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venerdì 14 dicembre 2018

MARCO DEI FERRAR: "IL NATALE "BUONO" di PARDINI""


IL NATALE “buono” di PARDINI


Marco dei Ferrari,
collaboratore di Lèucade

Nazario Pardini nell'augurio natalizio conferma la Sua straordinaria multi-originalità in versi e prosa. Non è il Natale scontato della pubblicità e dei “media”, non è il Natale del panettone e dei profumi nella dimensione del consumismo più sfrenato; non è il Natale dei falsi profeti-miti che invadono, stordiscono e illudono scenari allettanti, ma vuoti nello spirito; non è il Natale dei regali...
il Natale di Nazario è quello magicamente “buono” nella coscienza profonda e cosmicamente connessa dove si esorcizzano turbamenti, inquietudini, ingiustizie, emarginazioni, assilli, malanni di padre in figlio, di padre in padre tutti ripromessi alla “pace” dei “buoni”, interna ed esterna a contesti perversi e tragicamente perduti. La pace che si trasforma in un complesso di obiettivi piccoli e grandi che il Natale compendia e moltiplica in una festività del “bene” più semplice e lineare che sia possibile immaginare. E' il bene nascosto nell'umiltà di un impotente esistenziale che dalla mortificazione valoriale transita nella elaborazione digitale ambivalente con la speranza trasmessa di un effetto positivo sulla negatività della complessità territoriale-ambientale-demografica. La “pace” è l'auspicio dunque di un dettato artistico che solo una sensibilità pre-cognitiva (come quella di Pardini) può concepire intuendone le risultanze presenti e future.
Ma l'umiltà poetica nel contemporaneo viene travisata e storpiata in regressione simbolizzata nella resa della coscienza: niente di più tragico!
L'umiltà è l'intelligenza dell'umanità più consapevole che il “mondo buono” è l'unica sopravvivenza possibile compatibilmente con l'evoluzione inesorabile del destino degli esseri terrestri. Ma queste considerazioni appartengono ad altre tematiche tecno-futuribili che esulano dalla lettura di questo “canto” augurale.
E' il mondo celebrativo di Pardini, lontano dall'arroganza e dall'egoismo dei profitti, nel canto del suo significato più autentico oggi incompreso o poco tollerato.  E' la poesia di Nazario ricca di sofferta partecipazione al dolore dei deboli emarginati e dalla maggioranza degli esseri umani presenti sul pianeta. Dunque celebrazione corale del “giorno” che trasforma l'eternità in ogni attimo residuo; dunque “poesia” del tempo che Pardini condivide con tutta Leucade nell'augurio più nobile che fuoriesce da ogni schema più meschino per affrontare l'insondabile comprensione dei “perché” più importanti.

Marco dei Ferrari


Amici cari, attorno riuniti
a questo sito zeppo di poesia
vi giungano gli auguri più sentiti
in tali giorni pieni di magia.                   

Lo so che i tempi sono assai turbati,
lo so che tanti figli allo sbaraglio
vivono inquieti perché disoccupati;
e lo so che sarebbe tanto meglio

parlare dei problemi che ci affliggono
e di quelli che toccano persone       
emarginate, depredate che assillano
ruberie e ingiustizie nell’agone               

di così tanti profitti. In questi tempi
pensiamo un po’ a costoro; e tutti noi
gridiamo le ingiustizie ed i malanni; e poi,
prendiamo un po’ dai padri i grandi esempi.

Quindi cercare pace ed  un abbraccio,
augurarci in questi giorni un buon Natale
(per quanto mi riguarda io lo faccio),
credo davvero che non faccia male;

ma che non valga solo per Natale
fare del bene e farlo in abbondanza,
toglierci di dosso l’arroganza,
ed apparire come un buon mortale.

Che sia per tutto l’anno questa festa
che sia per ogni giorno che ci resta.


Nazario Pardini





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