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sabato 10 marzo 2018

N. PARDINI: "SCOPRIMMO"


Scoprimmo


Scoprimmo il cielo, il mare ed il sorriso.
Dicemmo al vento: “Corri a perdifiato,
non ti arrestare, corri a spettinare
le chiome delle giovani fanciulle
che giocano col tempo. Portati addosso
messaggi di speranza per coloro
che vivono la notte; che non hanno
l’estate della vita. Corri, corri,
vento selvaggio, corri a perdifiato
fino a incontrare il volto di colei
che chiese al tempo di volgersi in camelia.
Sii leggero, portale il colore
del sangue dei papaveri confuso
fra l’oro delle spighe; le impronte
dei suoi candidi piedi
sul guado dei rubini.
Portale il tatto di una stanca mano,
portale il fiore che hai strappato al ciglio
in quella primavera. Vorrei tanto
essere a te daccanto per sfiorarle
le gote col respiro; vorrei tanto
sulla tua groppa correre lontano,
alla fine del mondo e stringere la mano
a quello che mi è ignoto;
a colei che diffuse
banchi di solitudine
su questo stretto piano.

10/02/2018


19 commenti:

  1. Delicatissima, con una nota sottile di malinconico rimpianto, e la carezza del vento invocata a ridare colore alle gote pallide di un fiore strappato al ciglio d'una passata primavera. Voglia perdonare il mio modesto parere Maestro, ma mi ha molto emozionata. Franca Donà

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  2. Caro Nazario sono stanca di farti i complimenti perché, poi, qualcuno maligna che lo faccia soltanto per adularti. E allora la voglio mettere sul ridere in quanto è difficile penetrare completamente nel testo quando si conosce in parte la vicenda personale di chi lo ha scritto. La tua è una delicatissima poesia d'amore per una che è lontana. Ma Luisella non ti corre dietro con il matterello? Io lo farei. Tu, comunque, continua con o senza matterello.
    Carla Baroni

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  3. ..fino a incontrare il volto di colei
    che chiese al tempo di volgersi in camelia...
    ..sul guado dei rubini...
    figure di pensiero dal grande potere evocativo a inanellare un canto che tocca la nostra notte, che tenta attraverso il vento della vita di sfiorare appena l'infinito inconoscibile su questo stretto piano. Il tempo si volgerà in Camelia, sarà sempreverde sul prato naturale della Poesia, con i suoi fiori tanto o poco profumati, con i rossi dei petali accesi come i papaveri al grano e come i rubini di un guado. Un guado, che lascia attraversare i passi preziosi, lascia attraversare agilmente un fiume d'amore... e terra e cielo si fondono in una carezza di vento e forse, quel fiore strappato dal ciglio, tornerà. Emozione, Maestro mio, pura emozione che mi porta tra quei banchi solitudine dove sosta il cuore.

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  4. Tenerezza, malinconia, poesia nella poesia, poiché qui si tratta di amore, di nostalgia e di lontananze. Come non cedere all'emozione di cui oggi quasi ci si vergogna, così come di ascoltare la voce di quell'io che è pathos e coscienza?
    Il Poeta si rivolge alla Primavera con tutto il suo corteggio di colori e profumi... e il verso ha la levità del vento, la dolcezza della nuova stagione , e tutta la sua bellezza , perché ogni cosa deve portare un messaggio d'amore a "colei che diffuse banchi di solitudine..."
    Poesia della lontananza, anche nel tempo, per il Poeta che certo ricorda una sua trascorsa primavera, ma anche canto nostalgico per noi che di primavere ne abbiamo vissute già tante.
    Un canto bellissimo, come una carezza lieve sul viso che Nazario invia anche a chi lo legge.
    Grazie Poeta dell'Armonia.
    Edda Conte.

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  5. Non è possibile rimanere insensibili davanti ad un testo così. I tuoi versi sono gocce di sentimento che vengono dal cuore. Perle che sanno illuminare il vissuto di chi grazie a te può raccoglierle e farle proprie. Serenella Menichetti

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  6. Nazario caro, a fronte di tanti poeti tesi all'avanguardia, al rinnovamento, tu resti fedele al metro classico, inanelli una serie di magnifici versi, impreziositi da enjambent e da qualità immaginifiche, che raccontano la tua saudade. affidandola al vento. Un elemento naturale veloce, mutevole, che può ripercorrere le strade della memoria, i campi, le spighe d'oro e provare a:
    "Portarsi addosso
    messaggi di speranza per coloro
    che vivono la notte; che non hanno
    l’estate della vita"
    Il messaggero ha come destinatario un amore, quello di sempre, suppongo, che eternamente giovane, come possiamo esserlo tutti, allenandoci a praticare l'infanzia, a restare fanciulli, che sembra essere la proiezione dell'inquietudine del solitario innamorato. Lei è inafferrabile, vaga, nello scenario grandioso composto delle linee della natura. E l'orizzonte poetico si dilata, in corrispondenza dell'espansione della tua esperienza vitale. Ramificate articolazioni sintattiche, anafore, ritmo serrato e dolcezza infinita per questa lirica che rappresenta un'autentica epifania esistenziale. Grazie, Amico mio, sai aderire anche in una poesia d'amore al tragico momento storico che attraversiamo. Sai rendere il vento fitto di slanci d'amore e di speranza. M'inchino ancora e sempre al tuo valore e ti abbraccio.
    Maria Rizzi

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  7. Mi dispiace sia così piacevole non poter aggiungere ancora nulla .

