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“Come per una mission…”
Questo lavoro vuol essere un tentativo di parlare della
scrittura in modo nuovo e originale, al di là delle a volte eccessive ed
autoreferenziali speculazioni critico-esegetiche dell’attuale panorama
letterario nazionale, ma “dentro” questa volta, non solo all’animo, ma al
neuronico mistero dell’inconscio e addirittura ai polpastrelli, alle dita, alla
mano dello scrittore. La mano, infatti, è la “concrezione corporea” di ciò che
culturalmente chiamiamo uomo così che, come dice Giordano Bruno nella “Cabala
del cavallo pegaseo”, “Tutto questo, se
oculatamente guardi, si riferisce non tanto principalmente al dettato
dell’ingegno, quanto a quello della mano, organo de gli organi”.
Qui, dunque, si è voluto parlare di ciò che la scrittura
significa in tutte le sue sfaccettature, da quella creativa a quella a vario
titolo critico-epistemologica, da quella auto-terapeutica a quella grafologica.
Nell’epoca dei mille scrittori e dei cento lettori, della
lenta agonia del foglio e della penna sostituiti da schermo e mouse,
dell’editoria sempre più commerciale e del futuro in e-book, del veloce touch-screen
dei “nativi digitali” e dell’ultimo successo in vendita all’autogrill; valeva
forse la pena tentare un primo, solidale e accattivante esperimento di interpretazione globale.
I quattro autori che si alternano nelle pagine di questa
sorta di esame clinico dell’antica arte di trasferire i propri pensieri nei
segni comunicativi che ne permettono la comprensione ai più o meno casuali
fruitori, si sono posti l’obiettivo di parlarne liberamente nel linguaggio – e con
la competenza – a loro rispettivamente
congeniali.
E così, con una intenzionale consequenzialità, al saggio
introduttivo sulle condizioni della letteratura contemporanea italiana del poeta
e critico letterario Plino Perilli, segue il racconto – e nulla più – dello
scrittore Francesco Paolo Tanzj; per poi proseguire con lo studio
psico-semiotico della grafologa Anna Federica Fava Del Piano – direttamente
connesso con l’analisi dei tratti grafici di alcuni tra i maggiori scrittori
presenti e passati del panorama letterario nazionale – per giungere infine, a
mo’ di sintesi interpretativa finale – al saggio conclusivo della
psicoterapeuta Silvana Madia sulla scrittura come metodo analitico di liberazione
e rinascita.
Ma forse la vera originalità di queste pagine consiste proprio
nella presenza di alcuni dei maggiori scrittori italiani – parte dei quali
contemporanei, altri non più viventi – le cui calligrafie sono state analizzate
nei loro particolari tratti grafici per ri-scoprirne il carattere e la
personalità provenienti dal profondo del loro più autentico sentire.
E così dal giovanissimo Paolo Piccirillo – definito
recentemente ‘uno dei migliori scrittori
italiani under 30’ – ai già noti e collaudati Chiara Gamberale, Emanuele Trevi
e Maurizio de Giovanni, fino al ben più maturo Elio Pecora – da annoverare
certamente tra i maggiori poeti dell’attuale panorama nazionale -, tutti hanno
accolto entusiasticamente la proposta di vedere analizzate le proprie
scritture.
E che dire dei non viventi – ma ben presenti e vivissimi
nel loro ruolo primario e insostituibile della grande letteratura contemporanea
– che pur partecipano con i loro scritti manuali a questo unico, finora, esperimento
grafico-analitico?
Dall’indimenticabile Raffaele Viviani al misterioso Carlo
Emilio Gadda, dall’ineffabile Francesco Jovine al sofferto Sandro Penna, fino a
Pier Paolo Pasolini, vate indiscusso dell’ultimo novecento.
Così i quattro autori del presente volume li anticipano, li
accompagnano, li rappresentano con i loro interventi - dall’esegesi critica alla narrazione
creativa, dalla grafologia scientifica all’indagine sistemico-relazionale - amicalmente
tesi a condividere il mistero della parola e del gesto che la descrive.
Per un uni-verso letterario - passato, presente e futuro –
ancora tutto da scoprire.
La vita o si vive o si scrive.
Io non l'ho mai vissuta se non scrivendola
Luigi Pirandello – Il fu
Mattia Pascal
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