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lunedì 16 luglio 2018

E. ALOISI LEGGE: "LATRINI" DI M. DEI FERRARI



Emanuele Aloisi,
collaboratore di Lèucade

Ironica lirica che nel suono dei versi, nella ricercatezza di parole e immagini, emula bene il contenuto.
L’ironia della lirica è pregna di intelligenza. Del resto è una dote che non appartiene a tutti, per rimanere in tema, se non agli ex-vacuo idrocefalici, che sfiatano dal foro pungente di una penna; contrariamente agli “ex-voto”
gastroenterici. I fori sono differenti, come la genesi di una catena emorroidaria; diversa è la seduta. Nel primo caso trattasi di latrini, nel secondo di carta, quella dell’inchiostro della penna, ovviamente (meglio precisare, qualcuno della prima schiera potrebbe pensare a uno strumento utile, dato lo sfiato e il brulicare di brufolari blasoni).
Persino il contenuto sembra smarrirsi nelle tracce. Del resto...è un gracidare, il muto pendolario che raggruma i latrini.
Ironica lirica che non si priva dell’amarezza metaforica di una considerazione: l’umanità è un latrino, o peggio ancora, quello che geme in fondo, nei gemiti di luci, nei tubi degli sfiati. Del resto una bombola, prima di gonfiarsi, necessita di fagocitare carne, prima di accrescersi e produrre aria.
Non nego la difficoltà riscontrata e l’esigenza di aver dovuto leggere e rileggere il testo svariate volte; fortuna ha voluto che fosse breve. Qualcuno ne commenterà la puzza del contenuto. È un contenuto che ha una buona forma, come il contrasto dell’ossimoro incipiente: “nudi tepori”. E non ci deve sorprendere se aprendo gli occhi, vediamo chiappe spossate camminarci attorno: ancora attendono di ringraziare, lasciando tracce da scalpicciare, sulle piastrelle rosate. Fortuna, o il Caso, vuole che siano caduche, ombre le sagome che le producono, ma essendo pendolari, irrigheranno sempre, e sempre lasceranno nuove tracce, le acque nervose. Sfortuna vuole che non cambieranno mai, le piastrelle rosate: continueranno a latrare, edificando latrini.


LATRINI

Nudi tepori caducano
sedili recisi
da gemiti di luci
come bombole sfiate
confinarsi d’ombre
che muto pendolario
raggruma latrino...
brulicano chiappe spossate
smarrendo sforzi
invocano bagliori
impronte d'acque nervose
ex-voto su piastrelle rosate
brufolari blasoni scalpicciano
gracide smorfie spingersi
per tracce cadute a finire.

Marco dei Ferrari 

4 commenti:

  1. Mi complimento ,innanzi tutto, con E. Aloisi, per il suo commento, indice di geniale acume e di abilità interpretativa di fronte alla "delirante" composizione del poeta. Non è facile entrare in onda con la poesia di Marco dei Ferrari, soprattutto non è facile arrivare a riconoscerne il valore, a causa dell' ardua comprensione e talora di una contrastata lettura.
    Dalle tenerezze familiari, dal saggio storico...Marco passa oggi alle lordure che sente e vede intorno a sé. Ci dobbiamo stupire?
    No di certo, se ricordiamo la variegata produzione dell'Artista e soprattutto se conosciamo la originalità del personaggio.
    Del resto, non è una novità la sua posizione di rivolta nei confronti di una società che per molti versi si può considerare disumanizzata. Tuttavia c'è in questa breve composizione una forte ironia che va ben oltre, fino alla provocazione, dettata da amarezza e repulsione nei confronti di un mondo che a ben guardare può dirsi ormai una latrina. Notevole e spesso anche divertente l'originalità lessicale , tipica dell' Autore. Anche il termine "latrine" si è trasformato di genere, diventando "latrini", che acuisce la pregnanza del suo significato.
    Auguriamo al Poeta giorni più chiari/ e più salubri ambienti alle sue nari.. Con affetto, caro Marco!
    Edda Conte.

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  2. Grazie Edda...ho preferito dare al cappello,come lo chiama il Maestro Pardini, un analogo piumaggio di ironia, e di libera interpretazione, in armonia con il poeta. Ecco perché ho lasciato il termine Latrini, si adatta ad ogni genere, come aggettivo neutro. Le latrine, parafrasando Totò, sono livelle che ben si adattano ad ogni età, ed ogni "nati.." facendo appello alla licenza poetica! Emanuele Aloisi.

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  3. Caro Aloisi ho sinceramente ammirato il tuo "cappello"-commento esplicativo per questa poesia di Marco che, in realtà, non poteva essere presentata altrimenti che con ironia..
    Ti saluto cordialmente.
    Edda Conte

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  4. Ringrazio Emanuele Aloisi ed Edda Conte per la loro seria ironica avvincente analisi che alimenta svariate angolazioni collaterali suscettibili di approfondimenti eventuali e in altra sede.

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