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lunedì 27 febbraio 2017

CLAUDIO FIORENTINI: "NUOVA PUNTATA DI VISIONI DA CAPTALOONA"

Claudio Fiorentini,
collaboratore di Lèucade




Ecco a voi una nuova puntata di Visioni da Captaloona. Oggi parliamo della poesia di Carta Cristiano Maria, della raccolta di racconti Babelfish di Gino Pitaro, continuiamo la nostra ricerca della poesia nel rock e, come sempre, proponiamo splendidi intervalli musicali. Buon ascolto!



PATRIZIA STEFANELLI: "PER IL COMPLEANNO DI N. PARDINI"


Patrizia Stefanelli,
collaboratrice di Lèucade









E quanto amava stare in prima sera
dove l’asolo porta le sue essenze
d’erbe mature che avide di guazza
si accalcano di aromi. Ti Ricordi?
 (cit. da  Nazario Pardini- Alba)

Al giudizio severo ed a cortese Fama
venni malinconosa declinando lo sguardo
come quando riserbo ti prende dentro al cuore.

Venni, dunque al Maestro,
Pardo nomato non per variegato
pelo ma per veloce suo intelletto*
che già virtù di gran saggezza aveva.

Pensai: chi corre, corre ma chi fugge s’invola
e volai nella notte che precede
il giorno della festa.

Così vegliai con lui fino a che fece l’Alba
e dalle sponde dove sedevamo,
vedemmo le ombre passare sul grano.

Vai - egli disse - non tardare, il tempo
andato è consumato e presto verrà Sera
tra le case a sfrangiarsi
confusa
nelle tante maniere vorticose
cangiante
come il lago che increspa in superficie.

E tu, non perderla.

Patrizia Stefanelli


**cit.  Canzoniere - sonetto  CCCXXX  di  F. Petrarca







FRANCESCO CASUSCELLI: "PER IL COMPLEANNO DI N. PARDINI"


Francesco Csuscelli,
collaboratore di Lèucade



Ho visto un fanciullo correre tra i colori
della campagna sugli argini d’un ruscello
dove sedeva ad ascoltare la voce
dell’acqua e respirare i primi fiori dell’amore.
Ho visto un giovane nella vigna del padre
raccogliere l’uva della sua amata terra
e andare via dopo il banchetto familiare
lasciando i pampini indorati dal tramonto.
Ho visto un uomo ritornare ad osservare
l’immensità del mare e i barbagli delle onde
interrogando il vento sulla rotta verso Lèucade.
Ho sentito l’emozioni del suo cuore
e la profondità della sua anima
nel canto dell’assenza.
E quanto stupore sommoveva
la sensibile anima dell’uomo
quando nelle pigre ore di luglio
passeggiava tra i sentieri della natura.
Ho letto tutto questo nei versi
modellati con mani e sentimento
legate con corde di liuto che suonano
per mano di Saffo nelle evasioni
tra terra e infinito.
Ho nei miei occhi la sua meraviglia
nel cuore l’eco del suo canto
e sul tavolino i suoi libri pregnanti
del succo liquoroso spremuto dalle sue vene
fonte d’immortale musicalità

sabato 25 febbraio 2017

DAVIDE CORTESE: "LETTERE DA ELDORADO"


“Se i poeti facessero sciopero, forse all’inizio non se ne accorgerebbe nessuno, ma se la poesia finisse per andarsene dal mondo, non sopravvivremmo”, dichiarò qualche tempo fa, in un’intervista, Chandra Livia Candiani, poeta che ammiro particolarmente per il suo modo prezioso di fare poesia, per la gente.
Una delle sue ultime grandi missioni è stata quella di portare i versi sui banchi di scuola per i bambini della periferia milanese, quelli che sicuramente più di altri hanno bisogno di sentire il vigore autentico della parola che resta, in questa stagione dove tutto corre a ritmo di bit, dove l’infanzia è spesso ignorata, violata, nelle periferie nostre e del mondo. E, allora, la poesia aiuta a salvarci dal silenzio dell’indifferenza.
Niente di più appropriato mi viene in mente, leggendo quest’ultima raccolta poetica di Davide Cortese. Immagino il suo Eldorado, una terra incontaminata, selvaggia, florida, dove la poesia emerge rigogliosa in ogni angolo senza chiedere permesso, senza autorizzazioni, senza stonature, senza bocche, facce, firme.
[…]
Dylan Thomas scriveva “La mia poesia è, o dovrebbe essermi, utile per una sola ragione: è il resoconto del mio sforzo individuale per passare dall’oscurità ad una qualche misura di luce”.
Chi voglia scorrere queste pagine, sentirà come la ricerca di “una qualche misura di luce” s’impone allo sguardo di Davide Cortese come imperativo, come scelta irrinunciabile, come necessità imprescindibile.”

