia e sui poeti. Con modestia mi sono rivisto passo dopo passo sul mio operare poetico, dagli inizi a oggi. Fare poesia (certamente modesta) ha preteso tanto lavorio interiore e anche esteriore; di contro, quando sono riuscito pienamente a esprimere me stesso in versi, sono stato di gran lunga ricambiato con una gioia e una soddisfazione personale che non ha uguali nell'animo umano, sono delle gioie veramente indescrivibili. Ho fatto una copia del suo scritto per conservarla gelosamente come le tante altre. Pasqualino Cinnirella.

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    1. Gent,mo Sig. P: Cinnirella, grazie delle sue belle espressioni nei miei riguardi, che sono confortanti alla causa letteraria e alla Poesia, più in particolare: amare la poesia significa amare la vita, volerle dare un'impronta più interiorizzata e spirituale. Oggi, soprattutto, che i valori e i significati dell'essere si sono spenti, o sono latitanti nella società odierna. Grazie a tutti, cari amici e lettori di omaggiarmi dei Vs. commenti che mi confortano e mi onorano. Un carissimo saluto.
      Ninnj Di Stefano Busà

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  6. Carissima Ninnj, ho letto con interesse profondo la tua disamina e ho riflettuto. Il mio aver scritto varie Sillogi in età giovanile é stato senz'altro un modo catartico di utilizzare la poesia. Catartico e basta. Non ho frequentato quella che tu definisci 'palestra esistenziale' richiede effettivamente tirocinio e capacità di auto - valutazione. Mi soffermerei su quest'ultimo concetto, mia cara... Purtroppo in Italia scrivono in troppi e scrivono di colpo, inventandosi poeti, perché l'auto - censura é il concetto più difficile da applicare su se stessi. Io credo che le tue parole siano tutte verissime, sono anche convinta che esista nel DNA di alcune persone l'inclinazione a votarsi ai versi, esattamente come esiste la predisposizione a dipingere, a suonare uno strumento, a scrivere in prosa o a contrarre un certo tipo di malattia. Molti non ascoltano la voce interiore. Spinti dal narcisismo del momento, si cimentano dall'oggi al domani nelle varie arti, convinti che sia sufficiente il desiderio. Il lirismo autentico non é dono di molti, ma le case editrici, di cui tanto si é parlato in passato, alimentano le illusioni, pubblicando troppo, forse tutto, ovviamente a pagamento. Alcuni critici letterari si 'vendono' ( e mi addolora molto usare questo termine) e scrivono prefazioni eccelse a volumi illeggibili e i concorsi letterari che sopravvivono grazie alla 'paccotiglia' chiudono il cerchio, premiando qualsiasi opera. Anche questo tema é stato abbondantemente trattato...
    Cara Amica, credo che il punto essenziale per assecondare una vena autentica, consista nel saper prendere le misure di se stessi. Io posso dire di averlo saputo fare - perdonami l'immodestia - , evitando di continuare a produrre pseudo - liriche, che non avrei mai saputo forgiare, 'vezzeggiare, inseguire'... Ho compreso che non era la mia strada. I veri poeti danno del 'tu' al cielo con la loro sommità e l'esperienza su questo Scoglio me lo sta facendo comprendere una volta di più. Lo stesso discorso vale per le altre discipline. Grazie per l'ottimo spunto e un abbraccio.
    Maria Rizzi

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  7. Immagino, ma non ci vuole tanto intuito, che saremo in molti ad attendere le ulteriori parole di Ninnj Di Stefano Busà sulla Poesia e sull'essere Poeti. Della presente ineccepibile relazione condivido ogni cosa, ogni aspetto, persino la punteggiatura, su tutti l'osservazione che:“la migliore poesia è quasi sempre il frutto o il risultato di un travaglio interiore che tende a sfociare in una bellissima, imparagonabile oasi di luce, attraverso cui filtriamo il nostro dolore e la nostra solitudine.” Vale per il poeta che guarda in sé stesso e guarda il mondo. Franco Campegiani, nel suo riuscito commento, scrive: “è un luogo comune ritenere che la poesia sia inutile” E cosa dire quando ad affermare, prima la morte della Poesia poi la sua inutilità, “i poeti non servono alla comunità”, troviamo che siano letterari di mestiere e persino poeti? Da esterno al campo delle Lettere, concependo la poesia come pura esigenza espressiva, ho raccolto con disappunto diversi vaticini in proposito. Poi finalmente trovo una brava poetessa, qual è Ninnj Di Stefano Busà, che ribadisce l'essenzialità, l' ineliminabilità della poesia, il segreto che è proprio nell'ebbrezza che essa dà, nella sua purezza. “La sensazione di non vivere di solo ovvero, di possedere anche un'anima e un cervello che devono essere alimentati” afferma convinta Ninnj Di Stefano Busà.
    Ubaldo de Robertis

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    1. correzione: “La sensazione di non vivere di solo pane ovvero

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  8. Poesia, già, poesia... cammino spirituale che sgorga dal mistero che ci anima, necessità di dialogare con il profondo che è in noi, impulso vitale che ci rende migliori, poco per volta, a piccoli passi, verso dopo verso, colore dopo colore, suono dopo suono, gesto dopo gesto... un continuo rispondere a quella voce, a quel silenzio, a quel ritmo... e preda dello stupore, andiamo avanti... con l'anima che di tanto in tanto ci prende per mano e ci accompagna esprimendo la vita in uno scintillio che germina e cresce.
    Claudio Fiorentini

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