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sabato 8 dicembre 2018

NAZARIO: PREFAZIONE A "LA RISACCA E..." DI EDDA P. CONTE




EDDA PELLEGRINICONTE: LA RISACCA E I GIORNI DELLE NEGAZIONI. EDIZIONI HELICON. AREZZO. 2018

Edda  Pellegrini Conte,
collaboratrice di Lèucade
Scrivere sulla poesia di Edda Conte è come provare  il piacere di una piuma che ti accarezza, è come avviare uno scambio di visioni esistenziali che inquieta per i dubbi e le incertezze sul fatto di esistere. Ho avuto l’onore di leggere gran parte della sua produzione  narrativa e poetica, e non è azzardato dire che i suoi versi respirano aria di campagna e di città, di isola e di marina, di casa e di speranza; ne respirano i tratti salienti, le cromatiche e simboliche allusioni, per farne corpo  di una filosofia che tanto parla della vita e delle sue vicissitudini. Il naturismo psicologico, antropico, fa parte della vitalità espressiva della Nostra. Sembra che Ella sguinzagli l’anima per i campi, per i boschi, per gli anfratti, le strade dei vicoli, ne rapisca i profumi, le immagini più care  per legarle in iuncturae sinestetico-visive, in metaforici guizzi semantici, a beneficio di una versificazione reificante incertezze e abbandoni. Tutto è legato ad un mondo di solitudini e di miraggi; ad una sostanziosa forza emotiva che ne fa una scrittrice personale e soggettivamente incisiva. Senz’altro non appartiene alla schiera di scrittori che ha fatto e continua a fare della riforma prosastica del verso il baluardo della loro scrittura; piuttosto a quella di poeti che attraverso le memorie e gli impatti emozionali e reali esemplifica la portata della loro epigrammatica vicenda. I “canti” sono l’espansione di stati d’animo ora immeditati e estemporanei, ora frutto di una sedimentazione lunga e travagliata. Per dare l’idea della sua poetica basterebbe pensare al mare; all’annullamento dell’esistere nella sua infinità: è in quella estensione che Edda tende a sperdersi; è là che naviga alla ricerca di un porto a cui approdare, di un’isola su cui trovare una felicità ambita e sognata ma difficilmente raggiungibile. Si può veramente dire che alla base del suo progetto c’è questa propulsione, questa spinta, questa tensione all’oltre, al di là delle magagne della vita mortale. La versificazione è armonica, sempre pronta ed agile,   sempre disponibile a farsi lucentezza; punto luce da prendere come cuore della sua malinconia. Anche le tristezze non sono mai invasive, mai eccessive da tramutare il percorso poematico in decadente saudade. Tutto è duttile ed energico; tutto direzionato a raffigurare un’anima ricca di input umani; di messaggi che fanno della vita una poesia, e della poesia la vita. E quello che più coinvolge e che è difficile riscontrare nella poesia moderna è l’equilibrio, la compattezza, la fusione fra dire e sentire: un amalgama fra sonorità ed emozioni; un melologo, un’ecfrasi fra il verbo e il monumento del poièin. E anche quando tenta percorsi innovativi attraverso stilemi di ricerca; arditi e sofferti propositi di sperimentazione, lascia sempre una traccia, un sentiero tramite cui ritrovare la sua originale ontologia. A proposito già ebbi a scrivere sulla silloge intitolata Negazioni: “... Tutto fa parte di un mondo lasciato alla dialettica delle cose; a geometrie sconnesse in vista di un ordine nel disordine. Edda Conte è alla ricerca di strade nuove che la possano far uscire illesa da un’isola che ormai ha dipinta e narrata con bucolici ricami; è così che dagli azzardi ad orizzonti lontani torna a meditare sul correre del tempo e le tante negazioni. Lo stile è nuovo e rivoluzionario; abbandona le armonie dalla classica positura per una geometria sintattica  frammentata, lasciata in sospeso, “disordinata”, dove il metro rispetta le ambasce, affidandosi ad emistichi che tendono a staccarsi dalla struttura compositiva per una libertà alla quale l’Autrice aspira nel tentativo di sottrarsi alle aporie della quotidianità....”. Sì, tutto questo, ma la Conte, pur nel tentativo di rinnovarsi,  lascia sempre il segno, il copyright del suo DNA: panismo, realismo lirico, euritmica intrusione formale, simbolismo meditativo, aspirazione all’oltre, creatività e vita, vita, vita. Questa meravigliosa esperienza umana e disumana che ci prende e ci lascia, che ci consola e ci sconsola, che ci illude e disillude, che ci porta con il suo carro di meraviglie a spasso per sentieri ora soleggiati, ora brumosi, ora tempestosi, ed ora lunghi e senza uscita, a cul-de-sac, per dirci del mistero che nasconde nelle sue grinfie, e della imperscrutabilità del prosieguo. Questa è la poetica della Conte; è realistica, immaginifica, saggiamente esplicativa, romanticamente esplosiva, ma soprattutto umana. Di una umanità fatta di sogni e di risvegli improvvisi; di grandi abnegazioni che spesso la vita stessa ci impone durante il suo tragitto.  E la poetessa sa tradurre queste sottrazioni in poemi di alta levatura estetica, affidando all’energia  della parola il compito di rappresentarla.

Nazario Pardini




1 commento:

  1. Ringrazio di cuore il grande amico Nazario Pardini che ancora una volta impreziosisce con le sue parole il mio scritto.
    Che la sua prefazione sia di buon augurio alla mia poesia !
    Edda Conte

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