(dalla postfazione di Alessia Fava)


***

Perdere non è un gioco che ami.
Con un solo sguardo corrucciato
tu pieghi la sera al tuo volere.
Prendi per la nuca la luce
e la baci con labbra erette.
Nelle vene ti scorre un sole
segreto nell’impero del buio.
Tu lo dici il tuo astro d’enigma
quando mi soffi sul viso una parola.
E sorridi con una tenerezza tua
allentando la presa del dolore.
*
Adesso ho il passo stanco di chi al crepuscolo
tornava lento dalle cave di pietra pomice
cedendo alla sera lo stupefatto candore
della bianca montagna ferita.
Capelli impolverati hanno i pensieri
e dolorante di colpa è la vertebra
di chi ha portato addosso la luna.
*
Indosso uno dei miei bizzarri cappelli
per andare a cena con me.
Accendo quel che rimane di una candela
e mi parlo ancora di te.
Pago io il conto che non esiste
impedendo di farlo pagare a me.
Non ha mai avuto volto né nome
l’oste che mi ha chiesto di te.
Non c’è nessuno al mio tavolo
eccetto tutta l’assenza di te.
*
La mia pelle è in ascolto.
Le mie dita origliano il tuo volto.
Ascoltano, i miei occhi:
ciò che sul frutto dice il colore,
ciò che di te dice la luce.
Sento. Sento di te l’universo
e che anche tu mi ascolti.
Poi mi faccio conchiglia.
E tu ti fai conchiglia.
*
Vista, tatto, gusto, olfatto, udito, poesia.
Asia, Africa, Europa, America, Oceania, Poesia.
Primavera, estate, autunno, inverno, poesia.
Nord, est, sud, ovest, poesia.
Aria, acqua, terra, fuoco, poesia.
*
Risveglio
Una mattina mi son svegliato
e non c’era più nulla da temere.
Una mattina mi son svegliato
e potevo essere semplicemente chi ero,
senza che nessuno mi negasse il suo sorriso,
senza essere percosso e offeso,
né maltrattato, né deriso, né ucciso
per ciò che ero senza averlo deciso.
Una mattina mi son svegliato
ed ero fiero di essere chi ero.
Ero nero senza apparire diverso,
ero gay senza apparire perverso,
ero ebreo, musulmano, senza aver perso
la gioia di essere ospite dell’universo.
Una mattina mi son svegliato
e per tutti ero semplicemente un uomo.
E per ciò che io ero: umano,
non c’era affatto da chiedere perdono.
*** 

Davide Cortese è nato a Lipari nel 1974 e vive a Roma. Si è laureato in Lettere moderne all’università degli studi di Messina. Nel 1998 ha pubblicato la sua prima silloge, titolata “ES” (Edas, Messina), alla quale sono seguite le sillogi: “Babylon Guest House” (Libroitaliano, Ragusa, 2004), “Storie del bimbo ciliegia” (un’autoproduzione del 2008), “Anuda” (Aletti Editore, Roma, 2011. In versione e-book per LaRecherche.it nel 2014), “Ossario” (Arduino Sacco Editore, Roma, 2012) e “Madreperla” (Lietocolle, Falloppio, 2013). Le sue poesie nel 2004 sono state protagoniste del “Poetry Arcade” di Post Alley, a Seattle. Davide Cortese ha recentemente ricevuto in Campidoglio il Premio Internazionale “Don Luigi Di Liegro” per la Poesia ed è anche autore di due raccolte di racconti, di un romanzo e di un cortometraggio.


