Ragnatele cremisi di Claudia Piccinno
(Edizioni La Lettera Scarlatta, Frabosa Sottana, CN, 2015)
Ester Cecere |
Canta il
dolore, il rimpianto, la disillusione ma anche l’amore abbracciante per il
prossimo, l’invincibile speranza per un mondo migliore, per un’umanità non più
ostaggio e vittima della violenza e del terrore, Claudia Piccino nelle intense
e arrivanti liriche della raccolta Ragnatele cremisi.
E s’ode,
in primis, l’amarezza del rimpianto
per ciò che avrebbe potuto essere e non è stato (è sfumata nella noia/di una vita senza gioia in Baffo di tigre), nella constatazione
che ha trovato pace persino
l’inquietudine in un verdetto senza se e
senza ma (in L’inquietudine). Tale
amarezza, tuttavia, non attiene solo al vissuto della Poetessa ma si estende a quello
di tutti coloro i quali non hanno nemmeno avuto la possibilità di sognare il
loro avvenire, essendo stata la loro vita malignamente troncata da morti
precoci e imprevedibili (v. Compagno di
scuola, Dono di matrigna). La
solitudine, l’incomprensione affiorano prepotenti e la Poetessa avverte
l’abisso e denuncia il vuoto ormai incolmabile: Nel vuoto che sento/è quel
pieno che manca… Resto qui/col peso/di un ammanco (in Il peso di
un ammanco). E allora l’Autrice, desolata, s’interroga: è forse sua la
colpa di questo abissale vuoto interiore? Di questa solitudine dolorosa? Sono la musa del disamore/colei che ispira distanza ma poi si
assolve quando riscopre in se’ un incontenibile bisogno d’amore: Sono Amelia che ammalia/e poi resta sola,/se la piccola fiammiferaia ch’è in lei/ha l’ultima parola (in Sono
io). E da sola, senza amore che l’affianchi, la sorregga e la conforti, la
quotidianità è una rupe da risalire mentre la speranza è una corda per
l’arrampicata (Mi convoca il giorno/a mani nude…/e toccato il fondo/m’arrampico
rude/alla speranza di risalir la rupe,
in La rupe) e si rassegna, la Poetessa,
non sempre il sogno ci è concesso e dobbiamo goder di ciò che siamo (in Le
ali di Icaro). E tuttavia l’indifferenza dilaga, ferisce, allontana e l’Autrice
si ritira dentro la sua armatura dove
è condannata a morire piano divorata
dalla fame d’amore (in Chiocciola in
un catino), si rintana nel suo recinto
dal muro solido (in Nel mio recinto),
in Un cantuccio virtuale derivante
dall’alchimia di un incontro di parole. E se pure il sole sembra portare luce e
calore, d’altro non si tratta che dell’ennesimo inganno, un riflesso in uno
specchio (in Il sole allo specchio) ché
la felicità non esiste, conclude la Poetessa, è abbaglio, meteora, l’illusione degli stolti (in E ora è inverno).
Ma
Claudia Piccinno è una donna autentica, vera, sincera, persona dell’essere e
non dell’apparire. In un mondo che è finzione, imitazione, Plastica, plastica ovunque, lei è trasparente, ed io… resto vetro (in Plastica
nelle vetrine). E questa sincerità dell’intelletto e del cuore le permette
di “sentire” gli altri intorno a lei, di “sentire” il dolore del mondo e di
farlo proprio. Pertanto, l’Autrice non si rinchiude nella sua amara desolazione, estraniandosi da ciò che la circonda; questo
suo malessere interiore non la consegna ad un pessimismo cosmico anzi esalta la
sua sensibilità. Accade spesso che nelle persone aperte, disponibili, il dolore
personale non alzi barriere, non indurisca il cuore ma, anzi, lo renda permeabile
alla sofferenza altrui, incline alla comprensione, alla condivisione, alla
pietas. E allora percepiamo quanto l’Autrice si sconvolga e soffra per le
guerre (in Chiaroscuro di guerra e pace),
per i martoriati bambini di Aleppo (in Opera
omnia), per la deportazione e la strage degli Ebrei (in L’appello del sangue versato), per la
partigiana Nerina (in La Nerina),
per i bambini soldato, le donne uccise da amori malati, le spose bambine, tanto
che questo dolore universale diventa, appunto, Opera omnia: L’elenco non
s’arresta/ma a divenire s’appresta/indice e somma di un’opera omnia.
