Poesia con valenza
eponima di forte impatto emotivo-vicissitudinale (farà parte di una silloge
dello stesso titolo). Gli abbrivi intimi si affidano ad una metaforicità di
urgente respiro; ad uno stilema folto di immagini ricche di impatti memoriali,
dove il tempo fugge senza rispetto per il sacrosanto patrimonio del nostro
essere. La vita c’è tutta con il suo bagaglio ontologico, coi suoi quesiti
esistenziali, in un raffronto vicissitudinale che inquieta e dà segno della
fragilità dell’esser-ci. “Dilemmi confusi smarriti nell’attimo… brusii di
fluttuanti memorie… profughe eco… dissolversi di un respiro… correre di passi…”.
Tutto è precario, tutto è fragile in questa significanza di larga intrusione
epigrammatica che coinvolge a livello umano, contemplativo ed escatologico.
D’altronde l’uomo ha sempre sofferto di fronte al pensiero del tutto o del
nulla; del dopo o del prima; di fronte al pensiero dell’oggi e dell’ieri. Tanti
momenti che delineano le problematiche del fatto di esistere: a quale destino
il patrimonio della nostra terrenità? a quale isola quello che resterà di un
viaggio fatto di tappe a volte piacevoli, a volte in ripida salita, a volte fra
pensieri, tormenti e riflessioni su ciò che siamo, siamo stati e saremo. Cerchiamo
con tutto il nostro pathos di ripescare momenti o figure, incontri o sottrazioni;
di tenerli con noi con tutte le energie possibili. Ma la clessidra scorre
improrogabilmente con una fretta tale che le memorie stesse si assottigliano,
sfuocano o si dissolvono come foglie
d’autunno:
Svaporano nell’oblio briciole
di ricordi,
mormorii ed allegorie di
sogni,
silenzi di emozioni vissute
tra fatui sospiri e
speranze sopite,
eteree, come sublime immanenza
di una struggente melodia
E mentre noi passiamo
impigliati nella rete della vita, quello che ci attende è un vuoto che svanisce
dove gli sprazzi di luce si arrendono alle ombre: “tra pigre apparenti empatie,/ in un viaggio vissuto, forse senza partire”.
Ed è già ieri
Nazario
Pardini
Ed è già ieri
Dilemmi confusi smarriti
nell’attimo,
dileguano brusii di fluttuanti
memorie,
vestono brandelli di profughe
eco
nel lento dissolversi di un
respiro
che scolora baluginii di
sensazioni,
mute compagne del correre di passi.
Svaporano nell’oblio briciole
di ricordi,
mormorii ed allegorie di sogni,
silenzi di emozioni vissute
tra fatui sospiri e speranze sopite,
eteree, come sublime immanenza
di una struggente melodia.
Come refolo che circuisce il
nulla
nella illusoria clessidra dei miraggi,
il tempo rincorre un vuoto che
svanisce,
cede alle ombre balenii di
luce,
tra pigre apparenti empatie,
in un viaggio vissuto, forse senza
partire.
Ed è già ieri.
"Svaporano nell’oblio briciole di ricordi,/mormorii ed allegorie di sogni,"... e se anche ci fermassimo qui coglieremmo il senso profondo dei versi del caro poeta Lina D'Amico. Egli, prolifico come sempre, ha le radici ben salde nel ricordo delle origini e nella sembianza interiore della storia passata. La sua sensibilità è acutizzata dalle stagioni dei ricordi e dalla convinzione che nelle eco perdute risiedano le sanità degli aspetti dell'esistenza. Quasi senza rendersene conto, nel suo poetare l'autore dà vita a 'un terzo poeta'che, miracolosamente, dà origine a una sintesi tra le due grandi isole antitetiche del tempo.
RispondiEliminaLino sembra in costante viaggio, un viaggio a ritroso, e lascia emergere il pacato disinganno dell'ultracinquantenne, di ritorno dall'avventura della vita. Eppure il suo canto non è saturo d'angoscia, si potrebbe definire una lunga vacanza nei territori della memoria per carpire le energie necessarie a redimere l'oggi e il domani... Infatti la lirica termina con un emblematico: "Ed è già ieri".
Ringrazio il mio amico e lo abbraccio grata.
Maria Rizzi
Ed e' gia ieri. Epifania di nostalgie che non patiscono rancori...anche a me da il senso della precarieta' /complimenti! M.Binda
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