SANDRO ANGELUCCI LEGGE: "TANTO VALE VIVERE" DI NATALE LUZZAGNI


 
Sandro Angelucci,
collaboratire di Lèucade


TANTO VALE VIVERE: “UN LIBRO CHE NON C’ERA”



       “Chi frequenta Natale Luzzagni per la sua attività, e i suoi interessi più evidenti, si sarebbe aspettato che il primo libro da lui scritto riguardasse il mondo dell’arte pittorica, del quale è profondo appassionato e conoscitore […] Chi ha stretto con lui anche un rapporto umano d’amicizia, sa che l’altro possibile argomento sarebbe stato l’amore […] invece, rispetto all’arte e all’amore, in questo volume troverete tutt’altro […] Il meno sorpreso tra tutti, ad ogni modo, è stato forse il sottoscritto […] Conosco abbastanza Natale e non c’è stato bisogno di alcuna spiegazione affinché io comprendessi, in un attimo, che il suo vero interesse non erano le ragioni nascoste dentro e dietro le morti, ma quelle presenti nei respiri, sussulti, singulti degli animi viventi.”
       È l’incipit, dell’impeccabile e acuta prefazione all’opera, di Stefano Valentini, il quale mette subito in chiaro che Tanto vale vivere – lungi dall’essere un resoconto – è un libro, un testo letterario nuovo e originale per un’unica, imprescindibile ragione: vede le cose da una prospettiva diversa. Dove – per il senso comune – il contrario della normalità è l’anormalità; qui l’anormale assume la connotazione di speciale, straordinario, non massificato.
       È l’insieme: la vita intera (comprensiva della morte) ad essere presa in considerazione; ascoltate come, e con quale efficacia, il critico padovano rende metaforicamente il concetto: “Se Luzzagni si interroga su come un ramo d’improvviso si spezza, su dove possa ravvisarsi il punto di rottura, è perché gli interessa il ramo nel suo insieme, non soltanto il punto in cui ha ceduto.”.
       Trovo magnifica l’allegoria: chi, davvero, quotidianamente saggia la vita non può non sapere cos’è la morte; viceversa, chi non vive, lasciandosi andare, facendosi trasportare dalla corrente, non conosce né l’una né l’altra. Ecco perché questo lavoro è importante: è la dimostrazione che prendersi cura della privazione più grande, di cui ci si possa fare carico, è provare – senza se e senza ma – che il dono, la ricchezza e il bene è uno soltanto: la vita.
       E bene fa Stefano, ancora, a definire un inno alla stessa questo encomiabile debutto letterario di Natale. “La letteratura, come tutta l’arte, è la confessione che la vita non basta” (da Il poeta è un fingitore di Ferdinando Pessoa), si legge nella citazione riportata sul finire de Buio: l’ottimo prologo a firma dell’autore stesso, che si conclude con l’apporto di una poesia, di Martha Madeiras, Lentamente muore, della quale, se non altro, voglio segnalare i primi versi; quelli che confermano le verità di una visione anticonvenzionale della realtà come è giusto debba essere considerata quella di Luzzagni: “Lentamente muore / chi diventa schiavo dell’abitudine, / ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, / chi non cambia la marcia, / chi non rischia e cambia colore dei vestiti / chi non parla a chi non conosce.”.
       Quella che s’incontra in queste pagine è una pluralità di voci: “Qui ci sono voci, tracce, storie, istanti, parole e numeri appartenenti ad esistenze uniche – scrive il Nostro – ed a lui sembra rispondere ancora Valentini (v. quarta di copertina) immedesimandosi nell’amico: “potevo esserci io, al posto tuo (al posto di qualunque dei cinquantasette autori presentati), forse con meno talento ma altrettante domande, perché la vita di chiunque è un susseguirsi d’interrogativi e chi si suicida, semplicemente, sa darsi meno risposte, o forse invece qualcuna di più.”.
       “Meritano tutta la delicatezza di uno sguardo benevolo” questi scrittori e scrittrici: la meritano in virtù di quanto detto finora; perché è sbagliato e presuntuoso fissare disuguaglianze non solo tra vita e vita ma anche tra morte e morte, sentenziare ed ergersi a giudici in ambito morale; perché – come canta Fabrizio De André per l’amico Tenco – “Quando attraverserà l’ultimo vecchio ponte / ai suicidi / dirà baciandoli alla fronte / venite in Paradiso / là dove vado anch’io / perché non c’è l’inferno / nel mondo del buon Dio.”.
