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lunedì 2 maggio 2016

N. PARDINI: LETTURA DI "PETITE ANTOLOGIE" DI LUCIANO DOMENIGHINI




Luciano Domenighini: Petite Antologie. TraccePerLaMeta edizioni. Sesto Calende (VA). 2015. Pg. 182. € 12,00


Ho ricevuto, oggi 26 aprile, il libro PETITE ANTOLOGIE di Luciano Domenighini; un florilegio, un'opera di plurima valenza linguistico-letteraria, che mette  bene in evidenza freschezza  interpretativa e agilità poetica nel tradurre un francese anche antico e ostico quale l'AUTRE BALLADE de Villon. Una crestomazia di vere grandi colonne della Letteratura poetica francese: François Villon, Marceline Desbordes-Valmore, Charles Baudelaire, Stéphane Mallarmé, Paul Verlaine, Arthur Rimbaud, Jules Laforgue, Francis Jammes, Guillame Apollinaire, e in appendice Gabriele D’annunzio, <<un nome, che tra tanti “puro sangue” così indiscussi e rappresentativi, può sembrare un “intrus”>>,  ma a torto, come si riporta nel testo e in quarta.
Tante letture fatte in diverse stagioni della vita dell’Autore che, maturate a puntino, si declinano in materiale di nuova e personale poesia: “… E’ piuttosto la testimonianza di una lettura disorganica e quasi casuale, dislocata e disseminata in un lungo arco di tempo della mia vita e sedimentato nella memoria come un frammentario bagaglio culturale specifico. Un pacco etichettato “poeti francesi” o, se si vuole, a piacere, una valigia, uno scrigno, un’urna, che contiene ciò che mi resta e mi appartiene dell’arte di questi autori…”, come scrive Domenighini in Avvertenza del traduttore. Poeta additus poetis, quindi. D'altronde cosa è la poesia se non che rivivere quello che resta in noi dopo anni di viaggio; rivisitare quelle tappe dopo che si sono zuppate del nostro essere. E' proprio da lì, da quel serbatoio, che di solito si attinge; che si pésca ogni  parvenza tradottasi in immagine. E Domenighini attua una epigrammatica rivisitazione, una lettura da cui emerge il suo modo di scegliere, di intendere e di sentire, oltre a quello di rispettare il più possibilmente possibile l’originale. D’altronde non è azzardato definire artista in questo caso il traduttore, dacché, dopo aver fatto sua la materia macerata dal tempo, l’ha ri-data alla pagina con tutti i crismi emotivo-esistrenziali di cui tali testi si sono impreziositi: varie tappe di un’esistenza che tornano a esistere con la voce di autorevolissimi interpreti.
Una plaquette ben fatta ed elegante per carta, impaginazione, e composizione; un insieme che fa da antiporta, da invito ad un prosieguo  partecipato. In copertina i volti dei vari poeti che riappaiono, anche, nella prima aletta; nella seconda la biografia dell’Autore e in quarta un susseguirsi di tanti punti focali sul testo: l’explication interessante del termine “Antologia”; una eccellente traduzione di pezzi d’autore  dal Quattrocento al Novecento; e, in appendice, una buona parte della poesia in francese di Gabriele D’Annunzio “il camaleontico artista italiano (che), in realtà, avendo contribuito – prima, durante e dopo il suo soggiorno in Francia – alla storia letteraria d’Oltralpe con opere poetiche, narrative e teatrali vergate in francese, può e deve a buon diritto collocarsi all’interno della République littéraire française della Belle Epoque…”. A chiudere, dopo una autoptica pagina letteraria “Sui sonetti cisalpini e sul D’Annunzio autore francese” a firma di  Aldo Occhipinti, l’interessante pagina del Nostro sul concetto di  traduzione: “… Pertanto, se è vero e ovvio che un buon traduttore debba conoscere bene la lingua che traduce, sembrerebbe ancora più importante che conoscesse ancor meglio la lingua con cui compie la traduzione stessa, a patto, s’intende, che egli sia in grado di configurare un clima poetico non necessariamente corrispondente per intero a quello concepito dall’autore originale (impresa questa del resto, nei fatti,  sostanzialmente impossibile) ma quantomeno congruo ad esso e di esso suggestivo…”. E Luciano Domenighini, a quanto pare, riesce a raggiungere in larga misura i suoi obiettivi con un lavoro intricante e coinvolgente, soprattutto per chi ama la poesia francese con una personalissima traduzione a fronte in italiano. A voi la lettura.

Nazario Pardini


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