IL
NATALE “buono” di PARDINI
Marco dei Ferrari, collaboratore di Lèucade |
Nazario
Pardini nell'augurio natalizio conferma la Sua straordinaria multi-originalità
in versi e prosa. Non è il Natale scontato della pubblicità e dei “media”, non
è il Natale del panettone e dei profumi nella dimensione del consumismo più
sfrenato; non è il Natale dei falsi profeti-miti che invadono, stordiscono e
illudono scenari allettanti, ma vuoti nello spirito; non è il Natale dei
regali...
il
Natale di Nazario è quello magicamente “buono” nella coscienza profonda e cosmicamente
connessa dove si esorcizzano turbamenti, inquietudini, ingiustizie,
emarginazioni, assilli, malanni di padre in figlio, di padre in padre tutti
ripromessi alla “pace” dei “buoni”, interna ed esterna a contesti perversi e
tragicamente perduti. La pace che si trasforma in un complesso di obiettivi
piccoli e grandi che il Natale compendia e moltiplica in una festività del
“bene” più semplice e lineare che sia possibile immaginare. E' il bene nascosto
nell'umiltà di un impotente esistenziale che dalla mortificazione valoriale
transita nella elaborazione digitale ambivalente con la speranza trasmessa di
un effetto positivo sulla negatività della complessità
territoriale-ambientale-demografica. La “pace” è l'auspicio dunque di un
dettato artistico che solo una sensibilità pre-cognitiva (come quella di
Pardini) può concepire intuendone le risultanze presenti e future.
Ma
l'umiltà poetica nel contemporaneo viene travisata e storpiata in regressione
simbolizzata nella resa della coscienza: niente di più tragico!
L'umiltà
è l'intelligenza dell'umanità più consapevole che il “mondo buono” è l'unica
sopravvivenza possibile compatibilmente con l'evoluzione inesorabile del
destino degli esseri terrestri. Ma queste considerazioni appartengono ad altre
tematiche tecno-futuribili che esulano dalla lettura di questo “canto”
augurale.
E' il
mondo celebrativo di Pardini, lontano dall'arroganza e dall'egoismo dei
profitti, nel canto del suo significato più autentico oggi incompreso o poco
tollerato. E' la poesia di Nazario ricca
di sofferta partecipazione al dolore dei deboli emarginati e dalla maggioranza
degli esseri umani presenti sul pianeta. Dunque celebrazione corale del
“giorno” che trasforma l'eternità in ogni attimo residuo; dunque “poesia” del
tempo che Pardini condivide con tutta Leucade nell'augurio più nobile che
fuoriesce da ogni schema più meschino per affrontare l'insondabile comprensione
dei “perché” più importanti.
Marco dei Ferrari
Amici cari, attorno riuniti
a questo sito zeppo di poesia
vi giungano gli auguri più sentiti
in tali giorni pieni di magia.
Lo so che i tempi sono assai turbati,
lo so che tanti figli allo sbaraglio
vivono inquieti perché disoccupati;
e lo so che sarebbe tanto meglio
parlare dei problemi che ci affliggono
e di quelli che toccano
persone
emarginate, depredate che assillano
ruberie e ingiustizie
nell’agone
di così tanti profitti. In questi tempi
pensiamo un po’ a costoro; e tutti noi
gridiamo le ingiustizie ed i malanni; e poi,
prendiamo un po’ dai padri i grandi esempi.
Quindi cercare pace ed un abbraccio,
augurarci in questi giorni un buon Natale
(per quanto mi riguarda io lo faccio),
credo davvero che non faccia male;
ma che non valga solo per Natale
fare del bene e farlo in abbondanza,
toglierci di dosso l’arroganza,
ed apparire come un buon mortale.
Che sia per tutto l’anno questa festa
che sia per ogni giorno che ci resta.
Nazario Pardini
Nessun commento:
Posta un commento