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  8. In Pardini la poesia d'amore ha sempre un respiro panico. In questo caso il respiro è affidato al vento: "Corri a perdifiato, / non ti arrestare". E' questa l'esortazione che allo stesso viene rivolta da chi - amando - sa di avere scoperto "il cielo, il mare ed il sorriso".
    Trovo lapidario, fortemente evocativo e di una bellezza essenziale (nella sua 'semplicità') il verso incipitario.
    Ed è lì - a mio parere - la chiave di lettura della lirica: è da quel verso che s'intuisce di cosa si farà latore il vento. Porterà "messaggi di speranza per coloro
    che vivono la notte; che non hanno / l’estate della vita"; porterà "il colore / del sangue dei papaveri confuso / fra l’oro delle spighe", "il tatto di una stanca mano", "il fiore che (ha) strappato al ciglio / in (una) primavera (mai terminata)".
    In una sola parola recherà amore.
    E, con esso, il desiderio di un poeta che vorrebbe che la sua scoperta arrivasse in capo al mondo e oltre, perché dai "banchi di solitudine", che inevitabilmente lo avvolgono, filtri sempre il raggio tiepido della poesia.

    Sandro Angelucci

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    1. Ringrazio gli amici/che Franca, Carla, Patrizia, Edda, Serenella, Maria, Gizeta,Sandro, per la loro presenza e soprattutto per il grande amore che nutrono per la poesia e che ci lega indissolubilmente.
      Nazario

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  9. Un immortale emozionante canto di gioventù, la scoperta della vita e dell’amore: natura, armonia, mare, sorriso. E un canto di malinconia.
    Il vento giovane e dispettoso con la sua corsa anima la vita e fa da pacificante mediatore di dolori e attese, ma anche di preziosità, fiori e colori, sentimenti sfumati che variano nel tempo. Sa unire con la sua corsa l’esortazione imperativa del poeta con la sua funzione poetica, il desiderio più nascosto con l’esplicita finalità da conseguire: la fuga felice, a perdifiato… fino alla fine del mondo.
    La struttura portante del canto è quella dell’anafora, ritmica e vibrante, che ne accentua la musicalità, usata con consapevolezza dotta, spezzata dall’enjabement che crea sospensione e ritmicità dubitante, eppur carezzevole: “Corri a perdifiato, corri a spettinare….Corri, corri,/ vento selvaggio..
    Portati addosso…portale il colore/ del sangue dei papaveri…portale il tatto di una stanca mano,..portale il fiore… Vorrei tanto/ essere a te daccanto,…vorrei tanto/ sulla tua groppa correre lontano.. Una costruzione classica, sapiente e raffinata.
    È lo stesso procedimento compositivo che fa emergere l’intervento turbato dell’autore- protagonista ( il tatto di una mano stanca,/il fiore strappato) usato da G. Carducci di Rime e ritmi nella splendida poesia Ad Annie ( anche questa ritmico canto d’amore, di vita e di malinconia)
    Poi una chiusa tutta pardiniana, che sconvolge e commuove: l’irruzione dell’ignoto, l’indecifrabile, e la solitudine che – inevitabilmente- ci aspettano.

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  10. Grazie, Maria Grazia, per questo tuo gioiello analitico. Non puoi immaginare quanto mi faccia piacere sentirti vicina.
    Nazario

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  11. "Scoprimmo" con Pardini

    Leggero come la primavera, misterioso come l'infinito, lirico come la creazione: ecco il poeta Pardini che si misura con l'essere di allora per le fanciulle del tempo o dei tempi, nella speranza di redimere l'infelicità di coloro che vivono "la notte".
    Pardini dissacra in questa intensa rievocazione gli elementi della natura, corteggia volti e fiori, spighe di impronte, solitudini di un'immagine stanca in una lontana corsa sino alla fine del mondo.
    Il "mondo" di un poeta che non è malinconia, ma calore e colore di papavero e traccia di rubini: lirismo e realismo nell'immaginario sincretico di un piccolo grande affresco senza confini.

    Marco dei Ferrari

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  12. ... colei che...
    con il soffio del vento
    i suoi petali espande
    nella stretta che canta:
    O Amore,
    sorgente del cuore, risorgiva bellezza, tu irradi, effondi privilegio di fioriture.

    Grata alla poesia, grata a Nazario,
    Rita Fulvia Fazio

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  13. Carissima Rita,
    grande dolcezza di armoniche finiture; sensazioni di paniche voci donate al canto; leggiadria di suoni e di abbandoni...
    Grazie
    Nazario

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  14. ... e nella solitudine che la poesia, in sė, culla, ci sia ancora desiderio, gioiosa sublimata dignità d'attesa; perché sia, da sé, luminosa culla di suoni e abbandoni, verità di luce, luce nell'argenteo aldilà.
    Sia, così come, la chiusa "Sì,chiedere...a...e d'argento." della mia poesia "Scintilla d'eternità" chiede: "l'istante"-la poesia- viva, nel nuovo universo poetico.
    Con infinita e affetto, grazie Maestro, Rita Fulvia Fazio.

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  15. Carissima Rita,
    le tue parole dettate da un'emozionante tripudio di poesia mi giungono luminose...
    Grazie
    Nazario

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  16. Lirica bellissima, che affonda le sue radici in quella capacità di fondersi con l'universo che solitamente la vita a poco a poco consuma. Luminoso esempio di come la poesia preservi l'anima dal logorio del tempo, tempo che invece si fa esperienza e saggezza diventando così quel valore aggiunto che ci consente di raggiungere la consapevolezza completa senza perdere lo stupore e l'emozione iniziale. Poesia come nutrimento, dove il ricordo illumina il cammino.
    Grazie del volo
    Paolo Buzzacconi

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  17. Carissimo Paolo, la sensibilità che la tua poesia reifica è contagiante e luminosa.
    Grazie
    Nazario

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