IL “SENTIMENTO PARALLELO”
di NAZARIO PARDINI
Marco dei Ferrari, collaboratore di Lèucade |
Pardini non è
solo un poeta, ma anche un filosofo dell'arte poetica. In questi versi
infuocati dimostra infatti la sua analisi più
profondamente
analitica del significare “poesia” in gesti e sentimenti ad hoc. Incendio di
papaveri... tramonti di rubino... fremiti marini... per il Poeta filosofo non
sono peraltro sufficienti a tradurre l'empito della creatività liricamente
connessa alla visione poetica (...il farsi poesia...). E' il vertice più
inaccessibile dell'anima, è il “cuore” che illumina il versificare
(...l'accoramento...) a fare la differenza con la fuoriuscita dagli stereotipi
e dai codici accademici consolidati esageratamente nelle varie fasi dei percorsi poetici. Il rifugio
(l'alcova...) dell'essere pardiniano diviene la gestualità sentimentale
“parallela” e differente che motiva gli stati d'animo in caleidoscopi cromatici
sensibili, trasformati da scelte liricamente ardenti, nel sacro furore del mix
creativo d'immagini concrete e vissute. Qui nasce la “poesia” quale scintilla
perennemente presente nell'artista che “matura” pulsioni e scenari in
espressività alternativa alla
quotidianità esistenziale, ripetitiva e appiattita dal mono-orizzonte della
tecne dilagante. Il richiamo ai parallelismi si conclude poi per il poeta in
accostamenti riflessivi tanto felici quanto di malinconica impossibilità che
violenta l'essere umano, senza tuttavia impedirne il “canto” poetico modulato
dalle “ assenze ” più o meno incisive e determinanti nel contesto del sé
socio-culturale. Dunque una filosofia dell'essere poetico nell'evoluzione più
naturale presente ovunque: dalla Natura al fuoco creativo trasposto; dalla
capacità della parola di un rapimento emotivo-estatico alla sua trasformazione
più matura e compiuta. Ma la “realtà” pardiniana non è motivo sufficiente per
“farsi poesia”; solo la malinconia dell'impotenza lirica può rimediare alla
carenza universale di
sfondo. Ecco il “ritorno” dopo il lungo silenzio; ecco il rievoco scenografico
del canto per il mare e per coloro che ne sono privati.
Il “ritorno”-
risveglio filosofico poi presenzia i momenti poetici esposti all'impossibile
“cattura” di esseri e cose nelle parole che si auto-limitano,
ma si estendono in verticalità orizzontali sino a comprendere incredibilmente
l'arte di poetare che Pardini esprime in tutta la propria complessa personalità
esistenziale. Il flusso filosofico (eterno ritorno) del mare si illumina
nell'animo a tutela onnicomprensiva del tempo tiranno che alletta, promette e stenta a mantenere
(... le splendide visioni... in giorni andati via...). La tutela possibile e
impossibile di un “poeta-filosofo” che si chiama Nazario Pardini.
Marco dei Ferrari
L’incendio
dei papaveri
Non è
che l’incendio dei papaveri
nell’oro
dei frumenti o che un tramonto
affastellato
in crini di rubino
o che
i fremiti di un mare mescolati
alla
larghezza del cielo, siano assai
ad
accendere il lume dentro l’anima
per
farsi poesia. La realtà
presa
così com’è non è abbastanza.
Occorre
che le splendide visioni
a cui
magari abbiamo dato il cuore
in
giorni andati via, ritornino procaci
a
illuminare con fresca saudade
il
nostro accoramento per il verso;
magari
dopo anni di riposo
in
un’alcova tenera e feconda
a
farli rifiorire. Solo se
davanti
a quell’incendio o a quel mare,
scoprimmo
un sentimento parallelo
ai colori in questione, o vivemmo
un incontro
emotivo di stagione,
tale
stato d’animo ritorna
in
scene tanto vive; solo allora
l’immagine
si fa cotta a puntino
per
tramutare il fuoco in poesia.
Di
avere amato te ne accorgi dopo
se quegli incantamenti naturali
ti
dicono di assenze che violentano
il tuo
essere umano; tutto al più
puoi
tramutare i brividi in un canto
da
dedicare a chi non ha più il mare.
15/06/2018
Ciascuno a suo modo, ma tutti univocamente uniti nell'affetto la stima e l'ammirazione per Nazario Pardini e per la sua Poesia.
RispondiEliminaComplimenti comunque a Marco dei Ferrari per la sua interessante interpretazione de "L'Incendio dei papaveri".
Edda Conte.