La mappa del tesoro
Piero Rainero, collaboratore di Lèucade |
Per poco non gli sfuggiva.
Vide quasi per caso il foglio di carta in mano
alla moglie del collega Manolesta.
La donna si era seduta, ansimando, per riposare
un poco, sulla piazza del mercato.
Il disegno catturò immediatamente l’attenzione
di Barbanera, che lo scrutò a lungo.
Ecco cosa videro gli occhi del famoso pirata,
uso ad esaminare mappe e piante.
Capì subito che si doveva trattare del cimitero
di Gonaives, nell’isola di Haiti, e quella X in vicinanza della grande croce
centrale poteva voler dire una sola cosa: la sua ricchezza.
Quello era sicuramente il luogo dove Manolesta
aveva nascosto il tesoro della Regina Madre, da lui trafugato durante
l’arrembaggio dell’ Happy King, il più veloce e armato dei velieri inglesi, arrembaggio
avvenuto tre anni prima.
Quell’impresa era passata alla leggenda. Ora gli si presentava un’opportunità unica;
che sciocco però Manolesta, come poteva fidarsi ad affidare una mappa tanto
preziosa alla moglie?
Comunque, per lui ed i suoi ragazzi sarebbe
stato come rubare le caramelle ai neonati.
Quella stessa sera sarebbe salpato per Haiti.
Passò nelle varie taverne dell’isola di
Tortuga, per racimolare i marinai e mozzi (per lo meno quelli non tanto
ubriachi) del suo galeone e, al calar delle tenebre, il GALLEGGIANTE, lo
stupendo tre alberi di proprietà di Barbanera, fece vela verso nord.
48 ore dopo giunse nel porto di Gonaives, dove
dopo una frugale cena innaffiata da boccali di birra e rhum, 37 simpatici
malandrini si diressero al vecchio cimitero, poco fuori le mura della
cittadina.
Attesero qualche ora e poi, nell’oscurità più
totale, squarciata solo dall’ultimo quarto di luna, iniziarono a scavare nel
punto esatto indicato dalla mappa della moglie di Manolesta: 15 passi a sud-est
della grande croce centrale.
Il buco si allargava e scendeva velocemente,
poiché erano organizzati in sei turni di sei (barbanera si limitava ad
osservare) ed il terreno era morbido.
Un metro di profondità….nulla, due metri…ancora
nulla, Barbanera era impaziente.
Tre metri….niente ( qualche sporadico pelo
bianco della prestigiosa barba incominciava ad arrossire ). Quattro metri e
niente……il capo era visibilmente preoccupato.
Cinque metri….nisba di nulla, neppure un
doblone arrugginito!
Barbanera era ora furibondo: si era fatto
giocare da Manolesta e consorte.
Turlupinato come un mozzo appena imbarcato.
Ah…questa gliela avrebbe fatta pagare cara,
carissima anzi.
“ Si ritorna subito alla Tortuga, senza perdere
un secondo!” ordinò ai suoi uomini.
Tre giorni dopo, a mezzodì, 37 arrabbiatissimi
pirati ammiravano spezie e stoffe pregiate sulla piazza del mercato, all’isola
di Tortuga.
Appena la signora
Manolesta tentò di avvicinarsi al banco del fruttivendolo 74 mani la immobilizzarono,
trascinandola poi via fulmineamente.
Quando riuscì a riaversi dall’accaduto, la
coraggiosa signora si ritrovò in una grotta sulle alture dell’isola, guardata a
vista dagli uomini del celebre corsaro.
“ Dunque” osservò il grande Barbanera “ il mio caro, carissimo amico di cento
battaglie Manolesta nasconde accuratamente il tesoro della Regina Madre, poi
traccia una mappa falsa del luogo dell’ipotetico nascondiglio, la consegna alla
moglie che, sul mercato, la studia attentamente tenendola in grembo, dove tutti
avrebbero potuto vederla.
E io ci sono cascato, come un pollo! E’ logico che fosse falsa. Sono stato una bestia.
Ma se sono stato ingenuo una volta le assicuro,
cara signora, che non lo sarò di certo una seconda, deve credermi. Allora….dove si trova il prezioso tesoro?”.
“ Le giuro che lo ignoro, potesse cascarmi un
occhio: mio marito non mi mette mai al corrente dei suoi affari, anche lei deve
credermi”.
“ Non la bevo, cara signora, si decida a dirmi
il nascondiglio …oppure…”.
“ Oppure?”.
chiese terrorizzata la poveretta.
“ Oppure”
sorrise il bucaniere dietro la folta barba “ la tortureremo. Ramirez,
porta la tartaruga”.
I pirati di quell’isola, dovete sapere, erano
usi a torturare i prigionieri facendo camminare sui loro corpi una tartaruga.
La lentissima passeggiata causava un insopportabile
prurito, che ovviamente durava ore, giusto il tempo impiegato dal simpatico
animale per spostarsi da capo a piedi.
Era un supplizio orribile.
Ramirez arrivò con una vispa tartarughina che
stava brucando una foglia di lattuga.
“ No, no! Vi supplico!” implorò la dolce
signora, tra i singhiozzi “ vi dirò la
verità, ma fermate quell’animale, vi scongiuro!”.
“ Benissimo”
disse Barbanera “ sentiamo un
po’, dunque, questa bella verità”.
“ D’accordo, avete vinto. Il foglio che io
studiavo al mercato quel giorno non è una piantina che descrive il nascondiglio
di chissà quali incredibili ricchezze, ma è solo uno schizzo di un lavoro che mi
riprometto di fare nei prossimi giorni: un lavoro a maglia, punto croce, sul
golf autunnale del più piccolo dei miei nipotini. Ecco il perché erano tutte
croci. Il disegno lo voglio fare proprio a punto croce!”.
I pirati restarono di stucco.
Avvertirono di colpo che si trattava della
verità. Di una verità così semplice e banale da lasciare senza fiato, di una verità
sconcertante, che a loro era costata fatiche, un pericoloso viaggio e perdita di
tempo ( ed una figuraccia ).
Persino qualche coltello con cui quegli
intrepidi 37 uomini minacciavano una sola signora avvertì la stranezza e la
comicità dell’imbarazzante situazione e cadde a terra.
Proprio così, quando il padrone spalancò di
colpo la bocca e le mani per lo stupore, si andò a conficcare nel terreno,
molto allibito ( oltre che molto appuntito ).
Piero
Rainero
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