Lino D’Amico: Il colore dei
ricordi. EEE-Book.
Moncalieri. 2017
Un libro ben fatto, editato con amore e
professionalità, questo nuovo di Lino D’Amico. Tante poesie che in gran parte
hanno trovato ospitalità sul blog Alla
volta di Lèucade e che con estrema
duttilità esprimono tutto l’amore dell’autore per questa antica arte. Ma c’è
qualcosa di nuovo, e non è poco, e sta nella corrispondenza fra immagini
fotografiche e canti; il tutto in un ensemble di grande effetto
cromatico-allusivo; coinvolgente e avvolgente: scatti di per sé emblematici e
significativi: figure umane, panorami, squarci autunnali, sentieri
montani, brumosi castelli, anziani
dormienti, cime rosa in vertigini azzurre, spazi di grani mietuti, di cipressi accoccolati…. Tante
immagini che danno forza e concretezza ai vari momenti lirici del nostro
D’Amico, alcuni dei quali, riportati su questo testo dal titolo Il colore dei ricordi, ho avuto occasione
di commentare e recensire. Mi piace ricorrere ad alcuni miei scritti, che a suo
tempo avevo stilati, per mettere in evidenza la saudade, e quel substrato di
malinconia che fa bene al canto; quella semplicità espositiva che lo rende
fruibile: naturalmente semplicità nel senso positivo del termine; quella a cui
si perviene dopo anni di maturazione; quando, appunto, ci si incontra con noi
stessi in un afflato di spontanea liricità che non ha alcun bisogno di
rocamboleschi rigiri di parole ma solo
della chiara oggettivazione di quello che siamo e di quello che fummo.
Questo scrissi a proposito della poesia Antiche
pietre:
“Poesia di
forte intensità umana; di ontologica vicenda esistenziale; qui si va oltre il
terreno, oltre gli spazi ristretti del soggiorno; si volge lo sguardo a pietre
antiche che hanno sepolto memorie, volti, sogni, civiltà: “antiche pietre
vegliano/ profughe memorie”; memorie in fuga verso orizzonti indefiniti. Tutto
è silenzio. Il tempo ha chiuso la sua porta a fantasie, sentimenti, voli e
svoli. Restano di un’intera vita delle piccole fiammelle come fuochi fatui; un
crepuscolo che tanto sa di ultimazione, di redde rationem, di sottrazione. Ogni
tratto del percorso si fa simbolo della brevità del giorno, della fugacità
dell’ora, dello svanire del tutto, di una vita di passioni e di memorie.
Onirici allunghi; pietre testimoni di un esistere di amori perduti, gioiose
nostalgie, furtive carezze, perdoni negati, abbracci affettuosi, sprazzi di
luce, nuvole al vento, sciami di aromi, ombre di cieli vuoti. Una sottile
melanconia pervade l’intera pièce dandole compattezza e organicità. Dire che il
memoriale e il mistero siano parte integrante delle vita del poeta è come
rimandare il nostro ricordo a “Le Génie du Christianisme di Francois-René de
Chateaubriand” che afferma: “Tutto è nascosto, tutto è ignoto nell’universo. Lo
stesso uomo non è forse uno strano mistero? Da dove parte il lampo che
noi chiamiamo esistenza e in quale notte si spegne?”. La versificazione scorre
con armonia e varietà metrica affidandosi ad effetti contrattivi ed estensivi
per concretizzare il pathos del poeta; e sono le misure accessorie (in
prevalenza settenari) a rafforzare la funzione sonora e visiva degli
endecasillabi; della loro musicalità in una poesia che dice dell’uomo, della
sua storia, del suoi odeporici intenti, del suo essere tassello di un perpetuo
foscoliano storicismo”.
Nell’etereo e
silenzioso oblio,
sudario di
riposo
per la quiete
dei giusti,
antiche
pietre vegliano
profughe
memorie.
In quel
ricetto, ogni fruscio è silenzio,
senza spazio,
senza tempo,
svapora tra
fugaci sensazioni,
antichi
ascolti di echi latenti,
chimere di un
fugace passato.
Aleggiano
impulsi di amori perduti,
gioiose
nostalgie, furtive carezze,
perdoni
negati, abbracci affettuosi,
sprazzi di
luce, nuvole al vento.
sciami di
aromi, ombre di cieli vuoti.
E nel tenue
calar del crepuscolo,
fioche
fiammelle sembrano danzare,
nel vuoto di
mille ombre,
che dalle
antiche pietre,
sussurrano a
chi sa ascoltare.
E
quello che segue per commentare altre poesie postate sull’isola di Lèucade:
“Poesia
spontanea, che, avvolta da un alone di semplicità, e da intenti di urgente
comunicazione, si distende su uno spartito di plurima significanza. Di forte
allusione alla caducità della vita. Non mancano guizzi di
metaforicità a fare da scavo ai quesiti del nostro esistere; a volgere sguardi
verso panorami privi di silenzi sciapi. Ed è così che i sogni, le illusioni, le
delusioni, le rievocazioni, il patema del tempus fugit, e il senso del mistero
che ci avvolge si sciolgono in inquietudini esistenziali di generoso impatto
emotivo. Di un impatto in cui i palpiti di un alitar di brezza, la
notte, i diafani petali di luna, il brivido dell’autunno, e il ricordo
dell’ultimo sole d’estate si traducono in visive concretizzazioni
di sapidità umana. In un malinconico silenzio che, scorrendo nel
sottofondo delle poesie, coniuga speranze smarrite a melodie che hanno
sfumature d’infinito. E anche se nel correre delle stagioni riaffiorano sogni
ed emozioni di antiche primavere, “il giorno evapora nel nulla/…/ oltre il
sussurro di un volo di ricordi”.
RINGRAZIO DI CUORE IL PROF. PARDINI PER AVER DEDICATO TEMPO E PAZIENZA ALLA LETTURA DI QUESTO MIO ULTIMO LIBRO DI POESIE E PER AVER CONCESSO NUOVO APPRODO ALL'AMBITO SCOGLIO DI LEUCADE.
RispondiEliminaLINO D'AMICO