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venerdì 11 dicembre 2015

N. DI STEFANO BUSA': "IL VOLTO UMANO DI OGNI PROCESSO SPIRITUALE"

Ninnj Di Stefano Busà collaboratrice di Lèucade

IL VOLTO UMANO DI OGNI PROCESSO SPIRITUALE

di Ninnj Di Stefano Busà

Ogni processo umano ha bisogno per sortire alla sua umanizzazione di avere dalla sua un comportamento dettato da etiche del pensiero, non di moralismi sui generis, che influenzano negativamente il patrimonio genetico/strutturale della sua vita interiore.
Non se ne esce da questo empasse se il problema non esamina una sorta di pensiero dominante che deve passare necessariamente da un revisionismo storico, ma anche dalla ormai ossidata forma mentis che ci dà inquietudine e malessere.
L’unico rimedio, senza che andiamo a cercarne altri, è l’indagine storica, l’analisi di se stessi che dentro una sostanziale forma radicalmente controversa e paranoica ci deforma la visuale e ci paralizza.
Questi nostri tempi sono davvero la sintesi di un rifiuto alla normalità dell’etica, al recupero di un capitale storico/individuale che ci dia l’essenza e il valore dell’esser(ci).
Siamo in preda ad un mondo che vortica senza più controllo: l’istinto e non la ragione si è impossessato dell’uomo e lo fa suo schiavo in un delirio vulnerabile e catastrofico che mette a repentaglio l’esistenza stessa degli esseri umani.
Una trappola mortale si rivela ormai il superamento del limite estremo che rischia di soppiantare la coscienza e la morale senza più freni inibitori.
Qui non si dice di tornare al medioevo, ma di dare una impostazione di ordine nuovo all’intelletto pensante, in una luce moderna e in chiave di equilibrio della società del postmodernismo, ormai in crisi per i troppi malesseri che porta in sé.
Occorre sganciarsi dalle zavorre di un malessere ingovernabile e riprendere le redini di un carro che sta correndo verso il precipizio.
Questa società planetaria deve rinunciare al clamore e alla violenza, al protagonismo, all’esibizionismo, all’egoismo delle platee, ai lustrini di un perbenismo becero e ottuso per abbracciare un più equo rapporto con la coscienza dell’essere e del divenire.
Bisogna tornare a sentire il respiro della terra, il germogliare dell’erba, il rosso del tramonto, la preghiera del mattino e del Vespro: la parola di Dio che ci assolva dalle colpe di un peccato originale che il mondo ha tramutato in peccato “mortale”.
Con le sue fandonie e menzogne, col suo ostracismo ed edonismo, con la sua malefica strategia all’utile l’uomo ha trasformato il mondo in un plateale mercato all’aperto, dove tutto si può comprare e vendere, tranne la dignità e il buon senso, la logica e l’onestà dei sentimenti.
Ed è a questi ultimi che dobbiamo fare appello se vogliamo salvare il salvabile, se ancora vogliamo dare un volto umano ad un processo spirituale che si fa sempre più lontano e sfumato.
Al contempo però questo processo di recupero delle coscienze richiede una sorta di allontanamento dalle forze del male, una riossigenazione dei processi che rilancino i motivi della cristianità, (laica, non necessariamente ecumenica e bacchettona) della purezza della Verità senza ipocrisie e infingimenti, un rilancio che  ci liberi dal nichilismo responsabile della caduta dei valori e della crisi delle civiltà del terzo millennio.
  




3 commenti:

