Ribaltamenti, di Franco Campegiani
Democrazia dell'arché e assolutismi della dea ragione
(David and Matthaus, marzo 2017)
Anna Vincitorio, collaboratrice di Lèucade |
Mi sembra necessario per
una analisi decifrare il significato del titolo. Democrazia: forma di governo
in cui il potere viene esercitato dal popolo. In senso lato sta a significare
una forma di libertà e di rispetto nelle relazioni umane. Tale
forma fa riferimento
diretto all'arché, sostanza
originaria delle cose da cui
tutto deriva e, per contrapposto, gli assolutismi della dea ragione. La ragione
compete all'uomo che decide in qual modo esercitarla. Nella visione di dea la
vediamo imporsi come origine al di fuori del tempo. Occorre scavare nella
nostra essenza pur tenendo conto della esteriorità di ciò che ci circonda. E'
necessario farlo in noi stessi dove c'è concretezza all'universale: essere
creativi rimuovendo le incrostazioni culturali. Il mondo che ci circonda è come
un'immensa monade che racchiude l'uomo, la natura, gli animali. C'è contatto,
collaborazione diretta ma non possiamo agire da soli perché anche
se la prima ricerca avviene in noi stessi,
poi occorrono altre componenti.
E' un concetto
animistico nel senso
che ogni cosa
presente nell'universo ha un'anima,
ed è ciò
che rende liberi.
Occorre raggiungere un'armonia
tra anima e corpo. Il perno di questa analisi è l'uomo che ricerca un equilibrio
non facile da
realizzarsi, indagando nella
sua spiritualità. E' anche lui parte del mondo ma, al suo
interno, è un assoluto. Viviamo in una realtà
in cui il
seme della follia
attecchisce proprio nel
terreno della dea ragione. Noi
tentiamo di realizzare
progetti di universale
armonia ma la ragione sovrana divide, ostacolando
l'impresa. I fallimenti non sono dovuti al caso.
Il titolo del saggio parla
dell'assolutismo della dea ragione, ma l'assoluto (l'archè ) non è
assolutistico, se è vero che ci coinvolge in prima persona. Noi infatti accediamo
all'assoluto che sta
fuori di noi
(il Dio-Tutto-Nulla)
esplorando noi stessi. A
lui tendiamo ma, dentro di noi, c'è un Dio interiore che noi stessi
combattiamo. Dobbiamo usare ragione e volontà. L'autore fa riferimento a
Khalil Gibran del
quale a suo
tempo mi sono
occupata collegandolo all'opera di Blake (1): "I vostri figli non
sono i vostri figli. Sono i figli e le figlie del richiamo della vita a se
stessa. Non vi appartengono... loro hanno i loro pensieri... voi potete accogliere
i loro corpi ma non le loro anime".
Ritorna il concetto di
libertà che si concretizza in un equilibrio tra materia e spirito per arrivare
a conoscere se stessi - intelligere - Naturalmente
ci aiutano in questo percorso i nostri errori per raggiungere la consapevolezza
dell'essere. Questa consapevolezza è vivere nel mistero e nel mistero è Dio,
uno e trino, in cui si riflette ogni essere creato. In questo percorso, l'uomo
mantiene una sua identità, un libero arbitrio. Vive nella sua personale ricerca
attraverso gli accadimenti
naturali e meravigliosi che avvengono quotidianamente come il
sorgere e il tramontare del sole. Il regno di Dio è immenso ma alberga dentro
di noi.
Bisogna però
dire che per
raggiungere questa consapevole
identità, l'uomo deve attingere a più fonti. Per eccellenza fa
riferimento al mito quando sente forte il bisogno di rimuoversi risvegliando le
sue fonti archetipe.
Mythos , parola
greca comprensiva di
narrazione, favola, leggenda.
A tempo studiata e diversamente definita. Per Vico "modo
primordiale e infantiledi esprimersi dell'umanità". Per Hegel "il
mito rappresenta un modo ancora
rozzo e
imperfetto di pensare". E'
anche visione alternativa
del mondo in quanto assomma in sé tutte le altre
visioni realizzate in tempi diversi che poi trovano una loro coesione. Il mito
è caro ricordo della nostra adolescenza, dei nostri sogni:
il mito di
Ulisse, di Orfeo...
Nel mito la
nostra essenza mitopoietica: ricercare
culture arcaiche; immergersi
nella creatività di
un Omero, far rivivere
lontani eroi. Serve
a far crescere
la nostra mente
e ritrovare quell'Eden perduto;
ritrovare anche un'innocenza che
più non ci appartiene dove
il bene e il male
collaborano. Non sempre
l'umanità raggiunge tali vette armoniose. Questa "misterica armonia
dei contrari, scompare
nelle culture razionalistiche...
pur operando nel profondo in attesa di nuove epifanie". Il mondo si è
evoluto. Molto ci ha insegnato la
polis greca, precorritrice delle moderne
metropoli. Siamo passati
dal mythos al logos
e le diverse considerazioni del rapporto
dell'uomo con l'universo. Per vivere e realizzarci uscendo dall'anonimo appiattimento di
una globalizzazione, sarebbe sufficiente osservare la natura e il
suo mistero. E' quest'ultima l'elemento a cui far riferimento ed è la stessa
abitata "da esseri liberi, ovvero selvaggi e padroni di se stessi".
Esseri profondamente spirituali. Per l'uomo "la cultura, l'intelletto e il
libero arbitrio gli impediscono di vivere nell'innocenza edenica dei primordi". Allora
è necessario tornare
all'archè, a quel
Dio interiore collegato alla forza
e alla sapienza del
Dio universale. E' l'unico modo per poter realizzare la fratellanza tra
gli uomini. Per poter ritrovare tale armonia occorrerà abbandonare l'attuale
visione del mondo occupato "da una massa grigia di
automi inariditi" e
ricercare i nostri
archetipi, i miti.
Per conoscere occorre saper
ricordare. E per lasciare il buio e ritrovare la luce, ricercare la giusta parola,
quella del poeta
che è presago
di eventi. Ritornare
verso quell'infinito che ci dette vita, autonomia, conoscenza.
nota 1) - In Vernice, anno XXII n° 53 - pag. 139-160 Firenze,
2 ottobre 2018
Anna Vincitorio
Sono estremamente grato ad Anna Vincitorio per questa graditissima e inaspettata sorpresa. Attendevo alcuni commenti prima di intervenire, ma è tempo che io comunque ringrazi la brillante e nota scrittrice. Questa esegesi, accurata, attraente e limpida, è un vero fiore all'occhiello per l'antologia critica che si va costruendo intorno al mio saggio e alla mia teoria. Infinite grazie alla scrittrice e complimenti per il suo acume critico giustamente noto e acclarato.
RispondiEliminaFranco Campegiani