Antonio Spagnuolo: Non ritorni. Robin Edizioni srl. Torino. 2016. Pg. 120. € 12,00
Antonio Spagnuolo |
Aurora De Luca su ANTONIO SPAGNUOLO, Non ritorni, Robin Edizioni, Luglio
2016, Torino.
«È
l’ultima pagina di un quaderno che conservi in segreto e divampi ribelle
serpeggiando alla scena».
Non
ritorni mi ha fatto tornare
alla mente poi un pensiero, che è questo: «La gioia di scrivere. Il potere di
perpetuare. La vendetta d'una mano mortale» (Wisława Szymborska).
Poiché Quale fondo limaccioso ci conserva l’autunno / in attesa di un alba
senza più illusioni, / immersi nella solitudine glaciale di un paesaggio/ che
non conosce conforto?
Antonio Spagnuolo conduce un dialogo in
un monologo, per conturbanti versi che hanno il balzo del casquè, «nell’intimo volteggio ricuce le membra l’onda
del violino/ e la pupilla ha brame di vertigini». Poesia che si tocca e che
pulsa, che è fatta di carne, una carne che spasima e che tende a ricongiungersi
con qualcosa (o qualcuno) che non
ritorna; la pupilla accende vortici
sospetti seguendo il frullio dell’arteria,
un sangue biologico che scorre e che pure rievoca il pensiero sbiadito in fantasmi di gioco. In tutto il fato,
irrequieto e ineluttabile, fa emergere intime
verità dalle pieghe della lontananza e del silenzio.
Poesia che è vertigine, nel contempo
illusione e disillusione «Il geranio, aggrappato alla controra, / tenacemente
accompagna la mia storia, / che stilla i giorni senza fantasia, / che ripete il
tuo nome inutilmente».
Il violino suona in sottofondo
«nell’ossessione della tua assenza. / Prigioniero solo della prossima morte /
indosso una maschera tribale»; alla memoria ritorna una gioventù perduta, una
forma evanescente, un vuoto, un ‘non più’ incolmabile.
Versi belli e struggenti, esclamazioni
e tormenti, furori e ceneri, Spirito e Amore che il Tempo diluisce nel tempo, ma
non smorza, giammai, Poesia si fanno.
PERDONO
«Forse non so rassegnarmi, per te
nascosto
fra le cadute della mente ed il
sospetto
delle improvvise illusioni.
Non posso toccare le meraviglie della
tua grandezza,
perché non credo al frutto maturo del
tuo passo,
alle soffici ali dell’eterno che
ghermisce innocenze.
Beffarda e dolorosa l’ossessione
che corrode per insegnarmi il perdono
nel rincorrere affanni dell’addio,
incontenibile gioco,
e condanna il rimorso che perseguita il
tempo»
Aurora De Luca
Grazie caro Nazario, spero la mia nota abbia saputo onorare 'Non ritorni'e la penna di Spagnuolo!
RispondiEliminaUn caro abbraccio a tutti i naviganti,
Aurora