DAL CERCHIO INTORNO AL BUIO
LA
VELA
Incastonato
alla torva
corrente fluitavo
sotto
ponti di stelle tra i riflessi
di
città capovolte
frugando
la preghiera dei canneti
lungo
rive di sonno
dove
spegneva i suoi pallidi lampi
il
passo della luna.
In lontananza
intravidi
la vela inafferrabile
col
suo bianco messaggio sfilacciato
dai
venti della notte.
Ricordai
di non
essere atteso
nel
fermo girotondo delle assenze
dove l’urlo
si strozza
e del
naufragio
stanche
memorie scendono alla foce.
Splendida lirica allegorica, nella quale il poeta non insiste sui quadri figurativi, nonostante la tendenza all'immaginifico. Il lirismo non soffoca la vita, la lascia librare nel tempo dell'attesa, in quel lampo che è essenza esistenziale... La morte è sentita da salvatore Cangiani come ritorno alla 'foce', che potrebbe identificarsi con il ventre materno.. Si tratta di una reimmersione nel ciclo perenne di morte e di rinascita. Non si tratta di una lirica descrittiva e rivela un atteggiamento di acuta osservazione e di religioso rispetto verso i fenomeni naturali. La nave dell'Autore, ai miei umili occhi, si presenta come tutti i mascheroni degli antichi velieri e, con la sua malinconica bellezza, s'identifica in ogni ritorno.
RispondiEliminaPoesia originale, di squisita fattura!
Maria Rizzi