IN RICORDO DI UN AMICO, DI UN GRANDE POETA, PREMATURAMENTE SCOMPARSO
da Nazario
DAL TIRRENO DEL 21 marzo 2003
Addio al professor Paciscopi
LA ROTTA. Il mondo della scuola e della cultura pisana sono in lutto. È morto all'improvviso, stroncato da un infarto, il professor Francesco Paciscopi. Aveva 60 anni e abitava alla Rotta. Lascia due figlie, Ambra e Alice. Plurilaureato, docente stimatissimo dai suoi allievi - ne ha cresciuti a centinaia - Paciscopi insegnava lettere alla scuola media di Montopoli Valdarno dove era arrivato nel 1984.
Premio Rabelais 1996, IL TEMPO DEL VINO, BLU DI PRUSSIA EDITRICE, 1996 |
VINCITORI A PARI MERITO:
Pia Bandini
Paolo Cabascia
Domenico Cara
Anna Maria Fattorosi Macciò
Roberto Fioraso
Francesco Paciscopi
Paolo Polvani
Fryda Rota
Vinicio Saviantoni
DI FRANCESCO
PACISCOPI
SAN
GERVASIO
Un
profumo insidioso di lentischi
mi dilata
il ricordo.
E
scioglie la campana
il verde
spento delle mie vallate
richiama
alle ragioni dell’attesa
percorsi
avvelenati.
Scandisce
l’ondeggiare dei vigneti
il cielo
grande delle mie colline
a ritrovare
l’erba scolorita
di
lontane vendemmie.
Volti sciupati
si dilatano
all’aria di settembre
sbaragliando
la sera.
Siete
scomparse per non ritornare
voci d’aria
e di pena visi smorti
stampati
nel tramonto.
E lenta
la campana
martella
cieli d’abbagli scordati
rincorre
coi rintocchi allucinati
la
fine del mio mondo nelle siepi.
Mi associo nel ricordo : questo eccezionale artista ha lasciato un grande vuoto . La sua poesia è lirismo e pathos,sempre dolcissima nelle immagini e nella scelta della parola ,suadente e nobile. Un verseggiare inconfondibile , nei versi liberi di grande armonia musicale. Ebbi modo di commentarlo ( ne sono felice e orgogliosa) e lo definii poeta post-romantico.
RispondiEliminaRingrazio Pardini che ha offerto l'occasione di ricordare questo caro amico troppo presto scomparso.
Edda Conte.
Porto qui il mio ricordo (scarno, purtroppo) di Francesco Pacìscopi, con il quale mi sono incrociato un paio di volte in occasione di premi letterari. Di uno ho memoria più vivida: l’Alessandro Contini Bonacossi 2001, dove Dante Maffia vinse per l’edito, io per l’inedito, secondo Paciscopi. Alto, magro, severo, lo ricordo -al momento della premiazione- arrancare (mi pare fosse affetto da lieve zoppia) verso il tavolo della giuria nell’ampia corte della villa medicea di Capezzana . Non ci fu occasione di scambiare qualche parola e neppure di conoscerci, perché andò via subito dopo la cerimonia di premiazione o forse prima ancora che questa finisse. Mentre scrivo recupero un altro ricordo, meno nitido:la vittoria di Paciscopi al “Città di Quarrata” nel 1991, anno in cui partecipai per la prima volta a questo premio, risultando tra i dieci segnalati. Qui fui io ad andare via subito dopo la cerimonia per motivi di rientro a casa. Mi piacque molto quella cerimonia di premiazione, molto ben organizzata dal compianto Vivaldo Matteoni, autentico inventore di quel Premio; e al mio fraterno amico Luigi che mi aveva accompagnato da Ischia a Quarrata (e che ora non c’è più) confidai che mi sarebbe piaciuto molto vincere quel premio. Cosa che accadde nel 1995. Mi accorgo di essermi fatto prendere dalla memoria. Torno al poeta Paciscopi, per il quale ho avuto sempre grande rispetto, stima e ammirazione. È stato un vero poeta. E anch’io, come l’amico Nazario, voglio ricordarlo con una sua poesia.
RispondiEliminaPoggio al vento
Il tremolio contratto delle siepi
scivola sui ricordi
Martella la campana
il verde stinto delle mie vallate
richiama alle regioni dell’attesa
i percorsi sciupati
Scolpisce la stagione dei vigneti
il tempo grande di queste colline
mi riporta fra i fieni indefiniti
di perdute vendemmie
Volti senza assoluto
sciamano nelle brume di settembre
sbaragliando la sera
Ammucchiava la raffica di roncole
i grappoli spezzati
nel vento delle argille abbandonate
alla teoria dei pampini giallastri
Controluce sui gioghi di lavanda
le donne nel delirio delle crete
scioglievano la fuga dei calanchi
Ed un’eco di terre solitarie
portava la canzone di Manola
alle prode deluse
Siete spariti per non più tornare
inni d’erba e di pena visi spenti
sui tralci di vitalba
Lenta la mia campana
rincorre cieli di giorni distanti
flagella di riverberi inquietanti
la giovinezza spersa tra le siepi
Francesco Pacìscopi
Ed io ti ringrazio, carissimo Nazario, per aver messo generosamente in atto ciò di cui spesso abbiamo parlato nelle nostre conversazioni telefoniche: ridare voce a chi non ha più voce.
Pasquale Balestriere
Non ho conosciuto il Poeta Pacìscopi ma lo conosco adesso attraverso quest'omaggio del Prof. Pardini e ancora di Pasquale Balestriere.Componimenti in endecasillabi e settenari che che, molto simili nelle tematiche e in alcuni versi, accostano la natura al proprio sentire che si perde tra le siepi di leopardiana memoria. Ogni verso ha in sé dolore in un lirismo chiaro, quasi in contrasto.: Il profumo è insidioso, i percorsi avvelenati,l'erba scolorita,visi smorti e quella lenta campana che ritorna in entrambe le liriche a flagellare il suo mondo perduto. Grazie.
RispondiEliminaPatrizia Stefanelli