  1. Gentilissima Ninnj Di Stefano Busà,
    per proporre la presente riflessione, che ha il grande merito di richiamare ai valori etici e morali, lei ha messo in campo un ampio repertorio fatto di intelligenza, cultura, fede, e tanta attenzione per la sorte dell'umanità. Oggi ci troviamo nell'empasse, si vive nell'inquietudine, nel malessere e lei indica come “unico rimedio l’indagine storica, e l’analisi di se stessi” e aggiunge: “Questi nostri tempi sono la sintesi di un rifiuto alla normalità dell’etica, al recupero di un capitale storico/individuale.//Siamo in preda ad un mondo che vortica senza più controllo // Insomma la società del postmodernismo, è ormai in crisi e occorre ri- prendere le redini. Bisogna tornare- lei dice- a sentire il respiro della terra, il germogliare dell’erba, il rosso del tramonto, la preghiera del mattino e del Vespro: la parola di Dio che ci assolva dalle colpe di un peccato originale che il mondo ha tramutato in peccato “mortale”, e parla di doveroso “recupero delle coscienze.” Concordo quasi in tutto, anche sulla assoluta necessità di “liberarci dal nichilismo responsabile della caduta dei valori.” Però se io dovessi, gentile Ninnj, indicare ad un giovinetto quale è stata l'epoca nella quale i valori erano in auge, la civiltà non era in crisi, (in questo caso si può parlare davvero di “recupero”), indicare quando le redini erano ben salde, magari riferendosi ai tempi in cui il nichilismo non esisteva, purtroppo non trovo elementi per indicare questo benedetto periodo. Ed io sono un cultore di Storia, non solo quella italiana. (segue)

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  2. II parte
    Non parliamo del medio Evo, ( a me particolarmente caro; in esso si sono prodotti i germi del mondo moderno). In esso si assiste al ricorso spregiudicato a tutti i mezzi di lotta, alle continue crisi di coscienza, alle umiliazioni spontanee e no di intere popolazioni, alle sopraffazioni. Riti e violenze ufficiali. Un mondo complesso, inquieto dove convergono tre esperienze: l'ordinamento romano in disfacimento, quello tribale germanico, quello delle comunità religiose, il più eterogeneo e bizzarro intrico di autonomie con la proliferazione del dispotismo ad ogni livello e con la sofferenza della gente. Ometto per ragioni di spazio di parlare del periodo delle Crociate. Non intendo riferirmi a dopo la scoperta dell'America, ai genocidi perpetrati a danni delle popolazioni indigene, (per fortuna erano esseri senza un'anima). Per capire della crisi morale imperante nella bella civiltà fiorentina non mi è necessario seguire alla lettera la predicazione del domenicano Savonarola. Lui si preoccupava della necessità immediata del rinnovamento della Chiesa, e accusava governanti e gerarchie ecclesiastiche - "niente di buono è nella Chiesa... dalla pianta del piede fino alla sommità." Salto a piè pari i secoli successivi nonostante avrei molte cose da dire sull'illuminismo. Il fatto è che sui libri di scuole quando le potenze europee penetrano in territori estranei quali, l'Australia, l'Africa, si parla di missioni civilizzatrici e di evangelizzazione, di esplorazioni, scoperte di nuovi territori e costumi, e non sui reali fatti storici. Il XIX Sec. con tutto il suo romanticismo ha creato le premesse all'attuale sfascio del sistema di relazioni mondiali. Mi riferisco in particolare alla colonizzazione dell'Africa a partire dalla seconda metà in cui si ebbe una vera e propria spartizione di un intero continente, la popolazione locale fu in genere discriminata politicamente ed economicamente. (segue)

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  3. III parte
    Non dimentichiamo che nei secoli precedenti c'era stato il prosperoso commercio degli schiavi. Undici milioni in mobilità forzata ad opera dei legalizzati mercanti europei di schiavi, fino a quando si sancirà l’abolizione della schiavitù in seguito all'affermazione del pensiero illuminista.(non per merito di altro). Nel XIX secolo il colonialismo moderno si è volto allo sfruttamento delle risorse dei paesi colonizzati. Contingenti militari hanno occupato vasti territori africani, ogni posto di potere economico, e si sono arricchiti con lo sfruttamento delle risorse altrui impiegando come manodopera sottopagata gli indigeni locali. Le truppe coloniali dei vari paesi europei ricorrevano a metodi spietati e atrocità, come la distruzione di villaggi, la cattura di ostaggi che subivano torture, le esecuzioni di massa e le massicce deportazioni. In certi paesi si arrivava addirittura allo sterminio di interi popoli indigeni che si erano dimostrati contrari al predominio. Non parlo del XX secolo: due guerre mondiali, bombe atomiche lager gulag e altre nefandezze. Gent.le Ninnj, come vede la mia visione sulla volontà di redenzione è molto, molto, drammatica. Cordialmente,
    Ubaldo de Robertis

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