       “L’assunto moralista contiene in sé il bisogno essenziale di separare quello che è assolutamente giusto da quello che non può essere perdonato – scrive ancora Natale –. Gli stessi suicidi, quelli che aderiscono all’idea che il peggio è per chi resta, hanno l’istintiva premura di chiedere scusa ed invocano la benevolenza dei viventi.”.
       Ma il motivo fondamentale per cui costoro sono degni della più completa, fiduciosa attenzione è un atto altruistico, è il primo passo per arrivare ad amare sul serio. Si obietterà: chi si toglie la vita non sa volersi bene; ecco, questa è la classica conclusione cui giunge chi nulla fa per non cadere nella trappola del luogo comune e del giudizio aprioristico, acritico e superficiale. Non è vero che il suicida non si ama a sufficienza: non appaia paradossale ma egli, al contrario, si ama troppo; si, troppo per sopportare di non sentirsi amato.
       Neppure uno, degli autori antologizzati, contravviene: a ben vedere, ciò che li induce ad optare per la scelta estrema è costantemente una carenza affettiva – da parte dei loro simili, però, attenzione – nei confronti di chi non riesce a sostenere il peso di tale mancanza.
       Persino quelli che sembrerebbero i più sicuri, i più fedeli, i più vocati e addirittura più attratti dal vigore esistenziale tradiscono poi i segni dell’impazienza, della ribellione. Penso all’affermazione di Carlo Michelstaedter: “Né alcuna vita è mai sazia di vivere in alcun presente che tanto è vita e si continua nel futuro quanto manca del vivere. Che se si possedesse qui tutta e di niente mancasse, se niente l’aspettasse nel futuro, non si continuerebbe: cesserebbe d’esser vita” (pag. 64), quasi sconfessata – e confermata – dalla lettera alla madre (testualmente riportata a pag. 68) in cui molti hanno visto e ravvisato l’annuncio di farla finita all’età di soli ventitre anni. Penso allo scrittore e saggista statunitense David Foster Wallace che scrive: “Io sono decisamente antimorte. Dio sembra essere sotto ogni profilo promorte. Non vedo come potremmo andare d’accordo sulla questione lui ed io” dopo aver espresso quest’altro pensiero: “Sono tremendamente spiacente di importunarla. Posso ripassare. Mi stavo solo chiedendo se in un Programma speciale ci fosse una preghiera per quando ci si vuole impiccare” (pag. 172). Mi viene in mente la Cvetaeva, che così immagina di rivolgersi ad un ipotetico passante, che si ferma davanti alla sua tomba: “Strappa uno stelo selvatico per te / e una bacca – subito dopo. / Niente è più grosso e più dolce / di una fragola di cimitero. // Solo non stare così tetro /…. / Con leggerezza pensami, / con leggerezza dimenticami.”, rafforzando l’idea (da lei stessa sostenuta) di non voler morire, semmai di voler non essere.
       Sono soltanto tre delle storie – ciascuna per suo conto – straordinarie contenute nell’opera: un libro, tra l’altro, interessante anche per costrutto: per prime, presentate le storie; poi, i casi inevitabilmente ancora avvolti nel mistero; quindi, la lunga serie dedicata alle Parole e ai Volti e – per finire, come in un album fotografico – le Istantanee. Tutto, a dimostrazione di una cura certosina nell’impostazione e nell’interpretazione di un lavoro fuori dagli schemi precostituiti.
       Per concludere, mi piace tornare alle ragioni, al perché della scelta dell’ambito letterario: lo esprime – in modo chiaro, inequivocabile lo stesso Luzzagni – “Poeti e scrittori, nel loro processo contemplativo sono completamente soli […] La parola è una dotazione essenziale in diretta connessione con il proprio mondo interiore; è uno strumento simbolico che richiede una misura attenta […] Le parole costringono ad una capacità sintetica che è essa stessa il distillato di uno spirito strabordante…”. Tracimante, appunto, come la sensibilità di un suicida, troppo spesso e banalmente identificato con l’eroe o con il debole; quando di prodi e vigliacchi è pieno il mondo.
       Non ci vuole né audacia né viltà per avere la certezza che – comunque vada – tanto vale vivere.