Drammatica
e angosciante è la lirica-denuncia dedicata a un’emblematica donna vittima di
femminicidio, arrivante anche per l’originalità dell’impianto poetico.
Strazianti e inorridenti, in questa “opera omnia”, anche i versi dedicati a un
bambino soldato (Ciao Gazzella) e
alle spose bambine (Gli occhi delle
spose bambine), entrambi simboli dell’infanzia rubata, tradita, violata,
liriche dove palpita e soffre il cuore della madre, che di quei drammi vive
l’orrore in prima persona. Ma la Poetessa “è vetro”; la luce della speranza
riesce ad attraversarla tramite il messaggio universale di Dio fattosi uomo per
amore delle sue creature. Ed è tenera poesia, sentita preghiera, celata
invocazione l’intimo e personale dialogo della poetessa con Dio (in E tu nascesti, nasci e nascerai)!
E
attraverso il suo animo cristallino e trasparente, l’Autrice “vede” la natura
che la circonda, natura “madre” non “matrigna”, e in essa trova calore e
conforto: La chioma del pino mi chiama/e con la spinta del tronco/pian piano risana/quest’animo monco./Accarezzo
la corteccia in un abbraccio (in Resina
e aromi) e in questo abbraccio, la Poetessa ritrova il suo equilibrio e la
forza per continuare il suo cammino.
E’ un
messaggio forte, chiaro, inequivocabile, universale quello che Claudia Piccinno
trasmette al lettore: il proprio dolore non deve essere rigida armatura nella
quale rinchiudersi ma ponte per raggiungere il prossimo sofferente; e lo fa attraverso
un verso asciutto, pulito, essenziale, agile, libero da schemi metrici,
assoggettato solo alla parola che è sovrana. Pur non manca la musicalità,
ottenuta con l’uso sapiente delle figure retoriche, del frazionamento dei polimetri
e di qualche rima, ben orchestrata e mai banale.
Ester Cecere
Ragnatele cremisi, evidenzia l'io e il noi nelle diverse sfaccettature della vita, è l'arte poetica espressa dalla brillante penna di Claudia Piccinno, è lo scritto che si fa magia in tutte le lingue del mondo. E' un libro di notevole caratura (Edizioni La Lettera Scarlatta), che si legge tutto d'un fiato. Sergio Camellini
RispondiEliminaComplimenti a Ester Cecere per aver saputo accompagnarci sapientemente tra le pagine intense di Claudia Piccinno ed averci aiutato a seguire il fil rouge del suo animo autentico.
RispondiEliminaA.Palese.
Grazie A. Palese per le tue parole di stima!
EliminaEster Cecere
Ho definito "poetessa del sorriso", la mia cara e dolce amica Claudia ...
RispondiEliminaNonostante tratti temi di una sconvolgente e cruda realtà ... li senta ... li viva intensamente ... li soffra ...
Magicamente ... riesce ad estrapolare dal proprio animo dolente ... una dignitosa fierezza ed una sorridente speranza che porge al lettore con estremo garbo.
Claudia ... non si china mai su se stessa ... non trasforma la propria sofferenza in un grido di dolore ... tanto meno resta impassibile a subire i colpi del destino ...
Straordinariamente ... anzi ... trasforma le prove della vita in una forza senza eguali che le permette di volare in alto e di accompagnare ... chi a lei s'affida ... in una realtà in cui tutto diventa poesia ...
Persino la morte.
Con immensa stima
M.R.Conte
Innanzitutto ringrazio il professor Pardini per aver ospitato sul blog la magnifica recensione di Ester ai miei versi, un grazie di cuore a lei e a tutti voi che leggete oltre le righe.
RispondiEliminaLa trasparenza, l’incarnato cremisi, la parola diventa incontro, suggestivo intreccio di vite.
