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venerdì 8 settembre 2017

CARLA BARONI: "SETTEMBRE"

Carla Baroni,
collaboratrice di Lèucade


Ritorni, mio settembre, a cavalcare
i dolci odori che la terra emana
con bacche rosse a grappoli sospese
da pulpiti di foglie e nuovi viola
a tingere le brume del mattino.
Eri mese d'angoscia, si iniziava 
il pellegrino andare su quel treno
- sosta obbligata a tutte le stazioni -
ma ancora vuoto, solo con l'inverno
avrebbe fatto il pieno, un'accozzaglia
d'anime ormai sconfitte dalla noia.
Sola a giocarmi la moneta falsa 
di un destino previsto in ogni piega
scarpinava la mente al mio domani.
Ed era già ottobre, era novembre
senza le foglie all'apice degli olmi
i nidi vuoti, aggrovigliati stecchi
in bilico a rosetta sopra i rami
il freddo del mattino a far scogliera
alla speranza d'ogni cambiamento.
Ero giovane allora, ho consumato
il fior degli anni senza che un profumo
svolasse dai miei petali di cera,
una conchiglia vuota senza il soffio
di una voce nascosta nel suo seno.
Ed ora è tardi, non ci sono treni
nelle albe fredde della mia esistenza,
solo il rollio lontano di un vagone
che senza un fischio porterà alla meta.

7 commenti:

  1. E' bene che i nostri lettori si rendano conto di cosa significhi far poesia.
    Bella, universale, di una semplicità tanto complessa da lasciarti senza parole: il sentimento si diluisce in una fluidità di endecasillabi da non percepirne "rotture". Tutto è umano, fortemente umano: dolce e carezzevole; saggio e invadente come un ricordo, come una stagione, come la vita. Sei grande, carissima Amica
    Nazario

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  2. Hai proprio ragione, caro Nazario. La vera poesia è semplice e profonda. Non ha bisogno di orpelli ma di sostanza; non di cerebralismi ma di sensibilità e capacità di suscitare emozioni. Come quella di Carla e di altri bravi poeti, te compreso. Poesia vissuta e sofferta, come è giusto che sia.
    Pasquale Balestriere

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  3. Quello che chiedo alla poesia è di toccare le corde più intime e universali dello spirito, a prescindere dai mezzi con cui si esprime. Ciò che conta, dal mio punto di vista, è il risveglio degli archetipi, delle essenze che vibrano in ciascuno di noi. Con dolce e struggente musicalità, questi versi di Carla Baroni accarezzano lievemente l'anima, ponendo in risalto il senso della perdita e della sconfitta comuni ad ogni esistenza umana. Lo fanno, tuttavia, senza disperazione e senza battere ciglio, come osservando dall'alto l'inevitabile sacrificio. Un naufragio catartico: sta qui il valore di questo canto, dove non si piange, ma si asciugano le lacrime. Mi complimento con la sua autrice.
    Franco Campegiani

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  4. Carissimi amici, è solo l'affetto che vi ha portato a scrivere commenti così lusinghieri e ve ne sono immensamente grata. Tuttavia il mio intento era solo di mettere in risalto la bellissima poesia di Nazario, un omaggio dovuto a chi si prodiga, con tanta abnegazione, a metterci "in vetrina". Comunque a tutti voi un immenso grazie.

    Carla Baroni

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  5. Mi complimento con l'autrice per questa meravigliosa poesia.
    Serenella Menichetti.

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  6. Ringrazio Serenella, che conosco solo attraverso il blog di Nazario. Questo suo commento mi ha fatto un grandissimo piacere perché al di fuori del coro delle mie amicizie. Ancora grazie

    Carla Baroni

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  7. Carla mia, inutile negare che sono stata colpita, come altri, dalla dimestichezza con la metrica. Pensi in endecasillabi, non sei 'poetessa da tavolino'. L'ispirazione è rilevabile in ogni verso, nel ritmo e nelle metafore lucenti:
    "senza che un profumo
    svolasse dai miei petali di cera,
    una conchiglia vuota senza il soffio
    di una voce nascosta nel suo seno."- versi soavi...
    E al di là della tecnica, sovverti la visione comune di un settembre piegato su se stesso. Doni colori e riconosci in questo mese la magia più alta che la natura possa esprimere nella sua circolarità. Ciò non toglie che esistono le stagioni trascorse, la saudade, le immagini colorate e calde dei ricordi. La chiusa è ritorno e partenza. Sembra un ossimoro, ma la tua arte rende compatibili gli addii e i benvenuti. Non è esplicata 'la meta', ma esiste. Non v'è la metafora della fine, ma un senso ineffabile di cose perdute e d'attesa...
    Sono su quel treno, Carla, ascolto il rollìo e so che avremo tante stazioni nelle quali fermarci.
    Grazie!

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