E’ un
romanzo che ha un intento pedagogico, che vuole dare speranza per un futuro
tutto da costruire, dopo una distruzione ad opera di un virus che ha colpito la
popolazione mondiale. Non è il classico romanzo distopico perché, dopo un
inizio poco rassicurante sulla situazione della terra dopo i conflitti e
le carestie, in realtà ci delinea una serie di personaggi con ironia e
leggerezza, in un’ottica di impegno e solidarietà. Molti sono i temi
affrontati in questo libro: la necessità del rispetto della natura, l’esigenza
di una collaborazione tra tutti gli esseri viventi, nonostante le difficoltà e
le diversità, la funzione della scienza e della tecnologia, che non devono mai
dimenticare un fine “benefico” per l’umanità. Ma quello che più mi è piaciuto è
il linguaggio che non si dilunga in descrizioni, ma si
esprime per immagini, sembra di vedere un film, impregnato di leggerezza, con
spunti di intelligente ironia non priva talvolta di comicità. E’ un
romanzo che “fa bene” all’anima, infonde speranza, voglia di fare, non solo
con le parole.
Nadia
Chiaverini
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