                                     Sandro Angelucci



Natale Luzzagni. Tanto vale vivere. Venilia Ed. Padova. 2016. Pp.322.

€ 18,00

venerdì 24 febbraio 2017

PREMIO INTERN. DI POESIA, NARRATIVA, SAGGISTICA "TULLIOLA - RENATO FILIPPELLI"

Bando di Concorso 2017.docx1/ 3

Premio Internazionale di Poesia, Narrativa, Saggistica
“Tulliola – Renato Filippelli”
XXIV edizione – 2017

 Presidente del Premio: Carmen Moscariello
Presidente della Giuria: Annella Prisco
Vice Presidente della Giuria: Raffaele Messina
Segretario Generale: Fiorella Franchini
Segretaria  Barbara Vellucci
ART. 1
L’Associazione culturale “Tulliola” in Formia (LT) bandisce la XXIV edizione del Premio internazionale di poesia, narrativa e saggistica “Tulliola - Renato Filippelli”.
La partecipazione al Premio è aperta a tutti i poeti, narratori, saggisti residenti in Italia o in uno dei Paesi dell’ Unione Europea, che abbiano compiuto il diciottesimo anno di età alla data di scadenza del presente bando.
  
 ART. 2
Il Premio si articola nelle seguenti sezioni:
A - Sillogi di poesia;
B - Opere di narrativa (romanzi o raccolte di racconti); 
C - Opere di saggistica a tema libero;
D - Opere di saggistica sulla figura e/o l’opera di Renato Filippelli
Tutte le opere delle sezioni A, B, e C devono essere state pubblicate in lingua italiana, in formato Cartaceo.
ART. 3
La partecipazione al Premio è libera e non è richiesta alcuna quota d’iscrizione. Le opere devono essere inviate in sei copie al seguente indirizzo:  
Presidenza Premio “Tulliola” c/o prof.sa Carmen Moscariello, via Paone San Remigio, snc – 04023 FORMIA (LT).
Le copie devono essere accompagnate dalla Scheda di partecipazione allegata al presente bando.
ART. 4
Le sei copie dell’opera, unitamente alla Scheda di partecipazione, devono pervenire alla Presidenza del Premio entro il termine improrogabile del 30 maggio 2017. Non saranno prese in considerazione le opere giunte oltre tale data.
È possibile partecipare a più di una sezione. In questo caso le opere dovranno pervenire in plichi separati, con distinte schede di partecipazione. 
ART. 5
Il giudizio della Giuria è insindacabile. Essa è così articolata:
Presiede tutte le sezioni Annella Prisco
A - Sillogi di poesia: Carmen Moscariello, Annella Prisco, Raffaele Messina, Fiorella Franchini, Michele Urrasio, Serena Dal Borgo, Manfredo Di Biasio, M. Luisa Daniele Toffanin;
·         B - Opere di narrativa: Carmen Moscariello, Annella Prisco, Raffaele Messina, Fiorella Franchini, Mimma Filippelli, Paola Piccinno; 
C - Opere di saggistica: Carmen Moscariello, Annella Prisco, Raffaele Messina, Fiorella Franchini, Giuseppe Manitta, Domenico Pampinella;
D - Opere su Renato Filippelli: Carmen Moscariello, Annella Prisco, Raffaele Messina, Fiorella Franchini, Mimma Filippelli, Giuseppe Manitta
E- Premio per la Legalità contro le mafie: la Giuria premierà con onorificenze pubbliche tre personalità che si sono particolarmente distinte nella crescita e nella difesa del nostro Paese.
ART. 6
Per ciascuna sezione, la Giuria individuerà con giudizio motivato tre opere vincitrici, a pari merito e senza graduatoria. Agli autori delle opere selezionate verrà consegnato il “Premio Tulliola – Renato
Filippelli” – XXIV edizione, consistente in targhe prodotte artigianalmente e altre onorificenze.
Un attestato di partecipazione sarà consegnato a tutti gli autori delle opere pervenute. 
ART. 7
La Cerimonia di premiazione si terrà in Formia (LT) presso il Castello Miramare, lunedì 16 Ottobre 2017.
I vincitori, preventivamente informati, s’impegnano a ritirare il premio personalmente. I premi non ritirati non saranno spediti.
Le opere inviate non saranno restituite. 
La Presidenza del Premio si riserva la facoltà di apportare eventuali modifiche al programma, dandone tempestiva comunicazione ai partecipanti.
ART. 8
La partecipazione al Concorso implica la piena accettazione del presente bando in tutti i suoi articoli.
·         Premio Internazionale di Poesia, Narrativa, Saggistica “Tulliola – Renato Filippelli” XXIV edizione – 2017
                           
