Giovanni Dino: La nascita di una idea. Fondazione Thule Cultura. Bagheria
(Palermo). 2015. Pg. 32
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Un poemetto di grande meditazione, e di
urgente impostazione ontologica dove Giovanni Dino si pone e pone a noi tutti
domande e questioni che invitano a riflessioni di carattere esistenziale,
etico, sociale, umano, e metafisico. Una perlustrazione orizzontale e verticale
della condizione umana. La nascita di una
idea, il titolo. E a proposito mi piace riportare un frammento della
prefazione di Elio Giunta: “Il titolo annuncia un’ipotesi morale circa la
nascita dell’idea, di qualsivoglia idea che conti, ma poi in fondo la parola
idea si risolve in un sintagma dietro cui è possibile tutto lo snodarsi degli
elementi della nostra consapevolezza esistenziale.”. Il Poema si dipana su una
versificazione generosa e duttile che è tesa a concretizzare un animo intento
ad analizzare la plurivocità di tale questione: “Le idee pur venendo dallo
stesso magma/ possono saltare/ da una religione/teologia/filosofia
all’altra…”. E i versi si inanellano in molteplici
misure: da trisillabi, a quinari, a senari, fino ad estensioni ipermetriche,
tanta e varia è la materia che debbono vivacizzare: idee per fare la guerra,
per migliorare una condizione, per creare bene, (il bene è bene solo se produce
bene), la loro provenienza, le idee che hanno fatto uomo l’homo, (Ma cosa sono
le idee?), le idee che possono salvare, che possono uccidere, la visione
metafisica e il rapporto dello scrittore con l’Aldilà: “… Il mondo è nelle sue
mani/ nella sua intelligenza/ come prima della sua comparsa/ era nel ventre di
Dio”, fino ad una conclusione amara su ciò che l’Autore pensa del rapporto fra
l’uomo e l’amore: “Dell’amore l’uomo non sa proprio nulla/ è solo un abile
ignorante/ un teorico tirocinante/ Dell’amore conosce appena il guscio/ lo
scheletro fossilizzato nella ritualità/ galatei/ che recita sul palco dei
giorni”. Non è azzardato definire questo poemetto un percorso etico-estetico di
semantica filosofica. Ma quello che c’è di veramente bello è la fluidità e la
semplicità con cui il Poeta sa tradurre la molteplicità dei suoi input
esistenziali in un lirismo che vince e convince.
Nazario Pardini
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