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martedì 13 dicembre 2016

MAURIZIO DONTE LEGGE: "INEDITI" DI MARCO DEI FERRARI



Nelle poesie di Marco dei Ferrari riecheggia la parola profetica, a tratti terribile, e oscura, eppur rivelatrice di Luce, dell'Apostolo Giovanni dall'esilio di  Patmos.
E sono le sue parole potenti, evocatrici nell'inseguirsi delle allitterazioni, insite nei versi, si vede la ricerca compiuta del suono, in tutta la sua onnipotenza, nella capacità del dire e rivelare.
" In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio...". L'immensa lezione teologica rivelata dal più ispirato degli Evangelisti nell'incipit del suo Vangelo riverbera chiaramente nella sua opera ultima, dove i richiami all'antico Testamento, alle visioni apocalittiche e profetiche, delle voci più alte della storia d'Israele, sono frequenti. Ritornano così nei testi sottoposti alla mia attenzione quelle immagini così note: le ziggurat, archetipo della torre di Babele, la Babilonia dei profeti dell'esilio, indicata come terra di prostituzione e di confusione di menti e di lingue, le visioni stesse dell'apostolo, i numeri e le sequenze della tradizione ebraica, dell'interpretazione rabbinica della Legge di Dio e quella della Rivelazione portata dal Figlio dell'Uomo sulla Terra, Lui Vero Dio e Vero Uomo, Lui, Via, Verità e Vita, Lui, Parola eterna in cui tutto trova motivo di esistere, in quanto Parola creatrice.
Nel solco, più basso, legato all'umano, ma dell'umano, sicuramente più alto canto e sublime espressione della " creazione " legata alla parola scritta e declamata, si inserisce la poesia, ché il Poeta è anche Profeta, uomo che vede oltre il limite comune a tutti, sia pure anch'egli limitato dove non sia sostenuta la sua visione dall'Eterno Padre, è pur capace di rivelare quello che i piu non vedono,  toccando e facendo vibrare le corde del nostro essere.

Maurizio Donte



RIVELATO DUE DI PATMOS

(dal profeta Giovanni)

Temere profetico
 d'Eterno presente
da Trombe di Angeli
da Coppe di Dio sconvolto
aprire al Risorto
Sumer d’Uruk simbolico addomestico di greggi
e mandrie zappe aratri semine certe attese di mezzaluna
vedere troni di tuoni
re terreni al Rex immolarsi
di segni cieli sanguinarsi in Cristo
per donna e serpente
innica immensa condanna e potenza
Verbo di fede
da vino di tino d'ira trascese
banchetto d'uccelli rapaci
altare maligno d'idoli vuoti
Gog di Magog distrusse
Città Nuova dal cielo discese
tra germogli di lino splendente
per Figlio Padre rivela.

Marco dei Ferrari


RIVELATO TRE DI PATMOS
(dal profeta Giovanni)

Angelo interprete mostrarsi
 di Babilonia condanna 
zolfo stagnoso
catena d’abisso per mille diavoli
scatena scioglie seduce
Figlio celeste Uomo vocarsi
d’opere nuove di mondo nuovo
né lutti né morti
acqua diaspra risplende
alte mura in quadrato
né templi né lampi
né notti né luci
ma Agnello offrirsi
travaglio adorante
da Fine Principio nei secoli
verità dei secoli rivela
orde d’umani vagano montagne e rive
verdi d’Eufrate ziqquarat protettrici si
dedicano al dio proprio che le città dispongono
in collane a grappolo

Marco dei Ferrari


TRISVELO

RIVELATO UNO DI PATMOS 
(dal profeta Giovanni)

Svelano Beni mali
terremoti di tuoni di voci
conflitti di Angeli
Armaghedon di Re
babilonie d’assiemi settenari
Figlio Altissimo da trono di luce
lama d'occhi fiammeggia tagliente
meta per Giovanni martyrìa veggente
Il cosmo ciclico era nel suo primitivo succedersi di eventi che già successi, succederanno apparsi in cerchi
scorpioni e draghi di Gerusalemme
leoni vitelli aquile spiriti in gloria
cavallette a cavallo assaltano il Regno
tuniche bianche... al Tempio dell'Arca ascese
 due di quattro di sette di dodici di ventiquattro... di migliaia...
falso profeta come Bestia brucia
palude di fuoco... catino di grandine...
Alfa speranza d’Omega risuona
immolato Agnello risorto
rotolo di salvezza sigillo del Tau
in Patmos rapito Spirito rivela
Scrittura ebraica prima
X secolo avanti e dopo Canaan e fuga dall’Egitto
Biblion per mille anni

Marco dei Ferrari


5 commenti:

  1. Le poesie come gli scritti di Marco sono sempre carichi di significati profondi ma sempre chiari

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  2. Queste liriche di Marco.....come sono belle e bibliche, risuonano come le campane di inferno e paradiso, Sodoma e Gomorra del nostro pianeta, cattiveria e pianto che escono furenti dai versi. Gran bella espressione di ribellione, contro tutto e tutti.

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  3. Non può sfuggire al lettore la forza la vitalità il senso di una sana ribellione....la sensibilità e il pathos di questi versi , che risultano fortemente impressivi. Marco dei Ferrari è poeta che unisce alla innata genialità la ricchezza di una vasta e partecipe cultura. Complimenti , leggere i suoi scritti è sempre una sorpresa e un piacere ricco di interesse.
    Edda Conte.

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  4. Visione apocalittica di forte impatto, un dire evocativo che scuote attraverso le parole, che compenetra capacità espressive notevoli alla ricchezza di linguaggio. Marco dei Ferrari non viene meno, anche in questi suoi versi, alla prova della sua vasta cultura, alla maestria della lingua che abbiamo già avuto modo di apprezzare nella prosa. Complimenti all'autore, è stato un piacere avvicinarsi alla sua poetica.
    Stefania

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  5. Leggere la poesia di Marco dei Ferrari significa scoprire il valore del verbo, dei suoi nessi, delle sue iuncturae, e di questo è maestro. E’ la parola a fare la spia delle sue potenzialità espressive. Niente è superfluo nel suo dettato ritmico-lessicale; niente da aggiungere alla complessità minima del suo travaglio esistenziale. L’asciuttezza dello stile deriva appunto dall’essenzialità a cui è indirizzato il pensiero. Tutto è necessario; niente da togliere o da aggiungere; tutto contribuisce a rendere il suo percorso narrativo ontologicamente concreto e chiaro. Qualsiasi argomento, o ambito del sapere, si fa in lui materia plasmabile; oggetto di studio e di riflessione per il suo patrimonio umano; occasione per concretizzare gli input emotivi, i tocchi intellettivi che affida alla visività del suo dizionario. Le parole si susseguono in un fluire ermetico di rara potenza epigrammatica; sembra quasi che il suo dire nasca da uno studio di filologica misura; sembra che ogni parte del verso sia frutto di ragionamento, di intervento, di ripresa e di accomodamento; ma niente di più falso, dacché la sua poesia nasce da vertigini emotive, da sobbalzi di forte interiorità, da immediatezza e controllo stilistico con cui riesce a lasciare il segno; a definire il campo e la cifra della sua personalità. E quello che si percepisce dalla lettura di queste interessanti e profonde poesie è che ogni argomento, dal più semplice al più complesso, può essere occasione di poièin. Sena esclusione alcuna.

    Nazario

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