SCHEDA DI PARTECIPAZIONE
    
Il sott._________________________________
nato/a a_________________il______________
residente in …………………………………….
C.A.P___________Città ___________________
rec. Tel.________________________________
e-mail _________________________________
preso atto di tutti gli articoli del bando della XXIV edizione del Premio Internazionale “Tulliola –
Renato Filippelli”, accetta tutte le norme che lo regolano e dichiara:
- di essere maggiorenne;
- di essere cittadino italiano o di uno dei Paesi dell’Unione Europea;
- di voler partecipare alla sezione ………………….………… con l’opera (titolo/editore/data di pubblicazione) ……...…………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………

Firma ___________________________________
Autorizzo l'Associazione culturale “Tulliola” al trattamento dei miei dati personali ai sensi della legge 675/96.
    
Firma ________________________________________
·          

Premio “Tulliola Renato Filippelli” XXIV Edizione
Presidente del Premio Carmen Moscariello
Presidente della Giuria Annella Prisco
Vivepresidente Raffaele Messina
Segretaria Generale Fiorella  Franchini
Addetta stampa Barbara Vellucci

Iniziativa promosso trenta anni fa da Carmen Moscariello,  a cui si affiancava l’Associazione culturale ”Tulliola”. Il Premio “Tulliola” per la Poesia, Saggistica, Narrativa, legalità, quest’anno non prevede graduatori tra i partecipanti nelle diverse sezioni, tutte le opere saranno considerate  a pari merito. Si è aggiunto da sette anni il Premio per la Legalità contro le mafie, in questa sezione sono premiate tre grandi personalità della società civile, impegnate nella lotta alla mafia.
L ’iniziativa  muove da presupposti precisi : onorare la memoria del Poeta Renato Filippelli, dare il proprio contributo alla lotta alle mafie, realizzare un istituto multimediale di “Scrittura e immagine”, attivando manifestazioni in cui confluiscano motivi concreti di cultura.
Fra gli obiettivi primari c’è quello di far confluire un vasto ed eccellente pubblico da tutta Italia, se non dal mondo, e costituire una “festa della Cultura e del Bene Sociale”, un bisogno di crescere e migliorarsi insieme agli altri, onorare lo Stato e i rappresentanti che gli rendono merito con il loro lavoro e impegno quotidiano, premiando le eccellenze in ogni settore.
Anche quest’anno saranno protagoniste eccellenze del mondo letterario, del teatro, della pittura, dell’impegno nella lotta contro la camorra, del cinema, della medicina, del giornalismo,  della scuola, delle Forze dell’ordine, della produzione, del lavoro,( per chi si sia impegnato in progetti per l’occupazione giovanile, che abbiano avuto riscontro).  L’associazione “Tulliola” è la più antica di Formia, al registro delle iscrizioni risulta la  n. 8. La giuria del  Premio, nel tempo, è stato presieduto da  uomini e donne che entrano di diritto nella storia letteraria e delle eccellenze  del nostro Paese, tra queste: Renato Filippelli, Ugo Piscopo ,Wanda Marasco, Annella Prisco. Il Premio non ha  mai chiesto contributi a enti dello Stato, né a privati, né alcuna tassa è pagata dai partecipanti. Delle spese si fa carico la Presidente del Premio Carmen Moscariello . L’associazione e il premio sono state insignite da due medaglie del Presidente della Repubblica.
La Presidente del Premio

