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giovedì 1 novembre 2018

LINO D'AMICO: "RIFLESSIONI SULLA TERZA ETA'"


Va'  dove ti porta... il tempo”
(Riflessioni sulla Terza Età)

Lino D'Amico,
collaboratore di Lèucade

Molti   organi   di   stampa   hanno   posto   in   evidenza   le
problematiche   di   quelle   persone   che   hanno   superato  la soglia anagrafica dei fatidici “... anta”. 
Conrad era solito definire “linea d’ombra” il momento   in cui, una   certa   fase   esistenziale   sta   per   terminare   nei   suoi contenuti e deve essere abbandonata senza recriminazioni, mentre     se   ne   profila   un'altra, da   essere   vissuta   senza traumi. 
Quale sia questo momento, nessuno lo può suggerire perché è   profondamente   soggettivo   e,   di   conseguenza,   senza tempo,   limiti,   termini   di   paragone.     Naturalmente   le considerazioni   di   Conrad   ai   nostri   giorni   non   sono   più coerenti perché il concetto relativo ai parametri della durata della vita,  è radicalmente variato.  Ciononostante   si   è   posta   attenzione   sulle   situazioni   di affanno   che   questa   età   potrebbe   comportare,   anche   se molte correnti di pensiero affermano che la Terza Età può e deve essere vissuta al meglio, in quanto se ognuno non è arbitro del proprio destino, lo è certamente nei mezzi, nei modi, nelle decisioni per un futuro che potrebbe essere reso appetibile e non  consegnato alla noia. In altre parole la Terza Età non deve essere sinonimo di vecchiaia, ma volontà di vivere l’inizio di un tempo nuovo, basato su concetti diversi da quelli fino allora seguiti. “Mens sana in corpore sano”, e non si pensi che solamente le persone di elevata cultura o di impegnata attività sociale, pubblica o imprenditoriale possano rappresentare esempi eclatanti di dinamicità, elasticità mentale e longevità. È   determinante   percorrere   in   maniera   naturale,   sotto   il profilo anagrafico, il proprio sentiero,  ma, 
allo stesso tempo, ricercare oggettivamente le condizioni per renderlo il meno accidentato possibile, evitando le asperità e fronteggiando gli ostacoli che  si frappongono lungo il cammino. È chiaro, purtroppo, che le difficoltà che si incontrano non sempre sono di facile soluzione, appaiono le prime rughe, l’efficienza fisica con i primi segni di calo, i figli se ne vanno, la casa diventa più vuota, troppo silenziosa e ci si trova a gestire molto tempo libero. Parallelamente arriva la fase del pensionamento,   agognato   da   molti,   ma,      per   un insospettato numero di soggetti, considerato come una sorta di rifiuto da parte della “società produttiva”, a non  usufruire delle proprie potenzialità. Improvvisamente emerge un senso latente di solitudine, si presume   di   apparire   ignorati,   declassati,   socialmente, oppressi da sensazioni di smarrimento,  e  assillati dal rifiuto di accettare  il nuovo contesto di situazioni nei confronti delle quali ci si sente estranei e nelle quali appare difficile un rapido inserimento. Eppure,   se   si   analizza   obbiettivamente   la   situazione,   il nuovo stato di cose, che si viene a vivere, ha molti aspetti positivi. Si prende coerenza della propria maturità   decisionale e della possibilità di progettare cose forse da sempre poste in un cassetto, e ora pronte a essere concretizzate.  Non   per   nulla   il   vivere   i   primi...   “anta”   rende ricchi   di esperienza, che   può   ora   essere   messa   a   frutto   e,   se cambiamenti   ci   saranno,   ben   vengano,   ma   bisognerà accettarli coscientemente e porli in essere subito.  È basilare mantenere un'alta stima di se stessi (concetto che nulla ha da vedere con ridicoli aspetti di narcisismo), cercando di minimizzare gli inevitabili acciacchi inflitti dal volgere del tempo, non tediando il prossimo con i propri malanni, imparare a essere tolleranti verso gli altri, cercando di apprezzarne gli aspetti migliori. Vivere bene la “Terza Età”, significa ricercare l’adattamento a un periodo nuovo di vita, diverso, sotto l’aspetto umano, sociale,   affettivo   e   fisico,   nel   quale      se   lo   si   desidera intensamente       possono essere ampliati esauditi i desideri, soddisfatte le aspirazioni e realizzati i sogni. Vero   è   che   tutte   queste   considerazioni   possono   essere accettate o meno da chi si identifica in simili situazioni, come è pur vero che “non c’è ”peggior sordo di chi... non vuol sentire”. Sta, quindi, ad ogni singolo individuo, a chi  naviga queste acque,  decidere in prima persona, affinché il futuro possa essere vissuto al meglio. Quindi, amici coetanei, “Ad meliora et maiora semper.

D’Amico  Lino                                                    
Università della Terza età
Beinasco (TO)                                                    
Ottobre 2018


1 commento:

  1. Carissimo Professore. La ringrazio per l'attenzione che ha riservato alle mie riflessioni concedendo, ancora una volta, l'approdo all'ambito scoglio di Leucade. L'essere da Lei gratificato con questa pubblicazione è per me motivo di orgoglio. Cordiali saluti.
    Lino D'Amico

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