RispondiEliminaNelle storie dei più deboli, degli esclusi, degli emarginati ad ogni latitudine, il contrasto e le dicotomie di quest’epoca grigia, edulcorata, trovano petto nell’accorato grido di protesta della poetessa del sorriso. La passione, la speranza, il sogno lottano con l’indifferenza dei signori nelle stanze dei bottoni bollenti. Una sfida impari! Eppur bisogna dare voce. La voce di Claudia è una voce squillante, limpida, azzurra. Il vissuto prende forma, dalla conceria maleodorante, a cielo aperto, il mondo, si spera, saprà dare nuovi colori, più intensi, nuove stoffe dalle tinte smaglianti, nuova pelle, tutta uguale. Un accorato bisogno nelle parole di Claudia di dare a questa terra così stinta un volto più umano, pulito, luminoso. Ben coglie la poetessa Ester Cecere, nella disamina profonda, puntuale, cristallina, recensendo “Ragnatele cremisi”, che l’urlo di dolore partorito e nutrito nei versi, giunge alto fino in cielo. “E questa sincerità dell’intelletto e del cuore le permette di sentire gli altri intorno a lei, di sentire il dolore del mondo e di farlo proprio”. Accolgo in toto e ritrovo buona parte del mio agire poetico. Ragnatele Cremisi è uno scrigno che porta ad una riflessione continua, stuzzica il lettore e lo trasporta fino all’ultima goccia di parola. (Enzo Bacca)
Conosco il libro e la sensibilità di Claudia Piccinno, la sua valenza di poeta e donna. Mi complimento con Ester Cecere per aver così ben colto gli aspetti peculiari dell'autrice e averceli donati a piene mani. Bravissime entrambe
RispondiEliminaGrazie infinite, Bruna, per aver apprezzato la mia recensione! Non è stato difficile per me scrivere sulle poesie di Claudia, data la sua ricchezza spirituale che tramite esse trasmette.
EliminaEster Cecere
La sofferenza è uno stato d'animo difficilmente comprensibile dagli altri. Si tende spesso a biasimare senza una profonda empatia, oppure la si sminuisce pensando che la propria sia maggiore. Fortunatamente, ci si imbatte in amanti delle emozioni, siano esse positive o negative, purché vibranti e pulsanti di vita e a quel punto la sofferenza viene manifestata nel modo più aulico, puro e cristallino... tanto da divenire monito per chi la riceve sotto forma di versi... Già, i versi di un poeta rappresentano lo scorcio migliore del paesaggio dell'esistenza... Claudia fornisce amabilmente questo panorama senza fronzoli ma con grande passione... per le emozioni più celate ma autentiche, le amarezze e i sogni, la natura matrigna e quella sfumata e profumata... Poi si incontra un'altra poetessa dalle mille parole giuste e opportune, come Ester Cecere che racconta il mondo di Claudia con la dolcezza e la durezza della vita, fluida e complessa come le risorse che ognuno possiede senza saperlo.
RispondiEliminaMichelangelo Volpe
Alla fine di questa intensa e faticosa giornata di lavoro, leggere questa bellissima recensione della poetessa Ester Cecere "mi acquieta". E' una minuziosa e delicata lettura dell'animo della cara Claudia, in quel cogliere la sua profonda essenza ne intravedo un meraviglioso incontro di sentimenti ed è bellissimo! La vostra sensibilità mi riconcilia con il mondo.
RispondiEliminaMaria Carmela Anzaldi.
Grazie di cuore, Maria Carmela Anzaldi! Le tue parole mi spronano a continuare a scrivere e valgono per me molto più di un riconoscimento ad un premio letterario!
EliminaEster Cecere
Alla fine di questa intensa e faticosa giornata di lavoro, leggere questa bellissima recensione della poetessa Ester Cecere "mi acquieta". E' una minuziosa e delicata lettura dell'animo della cara Claudia, in quel cogliere la sua profonda essenza ne intravedo un meraviglioso incontro di sentimenti ed è bellissimo! La vostra sensibilità mi riconcilia con il mondo.
RispondiEliminaMaria Carmela Anzaldi.