Carmen Moscariello


BANDO CONCORSO PREMIO LETTERARIO GRATUITO

PARROCCHIA SAN GIACOMO APOSTOLO
VIA ARGINONE 165 FERRARA

OGGETTO : BANDO CONCORSO PREMIO LETTERARIO

REGOLAMENTO
1. Il premio, a tema libero, si articola in due sezioni:
Sez.A: Poesia in lingua italiana (max 40 versi)
Sez.B : Poesia in dialetto ferrarese (con traduzione in italiano)

2.Possono partecipare, ad una sola sezione, tutti i poeti e gli scrittori, nonché tutti gli studenti fino alla maturità , inviando una sola opera in cinque copie al seguente
indirizzo:
· Parrocchia di San San Giacomo Via Arginone 165, 44122 Ferrara

IN CASO DI INVIO MEZZO POSTA                    ELETTRONICA:
Entro e non oltre il 3 aprile 2017

3. La partecipazione al concorso è gratuita
4.Le opere inviate non verranno restituite e l’organizzazione del premio si riserva il diritto di una loro eventuale pubblicazione.
5.I lavori inediti e mai premiati saranno        valutati da commissioni composte da critici                letterari, scrittori ed insegnanti il cui giudizio sarà          definitivo ed   insindacabile.
6. I primi, i secondi ed i terzi classificati e i                 segnalati di ogni sezione saranno premiati con             coppe, libri e pubblicazioni.
7. L’invito alla cerimonia di premiazione si
intende esteso a tutti i concorrenti, ma non dà             diritto ad            alcun rimborso spesa.
8. Nel caso di invio delle opere in forma              cartacea, esse dovranno pervenire in cinque (5) copie                        dattiloscritte o              fotocopiate e solo una copia dovrà contenere i dati anagrafici dell’Autore con relativo indirizzo, numero telefonico ed eventuale indirizzo mail.
Gli studenti dovranno scrivere anche la              classe e la scuola frequentata.
 Nel caso di invio in formato elettronico,                      DOVRANNO ESSERE INVIATE DUE COPIE, UNA               ANONIMA E UNA CON I DATI IN CALCE AL TESTO
I FILE DOVRANNO PERVENIRE SOLO ED            ESCLUSIVAMENTE IN FORMATO WORD.

9. La partecipazione al concorso implica                 l’accettazione di tutte le norme relative al
presente regolamento.
10. Un premio speciale sarà assegnato                 all’opera che maggiormente si attiene al tema di dedica del concorso “
11.Con riferimento alla Legge 657/96 sulla tutela dei dati personali si garantisce l’assoluta riservatezza, i dati saranno usati esclusivamente per gli scopi previsti dal bando.

