Maria Grazia Ferraris, collaboratrice di Lèucade |
Tre poesie- brevi-incisive ed
essenziali- in cui sembra che tutti gli strumenti della retorica
tradizionale siano stati abbandonati volontariamente in nome di un
linguaggio realistico, tutto cose, che assume nondimeno l’aspetto del simbolo
ed entra nell’universale.
È difficile trovare questa
semplicità senza la mediazione di uno spirito lucido e autenticamente poetico,
ellittico, allusivo ma quasi indifferente dell’effetto sul lettore. Eppure la
comunicazione è sapientemente misurata sulla figura della reticenza,
la litote e la metonimia che convivono con il gusto del
cesello, rifiutando ogni arzigogolo stilistico, tenuta viva, azzardata e
spiazzante . In ALITO NUOVO manda un messaggio rassicurante di speranza
anche se di difficile decifrazione: Capiterà che ci troveremo/
sul corso d'acqua appena scorso/ e riusciremo a lavare ogni parte di
noi/ crudele e malevola/…di ottimismo della volontà.
In VACUITA' il tema biografico, espresso
con una litote continuata e ripetuta diventa messaggio comunicativo in cui
autore e lettore trovano empatica coincidenza, (In me (in voi) c'è il rosso
antico del sogno) e il monologo diventa dialogo, linguaggio universale del
sogno utopico.
Severo lavoro di sottrazione, materie
trasfigurate (…se avessi aggiunto / colori alle macerie…) ,
scarnificazione, annullamento del tempo, catarsi, raffinato soliloquio, sincero
intimismo tenuto severamente a bada in PIANETA.
Un corpo a corpo con la parola: l’iperbole
negata diventa quotidiana melanconia(Non è vero che ho stupori/e neppure
che io scriva.): personalissima complessa riflessione, asciutta e
spiazzante.
Maria Grazia Ferraris
TRE POESIE INEDITE
ALITO NUOVO
Capiterà che ci troveremo
sul corso d'acqua appena
scorso
e riusciremo a lavare
ogni parte di noi
crudele e malevola
ma anche la più debole
e lepida sostanza.
Sarà danza di veli
e di uccelli acquatici.
Bocche socchiuse e
vortici aprichi.
Una specie di alito nuovo
vuoto senza tentacoli.
VACUITA'
Ora vi dico quello che
sono
quello che di me non
penso.
(Quello che è in me è in
voi
ed è più lieve del vapore
acqueo).
Dunque: non è vero che ho
gemme
e neppure un naso
e non è vero che riesco a
svelare
le maschere del vuoto.
E' assolutamente falso il
mio cammino
un metro del mio tragitto
non gusta aria, non
graffia scarpe.
Non è vero che ho stupori
e neppure che io scriva.
Non ho mai rubato, mai
amato
mai sciolto candele.
In me (in voi) c'è il
rosso antico del sogno.
L'osso del flusso che
perennemente tace.
PIANETA
Troppe volte penso
che se avessi aggiunto
colori alle macerie
svuotati gli amplessi
visitate le sfere in
lontananza
sarei stato un incontro.
Luciano Nota
È sempre un piacere essere ospitato in questo blog. Grazie, Nazario, e grazie a Maria Grazia Ferraris
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