Valeria Serofilli scrittrice, poetessa, saggista |
La
solida liquidità della narrazione di Cinzia Della Ciana
Nota di lettura di Valeria Serofilli al
volume Acqua piena di acqua (effige Edizioni 2016) di Cinzia Della
Ciana.
Il volume Acqua piena d’acqua di
Cinzia Della Ciana, s’inserisce nel solco narrativo ottocentesco, di impronta
in qualche modo classica, ma nello stesso tempo è originale, vissuto e
personale.
La saga di una famiglia colpita dal
dolore è narrata sia in modo preciso e dettagliato, con dovizia di particolari,
oggetti, gesti e dettagli, che in
maniera metaforica, assumendo quindi un valore universale.
La protagonista colpita negli affetti
più vivi, diventa ella stessa liquida,
come l’elemento cui fa riferimento il titolo, con la complessità dell’ulteriore
liquidità che si riflette anche nella narrativa, allo stesso tempo esatta,
densa e diluita, come se si svolgesse in un luogo e in un tempo non definiti.
Si tratta di un romanzo in cui il
dolore è analizzato con profondità senza per questo cadere nel patetismo o
nella retorica, la cui narrazione coinvolge il lettore proprio perché se ne
percepisce l’autenticità e si tratta di una lettura consigliata in quanto
adatta a qualsiasi pubblico, sia giovane che di età più avanzata. Tratta
infatti elementi che coinvolgono tutti, gli affetti più profondi e sinceri, gli
amori e i dolori di fronte a cui ci si può trovare e la reazione che ognuno
deve attingere dentro se stesso.
La struttura narrativa è quella del
giallo: c’è una vicenda enigmatica che va risolta e quindi l’attrazione per il
lettore è orientata anche al desiderio e alla volontà di trovare una soluzione
oppure di vedere i possibili scenari che si aprono gradualmente, in un costante
alternarsi di buio e luce, momenti di tensione e speranze di quiete.
Di romanzo
familiare parla il professore Andrea
Matucci nell’accurata postfazione al volume:” Lo è perché la trama delle
vicende raccontate copre la quasi totalità della vita di tre generazioni
femminili: madre, figlia e nipote.”.
Tuttavia resta comunque un romanzo
psicologico e possiamo dire anche d’impronta lirica, poetica, basata sui
sentimenti e sulle sensazioni. Se quindi la struttura del giallo è quella
portante, anche qui s’inseriscono vari rivoli narrativi e soprattutto ci
troviamo di fronte ad una convincente analisi della reazione dell’uomo di
fronte al dolore e alla ricerca della verità. Si tratta quindi, è giusto e
opportuno ribadirlo, di un romanzo avvincente la cui lettura è consigliata
grazie anche ai seguenti brani che vi propongo dal libro: L’acqua cheta.
“ Lo sapeva Letizia che dopo pranzo
sarebbe arrivato e già l’idea la turbava. Sì, in quell’indifferenza più totale,
il pensiero che Alberto di lì a poco si sarebbe infiltrato in casa, accanto
alla sua Anna, incombeva uggioso nella sua mente. Più del ragno. E quando l’aria
del cortile dell’insulso condominio fu invasa dal rombo delle vibrazioni della
Lancia Fulvia del giovane, Titti, sempre a tavola seduta, abbassò la testa. Non
voleva che nessuno scorgesse la smorfia che dallo stomaco le saliva su, fino ad
accartocciarle i lineamenti, che, durante il tiro maniacale del pane, si erano
persi in una drastica inespressività.Federico era ancora affacciato al
finestrone della veranda quando vide il fidanzato di sua sorella parcheggiare.
Prese ad urlare come un ossesso, con
grida che dettero voce, in un perfido playback,
alla intolleranza interna di Letizia,, al di lei istintivo dissenso.
“Alberto! Alberto, aspettami, non
salire. Scendo io, ci metto un secondo. Portami a fare un giro per favore,
fammi provare il cambio, dai!”
Alberto guardò su e vide Federico, come
al solito imprudente a penzoloni, con il busto affannato fuori dal parapetto
delimitante la vetrata. Lo colse l’irritazione e il fastidio di sempre.
L’invadente sfacciataggine del fanciullo, da nessuno arginata, lo tormentava.
Di certo, anche quel giorno all’uscita
con Anna, Federico sarebbe stato della partita. Letizia non avrebbe resistito a
sguinzagliarglielo dietro, e Alberto sapeva bene che non sarebbe stato
sufficiente, per tenerlo a bada, allungargli qualche spicciolo per il gelato.
“No, Fede, non scendere. Andiamo dopo,
ora devo salire da Anna che mi aspetta. E poi voglio salutare tua mamma”.
Erano più di quattro anni che Alberto e
Anna erano fidanzati.
A maggio dell’anno successivo avrebbero
dovuto sposarsi. Se ne parlava da un pezzo ormai.
Il giovane fece le scale a balzi,
attaccò quei gradini come rampe di lancio, e, con un rapido slalom, nello zig zag della ringhiera,
agguantando qua e là il passamano celestino, planò sul pianerottolo”.
L’olio
sull’acqua (pag. 137)
Giorgio era pigro. Non si attaccava al
seno, non collaborava minimamente. Anna si strizzava le mammelle gonfie di
latte, ma lui niente, non voleva fare fatica a tirare. Succhiava la prima
tornata e poi si girava dall’altra parte, addormentandosi sfinito.
“Astenia costituzionale” confermarono i
pediatri nel prosieguo, rispondendo agli interrogativi dei genitori sullo
sviluppo del bambino.
Intanto, sui capezzoli di Anna, si
formavano raggiere di ragadi.
Ad ogni tentativo di poppata le ferite
si aprivano e pungevano intense, la bocca del bimbo si tingeva di rosso e lui
sputava disgustato quelle gocce di sangue miste a siero.
L’infezione aumentò e la febbre si
consacrò in mastite.
“Lo vedi…” commentava Leda quando
andava ad assistere la nuora.” … non lo tieni bene Giorgino e poi… poi, ce lo
fai stare troppo attaccato a questo seno, lo fai stancare, è una povera
creaturina! Non è il verso giusto, giralo in parte, fallo aderire così, di
lato. Il, Alberto, l’ho allattato fino a che ha avuto due anni e Dio sa quanto
era impegnativo. Non la fare lunga, mettici il ghiaccio sulle mammelle, magari
un po’ di lanolina che ti ha dato Matilde e poi, poi… figlia mia, senti devi
sopportare. Per carità ci siamo passate tutte noi mamme!”.
Un libro Acqua piena d’acqua di
Cinzia Della Ciana che si inserisce nella tradizione consolidata di generi e
temi consolidati e a lungo percorso nella letteratura di varie epoche.
Tuttavia, grazie alla sensibilità dell’autrice, questo libro si rende libero da
questo retaggio e assume un’impronta nitida e ben riconoscibile, grazie ad uno
scavo psicologico che lo rende vivido e intenso. Una lettura consigliata
quindi, per i lettori che vogliono beneficiare sia di una trama avvincente che
di una narrazione che indaga sui misteri essenziali dell’esistenza umana
trasformandosi in qualcosa di liquido ma
al tempo stesso adatto
a resistere al tempo e alle pressioni della realtà. Una liquidità che non vuol
dire mancanza di solidità ma piuttosto capacità di adattarsi ai cambiamenti e
ai dolori, alle difficoltà della vita che inevitabilmente possono colpire
ognuno di noi.
Valeria Serofilli
Caffè dell’Ussero di Pisa, 28 Ottobre
2016
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