Edda Conte, collaboratrice di Lèucade |
Una perspicace carrellata sulle cose che ci ruzzolano attorno: oggetti o soggetti? La Conte, in questa sua dissertazione di natura psicologico-affettiva, dimostra il suo spirito di osservazione, di riflessione, e al contempo, di sapida ironia su tutto quello che abbiamo a portata di mano; sull’uso del termine cosa o cosina quando, purtroppo, ci viene meno l’aiuto della memoria: “-Ho visto Coso, .....come è dimagrito...sai...Coso.. il marito della ....della ....Non te la ricordi. .Quella che ci portava quelle cosine buone....”. Ma quale la differenza fra oggetto e soggetto?
Leggete
e meditate...
La
cosa...soggetto o oggetto?
La
cosa è un oggetto. ? Mah!
Con il
termine cosa si può intendere di tutto.
Gli
anziani spesso non ricordano il nome di
quello che vogliono indicare, persino il
nome delle persone che hanno appena incontrato
per strada..
-Ho
visto Coso, .....come è
dimagrito...sai...Coso.. il marito
della ....della ....Non te la
ricordi. .Quella che ci portava quelle cosine
buone....
Più
spesso , e non solo dagli anziani, si
sente dire:
-Mi
dai il coso, quello lì, sul
tavolo...lì, proprio vicino al cosino di cristallo...
Eppure
le cose , anche le persone , non si offendono quando magari si sentono
apostrofare così:-Senti , Coso....
Dunque
coso e cosa non sono sempre oggetti.. ma non basta. Anche tra cosa e
oggetto può esserci differenza.
In
realtà le "cose ", per essere precisi, non sono oggetti, o meglio non
sono "oggetto", nell'accezione più completa del termine sono
"soggetto"!
Ci
meravigliamo?. Una "cosa"
può dire, perché ha un suo linguaggio ... quasi un suo sentire; in certi casi
riesce persino ad ammonirti, con il
silenzio espressivo.
La
cosa come oggetto invece sta lì passiva,
si lascia guardare, si lascia prendere, usare ,persino gettare a terra, dove
spesso va in pezzi e si disintegra, senza un gemito... Proprio perché è un oggetto, e può diventare oggetto
del tuo malumore ,della tua rabbia, del tuo rifiuto. Talora anche oggetto di culto, ma sempre senza
mettere niente di sé. Passiva.
Come
la tazzina dove versi il tuo caffè. Lo riceve , e anche se scotta l'hai mai
sentita lamentarsi? .Non sente il
calore. Sia piena che vuota resta lì, immobile, dipendente dai gesti altrui.
Questo
è l' oggetto. La cosa soggetto invece ,vive una vita, una memoria, un luogo e
una data, di pieno significato. La cosa soggetto interagisce con te. Senza voce ti parla, ti
ricorda fatti luoghi e persone, talora il giorno preciso e l'occasione in cui
vi siete incontrati.
Tu
puoi anche dimenticare ma lei no. Quella cosa
ha immagazzinato tutti quei dati
fin dal momento del vostro primo incontro, quando ti sei innamorato di
lei e l'hai portata con te, nella tua casa , tra gli oggetti anonimi , come lo
scolapasta...l'asciugamano con il ricamo che usi ogni giorno ...persino il
quadro d'autore appeso sopra il divano...Tutte
quelle cose oggetto che hai ogni
giorno sotto gli occhi e che non vedi neppure più.
Là,
sul caminetto c'è la pipa del povero nonno...ma non ti verrà mai in mente di
chiamarla " quella cosa del
povero nonno. Ti sembrerebbe di sentirla soffrire, perché lei ricorda bene le
appassionate fumate del nonno , a te che la guardi sembra di sentire ancora il profumo di quel
tabacco.
Se ne
deduce forse che l'oggetto in questione
diventa soggetto perché
richiama affetto?
Non è
nemmeno così.
Io
tengo nel cassetto tra i vari
documenti uno che appena apro il
cassetto mi aggredisce..
Non lo
vorrei sentire ma quello ha parole di silenzio...parole che non mi è dato
dimenticare. .Eppure non sono di affetto e nemmeno di nostalgia.. né , in
qualità di pezzo di carta, si lascia passivamente gettare a terra o strappare o
buttare sul fuoco. ..
Quella
è una cosa soggetto, con tutta la sua personalità le sue richieste i suoi
ammonimenti.
E' La
RATA del MUTUO!
E
dunque il soggetto non interagisce solo per amore..
Pensateci
, uomini , se giorno dopo giorno vivete accanto ad una donna.....
A
proposito di vita coniugale:
Penso
alla foto che da sempre sta in bella
cornice sul settimino della camera da
letto... ci sono due giovani sorridenti, sguardo all'infinito sognante,
abbracciati stretti stretti nel sole
che risplende sull'azzurro mare di un
mese estivo... due innamorati ( un
secolo fa!).
Quel
ritratto, così eloquente, così fedele al trascorrere del tempo, sta lì, sopra
un centrino di pizzo, sta lì, immutabile, quasi un pezzetto di eternità... ma è
muto.
