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mercoledì 19 settembre 2018

C. FIORENTINI LEGGE: "MOLECOLE SEMPLICI..." DI FABIO SEBASTIANI





Claudio Fiorentini,
collaboratore di Lèucade
Dopo un grande lavoro di ricerca interiore, Fabio Sebastiani è riuscito a separare ciò che si vuole dire de ciò che, invece, la poesia deve dire. Quindi ha eliminato tutto ciò che è frutto di narcisismo e ha denudato la propria anima, ascoltando la voce interiore, per arrivare a una poesia pulita, ricca di stimoli evocativi, che trasmette qualcosa che va oltre le parole. 
Sì, perché scrivere poesia è rompere un guscio per uscire allo scoperto, è la ricerca del verso essenziale, è ricerca della linea guida che ci rende migliori nella vita, è come percorrere un cammino iniziatico che ci porta al significato universale liberandoci dai significati privati.

Turbina il silenzio
nella stanza di sedie vuote.
Stanno immobili a contemplare
il passaggio scomposto dei corpi.


Così, in queste poesie, l’oggetto inanimato si riprende la sua vita diventando simbolo di un passaggio che non si rende conto di essere il senso del passare.

Di cosa semineremo la terra,
se in basso non ci sarà più terra.


Quindi l’anima sorge dalle domande, sebbene l’autore sappia che non ci sono risposte, anzi, che non devono esserci perché:

Un punto d’appoggio appena
circostante ai nostri piedi
sarà tutto lo stare.


La silloge è suddivisa in quattro parti: Di Nord, che rappresenta la morte o il congelamento; Nell’Ovest, che è il riposo; Per L’Est, momento di rinascita; A Sud, presenza e vita. Le quattro parti altro non sono che punti cardinali vissuti in modo diverso: Di, In, Per e A, come a dire che siamo fatti DI qualcosa che è IN noi PER andare A. Quattro pilastri che indicano appartenenza, interiorità, motivazione e destinazione (o destino). In ogni pilastro c’è un ciclo compiuto che si esprime nella nudità del verso. Si tratta quindi di un percorso che ci porta da dentro a fuori attraverso i quattro elementi cosmici: Di Nord richiama la terra per la sua appartenenza e la sua immobilità; Nell’Ovest, dove tramonta il sole c’è il fuoco, ed è fuoco interiore; Per l’Est, luogo dove, invece, quando il sole sorge, l’Aria acquista i suoi colori; infine A Sud, dove c’è l’acqua, elemento fecondatore, ricco di una dinamica che va oltre ogni superficie. Per questo il poeta dice:

Sto all’acqua a gocciolarmi di perdono

Chiarendo così quale sia la destinazione perché, come l’acqua che tutto penetra, il nostro percorso impregnerà la terra con la nostra anima.

Si salveranno gli amanti
di amore forte e di semplice amore,
che da qualche parte c’è un bacio che vaga

Ricorre il tema dell’amore che vaga in un bacio che ancora non c’è, dove l’erotismo si esalta nel costante arrivare di qualcosa che non si consuma, dove lo stare insieme è semplice essere e andare, come un soffio di vento che prima o poi ti scompiglia i capelli, e lì scoprire che:

Da qualche parte la strada piega
e mira più lontano che può

Perché è lontano che si va con la poesia, ma il lontano, quando sarà raggiunto, si chiamerà qui.
Nella poesia di Fabio Sebastiani è sempre presente una patina lirica che agisce come “motore immobile”, quasi un pretesto non dimostrato che spinge, seguendo una musica interiore, alla ricerca, attraverso il linguaggio, di nuovi orizzonti di riflessione. Orizzonti che si manifestano come i primi bagliori di luce. E allora:

Di tutto questo mondo
nelle pieghe rimane
un raggio di sole:
che l’aurora cova

Perché il raggio di sole, sorgendo dal verso, viene comunque; lo prepara l’aurora con un tepore che lentamente si trasforma in calore fino a quando il guscio si rompe e ci lascia attoniti nella scoperta di ciò che rivela. Si torna allo stupore dell’infanzia e ci si lascia andare anche al gioco, a volte irriverente, che balla in un linguaggio sincopato:

S’infonne all’antrasatto
il maribù sartifero
e trascìa così come limotto.

Questo fino a quando:

Il tempo si appropria delle cose.

Per nascere...

Si nasce alla passione di vivere qui
senza infingimenti

La silloge si chiude A Sud, dove l’adolescenza impera, dove si scopre il motivo dell’esistenza animale, da anima, ciò che ci anima, e si perde l’innocenza per nascere all’incoscienza destinata, per sempre, a svanire nella vecchiaia, e dire, con un respiro stanco:

La parola più bella
la portavamo a spalla in due:
che non poteva stare più
in nessuna mano bambina.

Claudio Fiorentini

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