FINO A
DOVE
Fino a
dove è lecito scavare
nel molle
midollo della vita,
quali
tenui tessuti
è concesso
sondare
con puerile
insistenza
dentro
quali profonde ferite
infiggere
occhi
freddamente
curiosi
con
ottusa invadenza,
in
quali rughe di volti
solcati
dal pianto
scagliare
semi di sguardi
di
arida indifferenza?
No,
grazie, vi lascio le risposte
e i
ragionevoli discorsi
sulla
virile freddezza
di
fronte al volto veritiero
della
cruda realtà;
se
questo è coraggio
ditemi
solo fino a dove
fino a
quando bisogna fuggire
per
poter essere accusati di vita.
(Da
PAROLE. Antologia poetica. Firenze. 1995)
Ivano
Mugnaini
Davvero una bella poesia. Ivano Mugnaini non si smentisce. Dopo un attacco, sostenuto anche da indicatori fonici allitteranti e asso/consonanti, che gravita intorno a domande esistenziali e che si dilata fino occupare più di metà della composizione, il poeta , che si sente distante da una realtà umana sempre più fredda e indifferente, pone negli ultimi versi un folgorante quesito che culmina in una “pointe” assolutamente geniale.
RispondiEliminaPasquale Balestriere
"Essere accusati di vita": già, è esattamente questo che ci si augura quando tutto è assolto in nome della morte.
RispondiEliminaAllora, si fugge dal carcere, dove verdetti di giudici benpensanti ci avevano rinchiusi. E si cerca un'altra condanna. Quale? quella della Poesia, che - per fortuna - non proviene da sentenze ma dalla voce dell'amore.
Complimenti a Ivano,
Sandro Angelucci
Il quesito posto negli ultimi versi, che Balestriere definisce “folgorante”, potrebbe costituire il punto di partenza di questa poesia che oserei definire ciclica. Trasferito in cima rileggo la poesia con occhio fuggente, sfioro nuovamente le quattro prime domande e il pensiero in subbuglio va ben oltre gli stretti confini delimitati dai righi, per seguire la voce poetica di Ivano che perfora lo spazio per avvicinarsi sempre di più all'umanità.
RispondiEliminaUbaldo de Robertis