LA PREMIAZIONE AVRA’ LUOGO IL 10 GIUGNO 2017 PRESSO I LOCALI DELLA PARROCCHIA.
CON IL SEGUENTE PROGRAMMA
ORE 17.30: SANTA MESSA
ORE 18.15: PREMIAZIONE
A SEGUIRE  MOMENTO CONVIVIALE
















N. PARDINI: "DA SAFFO A ANACREONTE"


Da Saffo a Anacreonte
Agape di vino e poesia

DA PREMIO RABLAIS
1998

Vedevamo il corimbo luccicare
al sole pregno di sapore egeo
dalla lucida spiaggia. Un fresco refolo
(all’ombra degli ulivi è il lauto pranzo)
ci arrivava ceruleo. Attraccò
la cantatrice. In rossa seta avvolta
dai barbagli del porto naturale
verso di noi incedette. Accompagnava
il dolce suo profumo di lavanda
dell’isola di Lesbo un auleta
avvinto allo strumento impreziosito
con icone divine. Si sedettero.
Le coppe gli riempimmo di buon vino
delle crete di Candia. Ora il convivio      .
fu finalmente degno sia di Saffo
che d’Anacreonte in quel concerto
di suoni monocordi e di evasione
tra terra ed infinito. Ed iniziarono
tra l’assenzio rosato di marina
ormai al calare ed i riflessi d’oro
sui luccicanti coppi: “Le mie vigne        
perdevano il colore vespertino
di una stagione estrema nel perlaceo
scolore della luna. Era soffuso
il palpito di brezza sopra il seno
voglioso di carezze e impallidiva
ancor di più nel cielo il corpo vago
ai nostri abbracci.” “Come si potrebbe
pensare ad un banchetto senza canto,
senza il suono del flauto così querulo
ma subito propizio con il suono
a dare gioia all’anima.” “Volevo
che tutto il mio sentire si spegnesse
nella notte soffusa e che l’immagine
non guastasse la luce. Era la morte
ch’io bramavo nell’attimo superbo
della gioia di eternare l’amore. 
La poesia e il canto il grande dono
furono degli dei  per il deforme
involucro dell’anima. Nessuno       
pronuncerà di certo il verbo furono      
per i miei versi. Aleggiano con piume    
leggere dell’Olimpo in questo incontro. 
Moriranno gli eroi, le bellezze
di cortigiane effimere e procaci,
ma un cantico se eccelso volerà
oltre gli spazi frali degli umani.
E se restò il ricordo di un’achea
bellezza o ancor di più di gesta eroiche
di un teucro si deve al grande aedo.
Il luccichio del mare accompagnato
dai trilli lamentosi dei colimbi,
il frangersi dell’onda sulle rocce
logorate dagli anni, le tempeste
che spruzzano la bava della schiuma
sui volti scolorati e poi i riposi
delle bonacce sulle vele ai porti
saranno giuste note che stasera,
incise in poesia, legheranno
il convivio all’eterno.” “Che piacere
il gusto, o Anacreonte , del tuo vino
spremuto dalle vene di quei dorsi
a strapiombo sui gorghi. Già i tuoi vecchi
ne gustarono il timbro e certo agli avi
riconoscenza dobbiamo che tra
i colùbri e le serpi sradicarono
sterpaglie e rovi per si fulvo nettare.”
“Che accompagni divina la poesia!
Fine non avrà mai sui nostri suoli
l’unico mezzo d’eternare l’uomo.”
E chiuse Anacreonte: “Dei crepuscoli
ancora canteremo se i convivi
si terranno nei campi o dei meriggi
per le vendemmie. è allora che apriremo
il seno alle cantine e gusteremo
le liquorose annate ormai invecchiate.
Per noi si farà vino anche il tramonto   
quando d’autunno il colle denso esala
di grappoli afrorosi già di tino
lungo le strade. Tra le pietre brune                                         
evadranno le vigne e si faranno                   
i pampani vermigli  ai sogni d’oro                
se l’animo brioso coglierà               
del nettare il sapore giovanile
a rinverdire gli anni. Brinderemo!   
Ricolmi i coppi antichi degli avi      
di rosso o di trebbiano paglierino
saranno forza ipnotica. Alzeranno  
i venti nelle valli metafisiche
dei sogni. Sveglieranno i fumi d’Eros
a spegnere gli affanni e gli abbandoni
dal tavolaccio povero. Alzeremo
di cantina il bicchiere già macchiato
dall’ultima stagione. E sarà amore
il cantiniere eterno che l’oblio
negli agri aromi caccerà di grume.”

Nazario Pardini