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mercoledì 1 giugno 2016

MARIA GRAZIA FERRARIS: "TRE POESIE DI KATERINA ZOUFALOVA"




Maria Grazia Ferraris collaboratrice di Lèucade

Tre poesie di Katerina Zoufalova,  pubblicate su L’ombra delle parole, maggio 2016, da G. Linguaglossa:

”Io un giorno però, …, gli dissi che con questa concezione ingenua dell’io e dell’oggetto fissi, uno di qua e l’altro di là, non sarebbe stato possibile fare poesia veramente moderna, che non era affatto detto che l’oggetto stia lì da sempre e che aspetti che l’«io» allunghi le grinfie per prenderlo e inserirlo in una poesia, che questa era una concezione tolemaica, aproblematica del rapporto tra noi e gli oggetti del mondo e che seguendo tali presupposti filosofici non si poteva fare che poesia ingenua, ingenua perché fondata sul presupposto che tra l’oggetto e l’«io» poetico c’è solo la poesia che può colmare la distanza che intercorre tra di essi. E aggiunsi anche che occorreva ripensare questo assioma a-problematico che lui invece abbracciava ciecamente con il suo concetto di poesia…” (G. LINGUAGLOSSA).
Credo davvero che si debba ripensare a che cos’è la parola creativa. Da noi, poeti lacustri, si parla di creatività  pensando agli effetti di un sasso nello stagno, ai sommovimenti che causano, agli imprevisti…; come ha scritto Novalis, parlando di parole creative “- sono reti: tu getti la rete e qualcosa prima o poi ci trovi.-”. La parola nuova, creativa, costruisce mondi nuovi e conferisce carattere magico all’abusato linguaggio quotidiano. Rompe continuamente gli schemi dell’esperienza, senza giungere all’infrazione fine a se stessa: come il gioco e come il sogno il fantastico costruisce il mondo fenomenico.
“ Un sasso gettato in uno stagno suscita onde concentriche che si allargano sulla superficie, coinvolgendo nel loro moto, a distanze diverse, con diversi effetti, la ninfea e la canna, la barchetta di carta e il galleggiante del pescatore. Oggetti che se ne stavano ciascuno per conto proprio, nella sua pace o nel suo sonno, sono come chiamati in vita, obbligati a reagire, a entrare in rapporto tra loro. Altri movimenti invisibili si propagano in profondità, in tutte le direzioni, mentre il sasso precipita smovendo alghe, spaventando i pesci, causando sempre nuove agitazioni molecolari. Quando poi tocca il fondo, sommuove la fanghiglia, urta gli oggetti che vi giacevano dimenticati, alcuni dei quali ora vengono dissepolti, altri ricoperti a turno di sabbia. Innumerevoli eventi, o microeventi, si succedono in un tempo brevissimo. Forse nemmeno ad aver tempo e voglia si potrebbero registrare tutti, senza omissioni.” (G. Rodari, La grammatica della fantasia)

Con la poesia di Katerina Zoufalova, poetessa praghese che vive a Roma, autrice di“Variazioni /su temi femminili”, 1992, abbiamo un’esemplare dimostrazione di quanto il critico G. Linguaglossa va affermando:-  il tema del dolore , efficacemente espresso con “la ferita piombata” che la parola mitiga, solleva, addolcisce, “cesserà di far male”,  il pianto “sale inutile sulla guancia”, la preghiera che si reitera, consolante e disperante proprio nella sua reiterazione, indipendentemente dall’oggetto o persona per cui si prega, il paesaggio romano visto da una straniera “un’orfanella dei tempi e dei luoghi”, una città che si sfalda, in  un messaggio omologante: “ va bene così”- . Sono temi consueti della poesia di ogni tempo espressi con la forza espressionistica comunicativa del disincanto, molto originale.
 L’autrice scrive utilizzando in modo esemplare la tecnica della scomposizione: lo spazio, la pausa, il vuoto che lascia nel rifiuto dei nessi argomentativi, e  lungi dall’essere un limite, sono un ulteriore elemento comunicativo, un di più di significato che rendono la pagina altamente metaforica. Quest’operazione, compiuta con ripetitiva insistenza raggiunge un’interpretazione filosofica, scompone  l’essenza del reale, rimandando ad immagini, visioni e suggestioni  altre, fantastiche e allegoriche.

Cesserà di far male.
Più tardi sfiora il sorriso
la ferita piombata.
Quanto sale inutile sulla guancia.
Durante il racconto
pure il caso
suona banalmente.
*
Per non pensarvi, prego.
Per pensarvi, prego.
Per dimenticarvi, prego.
Per non dimenticarvi, prego.
Vi sogno, per non pensarvi.
Vi penso, per sognarvi.
Vi amo e mi pento.
D’avervi, non posso.
Vi desidero.
Vi ho vicino.
Non oso.
Ringrazio il Signore
che ci siete.
*
Nei piccoli cortili romani 
spensieratamente gioca,
con le amarezze, il vento.
Non suggerire, tu,
orfanella dei tempi e dei luoghi
quando e dove,
mentre dai muri
si sbriciolano le parvenze 
degli anni
uniti da un unico pensiero:
va bene così.


1 commento:

  1. Ottima scelta delle tre poesie di Katerina Zoufalova. Grazie per quel mio commento. e grazie a Katerina che è una poetessa a tutto tondo, la sua parola risuona fresca e chiara, direi virile, come scolpita nel marmo. Potrebbe essere presa a modello di scrittura per la laconicità dell'espressione, e la serietà delle cose che dice.

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