Patrizia Stefanelli |
Poesia
densa, ammiccante, plurale, polivalente, che, con una sonorità di euritmica
tensione, abbraccia tutte quante le cospirazioni che fanno dell’uomo un essere
inquieto in cerca di approdi esistenziali di difficile soluzione. Ed è umano,
fortemente umano ambire ad una sponda che tranquillizzi il nostro andare. Forse
è volgendo lo sguardo ad orizzonti
sconfinati che la Poetessa trova l’alimento essenziale per il suo percorso
poematico: una ricerca ontologica che tende a completare il suo esistere
attraverso immagini e corpi fonici atti a concretizzare le deficienze umane. Ed
è l’amore, la coscienza di esistere, e quella
di essere in possesso di questo miracolo a farsi significato e significante del
poieio; a tradursi in alcova in cui poter meditare; in cui trovare energie per
un viaggio infinito “senza nessuno scopo/ se non quello che il viaggio stesso
sia”; in cui anche i luoghi e i contorni
della vicenda si fanno simbolo di un ritratto senza quiete:
“È una pace
irreale
che trema nel pulviscolo mai sazio
e malato di questo mio paese.
che trema nel pulviscolo mai sazio
e malato di questo mio paese.
Un gesto scabro
di carezza viene
da un battito confuso, quasi, a strie
di luce tra le nubi.”.
da un battito confuso, quasi, a strie
di luce tra le nubi.”.
Nazario Pardini
È un
chiedere alla notte il bilancio
di un
lungo giorno frammentato
da
gracili ombre e rughe di pensieri
Il
punto esatto del mio cercarti stanco.
È
laggiù, nel cavo della selva
che
stanno lacrime di tenero arbusto
solitudini
di prati
altari
o dolmen vuoti di suono
come
vestali, del dolore muto.
Dai
bordi tratteggiati
Eri il
mantice al fuoco della sera
la
coperta di paglia del fienile
il
caldo odore del pane al mattino
tutto
il sapere delle mani tue
di
terra d’Istria, straniera oramai
e a me
bambina soltanto narrata.
Giri
di te nel valzer della vita
in
grandi spazi e specchi ciechi noi
amputate
memorie.
Sei,
la donna dai bordi tratteggiati
il
color seppia di un tempo che torna
a
custodire radici e canzoni.
Lieve
sei, nello sguardo di mio figlio,
nei
quadri di Renoir
la
musette e il trequarti del cappotto,
quel
pampino di vite che s’abbraccia.
Amara
madre,
camminiamo
le terre brulle sole
cercando i solchi dove il seme muore.
cercando i solchi dove il seme muore.
Il freddo è
breve.
Componimento 1° classificato al Concorso
Internazionale “E’v-Viva la mamma” - Modica
“Quando/mi diparti’ da Circe, che sottrasse/me più d’un anno là
presso a Gaeta,/prima che sì Enea la nomasse”. ( Inferno-canto XXVI-VIII
cerchio VIII bolgia)
Oscuro e solitario
il Pozzo delle Chiavi
aveva fiori rosa
riversi sulle rocce.
il Pozzo delle Chiavi
aveva fiori rosa
riversi sulle rocce.
Mare intorno:
v’entrava col fragore
quasi un lamento, d’alte grida al mondo;
lo stesso d’Odisseo,
dei compagni perduti nel tremore
di un lungo viaggio, mai dimenticato.
quasi un lamento, d’alte grida al mondo;
lo stesso d’Odisseo,
dei compagni perduti nel tremore
di un lungo viaggio, mai dimenticato.
Uguale è il mio,
ché sosta in cima al pozzo
e n’entra e n’esce
per la petrosa via
senza nessuno scopo
se non quello che il viaggio stesso sia.
ché sosta in cima al pozzo
e n’entra e n’esce
per la petrosa via
senza nessuno scopo
se non quello che il viaggio stesso sia.
·
Il
Pozzo delle Chiavi, detto anche Pozzo del Diavolo, si trova in Gaeta, cittadina
della Riviera di Ulisse.
Ritratto
Oltre i tetti di
queste case, qui
sul colle Campanaro
non ci sono confini
né grovigli di tempo o di stagioni.
sul colle Campanaro
non ci sono confini
né grovigli di tempo o di stagioni.
Tutto, è calma dimora di silenzi
scanditi appena dalla voce stridula
di una cornacchia.
-è dall'anno passato che s'annida
lei o un'altra non ha importanza-
scanditi appena dalla voce stridula
di una cornacchia.
-è dall'anno passato che s'annida
lei o un'altra non ha importanza-
Nel fumo di un camino anime d'alberi
a inappagate nari.
È una pace irreale
che trema nel pulviscolo mai sazio
e malato di questo mio paese.
a inappagate nari.
È una pace irreale
che trema nel pulviscolo mai sazio
e malato di questo mio paese.
Un gesto scabro di carezza viene
da un battito confuso, quasi, a strie
di luce tra le nubi.
da un battito confuso, quasi, a strie
di luce tra le nubi.
Patrizia Stefanelli
Grazie infinite all'amico e Maestro Nazario Pardini. Mi abbraccia sempre la generosità della sua attenta lettura.
RispondiEliminaE dopo l'introduzione magistrale del Maestro, ogni mia parola é ben misera poca.Ma pur nella consapevolezza del poco valore d'ogni espressione, ci tengo a sottolineare il mio amore per questa poetessa che rompe gli stampi e si esprime con voce bruciante di carità, dolore, dolcezza e furore.Ogni spazio, anche il più ristretto, come quello 'oltre i tetti di queste case, qui sul colle Campanaro', diviene simbolo di una solitudine sofferta, senza confini, indifesa di fronte all'assedio dei pensieri, dei ricordi... Diviene spazio, di leopardiana memoria, che induce a un rimuginare, confuso e profondo. Patrizia ha il potere di condurmi lontano con i suoi versi, oltre l'ora, oltre il pensiero finito, oltre il tempo e lo spazio, in 'un battito confuso di luce di nubi'...
RispondiEliminaGrazie, mia cara!
Maria Rizzi
Grazie Maria : "la Chiave" , non a caso. La tua lettura, come sempre, sa andare attraverso i simboli e i passaggi a volte stretti, a volti larghi che, poco poco, riesco ad intravedere. Grazie di cuore per la tua attenzione che apprezzo molto.
EliminaPatrizia, sei grande. Grande come persona, grande come poetessa .Dopo i commenti dei poeti e scrittori Nazario Pardini e Maria Rizzi, il mio appare solo un piccolo intervento. Ti voglio comunque dire che la tua poesia mi affascina. Leggendo i tuoi versi mi sembra di entrare in un mondo dipinto di atmosfere seducenti, incantate, dove si può magicamente sognare. Vittorio Verducci
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