Perché
mai è muto? Eppure ha tutto per essere una cosa soggetto....
Invece
è solo una cosa.....un oggetto!
A
questo punto il rebus non è risolto.
Che differenza c'è tra una cosa e un oggetto?
Grazie, Nazario, della tua attenta lettura e dell'acuta osservazione finale.
RispondiEliminaIn effetti si ricorre talvolta all'ironia per superare ciò che si oppone al nostro vivere liberi e felici.
Con affetto, Edda.
...si potrebbe continuare all'infinito, come un gomitolo che scivola di mano e comincia a correre o l'ombrello strappato dalle mani dal vento....le riflessioni di Edda letteralmente "ruzzolano" da una all'altra, dalla filosofia all'estetica, al quotidiano, all'ironia...e quando finisce ti dispiace: "ma come, di già?"
RispondiEliminaGrande mamma
Isabella
“La cosa soggetto invece,vive una vita, una memoria, un luogo e una data, di pieno significato. La cosa soggetto interagisce con te. Senza voce ti parla, ti ricorda fatti luoghi e persone, talora il giorno preciso e l'occasione in cui vi siete incontrati.”
EliminaAh, carissima Edda che ti lasci catturare da un problema infinito, senza confini storici che è l’invito a nozze dei filosofi! Meno male che lo fai con divertente, anche se un po’ diabolica ironia. Spalanchi un modo di riflessioni che mi tenta, ma a cui io voglio sfuggire.
Mi si affollano disordinatamente nella memoria, i miei studi tomistici, e filosofici (la res di S. Tomaso, la cosa in sé di Kant, la cosificazione di Marx, l’in sé di Sartre…). Altri tempi.
Il filosofo Remo Bodei oggi riflette sulla differenza tra una cosa e un oggetto: “un "oggetto" lo si considera con indifferenza, ad esempio per usarlo, comprarlo o venderlo. Un oggetto sfida il soggetto, e da parte sua il soggetto deve inglobarlo e farlo proprio. Una "cosa", invece, è un oggetto sul quale si sono depositati dei significati, che siano affettivi, intellettuali o altro. In genere dovremmo trasformare gli oggetti in cose per rendere più sensata la nostra vita.
Sono innumerevoli gli aspetti implicati in esso… Le cose sono tali perché presentano una stratificazione di significati che da oggetti li trasforma in altro…”
Giorgio Linguaglossa torna più volte sull’argomento e dice: “l’oggetto è tale grazie alla sua conformazione all’uso, altrimenti cesserebbe di essere oggetto; l’oggetto fonda l’oggettualità, la conformazione di più oggetti è tale per l’uso che noi ne facciamo, ma l’uso è il rapporto che intercorre tra di noi e gli oggetti e, se c’è «uso», c’è linguaggio. È il linguaggio che ci consente di esperire gli oggetti e la stessa esperienza del mondo... Il mondo è un insieme mirabolante di «questità» misteriose, misteriose in quanto «ciò che appartiene all’essenza del mondo, il linguaggio non lo può esprimere»,proprio in quanto «gli oggetti formano la sostanza del mondo».
Ah, che impegno dissertare sul tema! Ha ragione Nazario che dice del tuo scritto: “dissertazione di natura psicologico-affettiva, dimostra il suo spirito di osservazione, di riflessione, e al contempo, di sapida ironia su tutto quello che abbiamo a portata di mano…!” Meditiamo anche sul tema dell’autoironia! E un argomento serissimo. E con questa osservazione entro nel silenzio.
Che si potrebbe avere di più?
RispondiEliminaE' amore di figlia. Grazie!
Non so dirti il perché, carissima grande Maria Grazia, come ho cominciato a leggere il tuo commento mi sono commossa...una specie di nodo che si scioglieva dentro gli occhi...poi la mente- questo meraviglioso nostro amico/nemico mi viene in aiuto e mi dice il motivo .
RispondiEliminaA parte la tua dissertazione sull'argomento, come sempre esaustiva ma stimolante (alcuni dettagli mi erano noti, ma non nelle profondità dell'aspetto filosofico) tu hai messo il "dito sulla piaga", come suol dirsi. Hai iniziato la tua nota con il "cuore" della mia pagina che vorrebbe essere soltanto un divertimento. In definitiva non lo è. E proprio quella frase che tu hai indicato è il nocciolo di tutto. Autoironia?
Quella foto "soggetto" ( e quanto lo è!) grazie ad una profonda quanto dolorosa trasformazione è diventata un "oggetto"...
Sì, è proprio il caso di dire argomento serissimo l'autoironia. Meglio affidarsi al silenzio.
Grazie , di tutto il tutto il tuo spirito grande che sa scendere nelle viscere delle parole che scrivo!.
Come informazione a margine: questo è l'ultimo di una serie di monologhi- riflessioni con me stessa, iniziati prima del diluvio e trattati davvero con ironia piacevole leggera , divertente.. Senso ora perduto.
Con questo chiuderò la mini serie e forse la darò alle stampe, per spersonalizzarla.
Un abbraccio ricco di stima e di affetto,
Edda Conte.