Emanuele Aloisi, collaboratore di Lèucade |
Se quello è un uomo, suo fratello è
questo
Non pensava di venire al mondo
un uomo
se quello è un uomo, suo fratello è questo-
il tempo non discrimina la razza,
il braccialetto è senza nome al polso-
Sarà il sigillo del suo sangue: la trasparenza delle lettere
destino orfanotrofio di placente. Dov'era
l’uomo, quando teneva un aquilone in mano?
Il filo si è reciso,
avvolto al moccolo di un nulla
una mollica senza pane, una candela spenta!
Temeva il fuoco della cenere, disconosceva il ruolo...
il legno serve a cuocere la carne.
E poi è volato e se n’è andato via, lontano
lungo una linea di confine, lungo una scia di storia
-servisse a piovere memoria!- Rimane uguale
un uomo nudo senza numeri
ma tendini di lettere sguarnite: una parola
tra le spume, e si cancella tutto. Non è servita
la salamoia della carne: il mare
baratta il forno dell’inferno, l’affanno è odore della primavera,
mentre scoppietta il sole, tizzone di un ciliegio rinsecchito.
E brucia brucia l’aquilone ardente!
Rimane il fumo della nebbia a disegnare in cielo
le nuvole di manna con le lettere
una parola il figlio, un Dio minore il padre.
un uomo
se quello è un uomo, suo fratello è questo-
il tempo non discrimina la razza,
il braccialetto è senza nome al polso-
Sarà il sigillo del suo sangue: la trasparenza delle lettere
destino orfanotrofio di placente. Dov'era
l’uomo, quando teneva un aquilone in mano?
Il filo si è reciso,
avvolto al moccolo di un nulla
una mollica senza pane, una candela spenta!
Temeva il fuoco della cenere, disconosceva il ruolo...
il legno serve a cuocere la carne.
E poi è volato e se n’è andato via, lontano
lungo una linea di confine, lungo una scia di storia
-servisse a piovere memoria!- Rimane uguale
un uomo nudo senza numeri
ma tendini di lettere sguarnite: una parola
tra le spume, e si cancella tutto. Non è servita
la salamoia della carne: il mare
baratta il forno dell’inferno, l’affanno è odore della primavera,
mentre scoppietta il sole, tizzone di un ciliegio rinsecchito.
E brucia brucia l’aquilone ardente!
Rimane il fumo della nebbia a disegnare in cielo
le nuvole di manna con le lettere
una parola il figlio, un Dio minore il padre.
Em@nuele Aloisi
La lirica di Emanuele Aloisi nella settimana della memoria è un ago che trafigge e sveglia tutte le coscienze, anche quelle assopite. Si ispira al libro di Primo Levi, che la realtà del lager l'ha vissuta e l'ha scontata con il suicidio, e scrive versi di inchiostro, rabbia e sangue.
RispondiElimina"Temeva il fuoco della cenere, disconosceva
il ruolo...
il legno serve a cuocere la carne".
A mio umile avviso liriche come questa sono la testimonianza che il tempo non permette all'uomo di dimenticare i fratelli. Che l'Olocausto è tatuato sulla nostra pelle ed è qualcosa di simile al presagio. La vita allestisce scenari nuovi, ma i sei milioni di morti sono lì, in fila, a rammentarci che nessun odio può generare giustizia. Ringrazio l'Autore per questo tragic e intenso tributo e rifletto sul nostro oggi con il cuore velato di paura.
Un abbraccio forte al nostro Condottiero!
Maria Rizzi
Grazie come sempre al padrone di casa per l'ospitalità, e grazie a Maria Rizzi per le sue parole non so se meritate,se è vero che il poeta crea e l'Autore ha il dominio sull'opera come espressione di sé. Emanuele Aloisi.
RispondiEliminaUrlo di dolore, disperazione e ammonimento, per una ferita che non si rimarginerà mai, sgorgano dai versi della tua intensa poesia che esprime tutta la sensibilità del tuo sentire nella memoria di chi, con occhi spenti e solo un numero tatuato sul braccio, dice a tutta l'umanità: "RICORDATI".
RispondiEliminaLino D'Amico