Serenella Menichetti collaboratrice di Lèucade |
PARTENZE
Gli occhi vestiti di parole.
Mille miglia dalla costa distante.
I polpastrelli nudi, sfogliano afrore di carta.
Trafitti da aghi di ghiaccio e falde di fuoco.
Da una brezza di parole sospinto, lo sguardo
affonda l’anima nell’alveo di un mondo
diverso.
Porgo l’ascolto alle voci di ieri
a quelle di oggi.
E sempre mi disperdo nell’oblio
del canto delle sirene.
Le palpebre battono in un turbinio di coralli,
mentre inseguono il segreto dell’oceano.
Intanto, tu:
attendimi sulla soglia!
Ferma il pensiero sulle mie mani.
Ai miei ritorni, esse
non saranno più nude.
IL TUO VIAGGIO
E torni lentamente,
mille volte
su percorsi battuti da
passi
spesso troppo
frettolosi.
Di un viaggio
sconosciuto e tormentato.
Apparentemente senza
meta alcuna.
Ricerca fugace e
evanescente.
Che lascia solamente,
il vuoto del niente.
Con pazienza
costruisci
il tuo navigatore
satellitare
che ti indirizzi, ti
orienti,
ti faccia cambiare
strada
quando stai per
infrangerti sugli scogli
o per cadere nella
voragine del nulla.
E ogni volta ai tuoi
occhi,
tutto cambia
prospettiva.
E si colma il vuoto di
alcune parole.
E si svelano, un po'
alla volta, alcune facce
di questo prisma
infinito.
Non tutto è visibile e
trasparente.
Ancora troppa la
nebbia, copre
il senso della
crudeltà e della perversione.
Hai raccolto un
microscopio,
per scoprire a poco a
poco
l'essenza della
normalità.
Delle piccole grandi
cose:
dei riti quotidiani.
Degli uomini.
Dei padri e dei figli.
Della tua anima.
Dei voli e gli
approdi.
Della sofferenza e la
speranza.
Della partenza e Il
ritorno.
Del dolore e il
perdono.
Della vita e la morte.
In un miracolo che
ogni giorno
rinnova il tuo viaggio
dentro i binari dello
stupore.
E lo zaino che porti
sulle spalle
passo dopo passo, si
colma.
PIU’ IN LA’
Per
eludere ogni egoismo
ti arrampichi sugli alberi.
dall’alto osservi l’acqua limpida
Intorbidirsi.
Attraverso un lurido specchio noti
frammenti della tua immagine
dibattersi in una frenetica lotta
tra i flutti dell’oppressione.
Ciottoli di fiume arrossati
da troppe ciliegie
cadute dall’albero della primavera.
Stritolate da orme di piedi inclementi.
Prati senza profumi ,usurpati
da enormi fiori di plastica.
E barattoli di latta dal bordo
spinoso.
Chi sarà stato a nascondere i cadaveri
delle farfalle?
Se riuscissi a spostare lo sguardo oltre l’orizzonte
forse troveresti le tue risposte.
Magari tra i fili della tela di un paracadute
da indossare per atterraggi di luce.
dall’alto osservi l’acqua limpida
Intorbidirsi.
Attraverso un lurido specchio noti
frammenti della tua immagine
dibattersi in una frenetica lotta
tra i flutti dell’oppressione.
Ciottoli di fiume arrossati
da troppe ciliegie
cadute dall’albero della primavera.
Stritolate da orme di piedi inclementi.
Prati senza profumi ,usurpati
da enormi fiori di plastica.
E barattoli di latta dal bordo
spinoso.
Chi sarà stato a nascondere i cadaveri
delle farfalle?
Se riuscissi a spostare lo sguardo oltre l’orizzonte
forse troveresti le tue risposte.
Magari tra i fili della tela di un paracadute
da indossare per atterraggi di luce.
CAMMINO
Nel
suo dedalo di percorsi
un
labirinto ti accoglie.
In un
cammino a zig zag
vaghi
,cercando la porta
per
l'eternità.
All'interno
del caleidoscopio:
mille
sguardi ti scrutano.
In un
girotondo infinito,
giorno
e notte si inseguono.
A
tratti calme, a tratti rapide,
le
vibrazioni dell'universo,
entrano
nell'intreccio di mille storie,
si
calano su mille altre, che si creano.
Si
diffondono su mille conclusioni
che
s'incontrano e, su altre mille
che si
plasmano.
Mille
verità turbinano
in un
vortice senza fine,
insieme
alla tua immagine,
che
dentro un frammento
di
vetro colorato, ruota.
Poi si
perde e torna.
Si
moltiplica e scompare.
Mentre
cerchi,
verdi occhi
di gatto, la inseguono.
Prosegui
il tuo cammino.
Attraverso
una lente sfocata,
scorgi
l'uscita.
Avvolta
nella nebbia dell'ignoto,
al di
là:
la tua
immagine, ti chiama.
CHISSA’
SE L’ONDE…
Chissà
se pure l’onde
bramino
cieli calmi
dove
specchiarsi.
Quando
appena increspate
godono
dell’astro.
O
quando piatte
in
coltre di cristallo,
si
raggruppano.
A
celare i segreti del mare.
Ma
la tranquillità
E’
fuggevole attimo
che
presto si dissolve
nella
spuma.
E
s’alza l’onda e s’adira
A
volte con furia
il
cielo graffia
E
annaspa fino a ferire.
E
a rimaner ferita.
Lacera
vite.
Ed
urla
E
piange
E
poi, un istante
si
quieta.
Anche
la vita
come
l’onda urla
E
proprio come l’onda
affonda.
E
percuote, col suo bastone.
A
volte in vita lascia il corpo
Ma
straccia l’anima.
E
la quiete a cui anelavi:
presto,
si fa chimera.
Serenella Menichetti
Ringrazio il Professore per la sua gentile ospitalità.
RispondiEliminaSerenella Menichetti.