Assillanti barbagli di dubbi, solchi
indelebili,
illusioni fugaci, sconosciuti
richiami
ed emozioni sfogliate nel
fuggire del tempo,
sono l’effimero scrigno di un
nulla ermetico,
dove si celano, nel mormorio
del silenzio,
fascinosi messaggi, impulsi
vitali
ed il sottile frusciare di un
istinto inconscio
in agguato, tra i dedali della
ragione,
per accettare la vita in ogni
suo respiro,
condividerla in ogni sua danza
di pensiero,
e cercare di comprendere il
mistero
che si svelerà nell’ultimo
baluginio di luce
al di là della soglia di una
certezza incognita.
La
riva del tempo
(Sogni)
Tra
le rughe di un onirico sogno,
mi
smarrisco sulla riva del tempo
nel
vacuo gioco di scossi pensieri
e
sciapi grovigli di fatui bagliori
fluttuanti
tra le ombre della malinconia.
Poi,
il sogno svanisce, inatteso,
collassa
nel mormorio del silenzio,
scolora
tra i petali dell’oblio
al
di là di realtà precluse, tuffi nel passato,
dolorosi
perdoni, sferzate di vento.
Sono
brusii di emozioni, illusioni, palpiti,
alitar
di paure, affanni… utopie forse,
approdate
alla riva del tempo che fugge,
mentre
ancora mi smarrisco in quel nulla,
oltre
profughi miraggi ed ignoti richiami.
La caducità del tempo
Rincorro i profumi fragranti
del mio autunno
nella caducità di un tempo che
si frantuma nell’attimo
e dipingo nell’alternanza dei
giorni
l’eterno divenire incognito
del destino
tra sogni rubati, vuoti di
parole, magie di sussurri.
Un brusio profugo di
evanescenti ricordi,
svaniti nella penombra di
dedali misteriosi,
germoglia nei meandri
dell’inconscio,
tra sfocate immagini negli
anfratti della memoria
lungo il sentiero che misura i
miei passi.
Poi, tace improvviso, il
brusio di quei ricordi,
mentr’io cerco carezze nella
flebile brezza
di un purpureo crepuscolo ignaro del poi.
Insonnia
Scivola impietosa,
l’ombra del crepuscolo
lungo il giallo scialle
dell’autunno
e pare che intoni, ovattata,
una carola nostalgica
nel gioco effimero
di echi e di silenzi.
Malinconici brusii
di latenti emozioni,
ricordi, sensazioni,
refoli di dubbi e di affanni,
timori… forse paure
per la notte che verrà.
La dismisura del caro amico Lino non coincide mai con una tendenza all'eccesso, che sbilanci i singoli versi, i singoli componimenti. Anzi, la sua creazione è governata da un senso innato del limite, dell'ordine, dell'organizzazione dell'insieme. La sovrabbondanza è compensata da un discorso che elimina ogni asprezza di ritmo e di sintassi a favore di una musicalità ampia e fluida. Le liriche dell'Autore sono imbevute di armonie foniche, semantiche, ritmico -sintattiche, e sono tese a un uso scaltrito, incantatorio, dell'iterazione e della bipartizione. Il poeta, a livello contenutistico, dimostra di aver sempre molto da esprimere sentimentalmente. Le sue sono liriche, che pur autobiografiche e ispirate dalle isole dei ricordi, rappresentano una conturbante testimonianza della solitudine dell'uomo contemporaneo: una solitudine indifesa di fronte all'assedio di pensieri forti, talvolta aggressivi, investita in un rimuginare continuo. I versi di Lino D'Amico si rivelano sempre di più una miniera di divagazioni riflessive, profonde, ricche di pathos e di sensibilità... Nel ringraziarlo per tanto dono, lo abbraccio di cuore.
RispondiEliminaMaria Rizzi