Valeria Serofilli, collaboratrice di Lèucade |
TRA ESTERIORITA’ E INTERIORITA’ L’ULISSE DI ADAM VACCARO
SEEDS, Chelsea Editions, New York, 2014
“Se Ulisse non può
più tornare a Itaca, distrutta nella sua identità migliore da corruzioni e
ignoranze indotte dall’ordine-caos dominante, occorre riprendere viaggio e
misura con le forme dell’inferno contemporaneo. Inferno – per i più –, frutto
di logiche economiche e di un pensiero unico declinato solo in modi diversi a
destra e a sinistra.
Ulisse deve allora
farsi Enea?, alla ricerca di orizzonti in cui rinnovare un senso e un telos,
inattuali e ignoti rispetto al convulso pantano globale attuale? È la materia
esperienziale ed espressiva della II parte.
Entrambe le parti
vogliono – nonostante tutto – fare dei testi che li compongono un graal di semi
offerti a un futuro, per quanto difficile da immaginare, più umano».
Inizio questa mia
disanima introduttiva del libro di Vaccaro con le parole dell'autore riportate
nel libro e citate, come particolarmente significative, da vari critici, tra
cui Giorgio Linguaglossa che le riporta nella rivista on line “L'ombra delle
parole”.
Il libro di Vaccaro
ha suscitato il mio interesse anche per il riferimento a Ulisse, personaggio
fondamentale di tutta la letteratura occidentale, e, su un piano personale, a
me particolarmente caro in quanto protagonista di alcuni miei libri recenti,
tra cui Vestali (poesia) e Ulisse (racconti) già pubblicato in
versione e-book per la Recherche nel 2014.
Ulisse, ancora lui.
Un personaggio che si presta a mille letture e a svariate interpretazioni
personali. Ogni autore e ogni lettore tendono a identificarsi con lui, a
proiettare su di lui il proprio vissuto, notando similitudini e punti
convergenti.
L'Ulisse di Vaccaro
è una figura a metà strada tra esplorazione e conoscenza, studio della natura
umana, spesso complessa e contraddittoria. Sulla nave di Vaccaro Ulisse porta i
propri semi, quelli che tende a spandere, per provare a offrirli ad un futuro
che, per quanto difficile, possa diventare più umano, per usare le parole dello
stesso autore.
Moltissimi sono i
testi in cui questa volontà di diffondere una cultura che voglia significare
anche miglioramento si manifestano nella pagine di questo libro. Alcuni sono
stati citati e altri verranno letti. Lascio al lettore il gusto della scoperta,
come un novello Ulisse anch'esso. Tra i tanti esempio possibili mi limito a
citare una lirica dal titolo in qualche modo emblematico, “Meta!”, pubblicata a
pagina 150 e 151.
Citando la nota critica
di Giorgio Linguaglossa, osserviamo che: “ I personaggi di Clitennestra e di
Ulisse sono emblematici di questa ricerca della vicinanza alla «cosa», sono
colti nella loro problematicità ancestrale, nella loro impossibilità ad
addivenire ad una soluzione che non sia il delitto, essi devono restare fedeli
a ciò che furono, ai valori di un tempo ormai dissolto, che non esiste più. Per
Vaccaro, il loro dolore è ancora il nostro. Sono personaggi «adiacenti» ad un
mondo che è scomparso: Tra gli oggetti «adiacenti» c’è l’arte, il cui compito è
di ripristinare l’ancestrale e di riportarlo a nuova vita; così Ulisse ritorna,
dopo le note peripezie, al focolare domestico.
Linguaglossa
conclude che il ritorno è una sconfitta. Nella mia lettura personale della vicenda
di Ulisse invece il ritorno rappresenta un nuovo inizio, una rinascita.
C'è nella nota di
Linguaglossa una parola importante, sia per il libro Seeds che più in generale
per la poetica di Vaccaro, “adiacenti”. Adiacenza è la meta del viaggio di
Ulisse, il raggiungimento di un luogo in cui ci si riscopre. Questo si evince
anche dai versi della poesia "Il confine":
Dunque tu mi dici
che il mondo non finisce qui
che questo è solo un
confine
e non una fine
Dammi allora una
mano a seguire questo filo
che mi si perde tra
le mani
dammi ancora una
mano che non mi
faccia perdere tra
le tue mani.
Un libro, questo di
Adam Vaccaro, che sa abbinare bene il racconto della propria vicenda personale
ad uno sguardo più ampio, collettivo. Sa guardare, attraverso la prospettiva e
le angolazioni del proprio mondo e della propria terra le immagini, anche
crude, del mondo, quello reale, autentico, quello che, attraverso i Semi delle
parole ma soprattutto delle azioni possiamo e dobbiamo provare a modificare.
Lo sai che l’acqua
era un prodigio
che allevava gli
occhi Altrove
Verso un universo
atteso
sorridente e muto da
sempre
(dalla poesia Acqua).
In conclusione
possiamo dire, attingendo stavolta alle parole di Dante Maffia pubblicate ne
“La presenza di Erato”, altro nome caro a me e alla mia produzione poetica,
come sa chi conosce la mia produzione e i miei punti di riferimento, letterari
e mitologici. Maffia sostiene che “Vaccaro è un poeta sanguigno e tuttavia non
si è mai abbandonato al dettato interiore senza prima averlo vagliato
attraverso le consonanze filosofiche che coltiva da sempre. Egli sembra volerci
dire che non può esistere poesia se non corroborata dal pensiero, ovviamente
senza funestarlo di teoremi o di ossessioni teoriche. Nella versione inglese
Vaccaro guadagna in sintesi, e dimostra che il suo mondo può raggiungere anche
emisferi lontani, perché non è mai disgiunto da una carica umana davvero calda
e convincente. Sarà l’effetto di quello che lui chiama adiacenze? Sarà quel che
vi pare, ma in questo libro possiamo sentire un’ampiezza di dettato e di
respiro rari nella poesia italiana odierna troppo spesso legata all’assurdità
degli enunciati tout court. Ma sia chiaro, egli non è per nulla lontano dalle
consuetudini della quotidianità, soltanto che dopo l’incipit sale verso sfere
diverse e cerca approdi nuovi. E ciò, è evidente, lo porta a considerazioni che
hanno accensioni inaspettate. Egli viaggia dentro se stesso e fuori di sé senza
fare distinzione e così l’io e l’universo si scambiano il fiato, si
accapigliano, giocano perfino, per trovare un punto d’arrivo. Naturalmente
questi affondi sono possibili perché egli possiede in sommo grado la facoltà
dell’intuito, una larga cultura ben digerita e la necessità del canto”.
Concordo con quanto
espresso dal poeta e critico calabrese: Vaccaro riesce a non far notare il
passaggio tra il mondo interiore e quello esteriore, tra l'esteriorità e
l'interiorità, e questo è quanto mai raro in un mondo poetico spesso
caratterizzato da espressioni individualistiche se non addirittura egoistiche e
fini a loro stesse.
Vaccaro da sempre
prova ad estendere lo sguardo al di là delle mura e dei confini rassicuranti.
Non propone mai
soluzioni definitive che possano cambiare in un solo colpo il mondo e il suo
destino. Però indica percorsi graduali, di maggiore ascolto verso l'altro, di
attenzione verso quei gesti e quelle parole che possono condurre ad un graduale
miglioramento nella letteratura cosi come nella vita.
Valeria Serofilli
Pisa,
Caffè Storico Letterario dell'Ussero ,
31marzo 2017
Nessun commento:
Posta un commento