Luca Buonaguidi. Uno studio sul niente. Viaggio in Giappone. |
Eccovi qui il viaggio
di Luca Buonaguidi. Già la parola ci introduce in un mondo letterario a 360
gradi: Ulisse, Marco Polo, Paolo Rumiz, Bruce Chatwin, Dante, Moravia, Verne,
Ryszard, Jack Kerouac....
E’ umano, immensamente umano ambire al
viaggio, al nostos, noi nostoi sempre insoddisfatti del nostro essere. Ed è
viaggiando, vòlti verso un ‘isola che forse non esiste, dacché quella che
raggiungiamo non completerà mai del tutto la nostra sete di sapere, che
soddisfiamo la natura della nostra inquietudine. Ed è il viaggio in sé,
l’andare, il peregrinare, che vibra nelle nostre vene. Non importa arrivare,
non importa attraccare, basta andare, viaggiare: è tutta lì l’essenza della
nostra esistenza. Ed eccolo Buonaguidi sulla sua isola giapponese, ornata di fiori,
architetture, e abbrivi orientali, a ricamare poesie di un realismo vivace e
ontologico. Poesie che cristallizzano la sete di novità; di scoperta; di
amore; di storia. L'Autore guarda, ammira, incamera, e detta. Il tutto scaturisce da un animo di
forte intensità emotiva, dove persino la malinconia ci fa provare “Il piacere
di essere tristi” (Hugo).
La
notte è così triste
che
qualcuno
si è
messo a ridere.
Sumitaku Kenshin
Le immagini sono di
plastica icasticità nell’accompagnare gli slanci emotivi; nel suggerire al poeta
la strada da imboccare per raggiungere la Bellezza; tutto ciò che è nuovo e che
incide sul nostro panorama esistenziale; ora con lo stupirsi della propria
ombra:
Un
grande parcheggio
vuoto
accanto alla strada
lungo
il fiume Saigawa.
Uno
scenario comune
che
qui e ora rivela
un
segno mai scorto prima.
Viaggiare
da soli
insegna
a stupirsi
della
propria ombra.
Da
soli il nostro compagno
di
viaggio e il fantasma
che
ci cammina accanto
Ora con la visione di una bomba nel museo, mentre il fiume scorre, ricordandoci
la precarietà del tempo:
(...)
Oggi
il fiume e blu
e
l’erba e verde,
ne
rosso, ne nero piu.
Tutto
e tornato al suo posto:
questa
e l’acqua
e
questa e la terra.
La
Bomba
e
nel museo, scolari
posano
per le foto.
Ora con il risveglio del cosmo che veglia...
Sei
una cosa
che
accade
al
pari di un fiore,
hai
la tua stagione
migliore
e un tempo
per
diventare concime.
Respiri
sempre entrambi
i
momenti dormienti.
Li
unisce il risveglio
nel
cosmo che veglia
i
passi che muovi
verso
l’Intero.
E ora meditando sul ricordo: quando il tempo ha giocato le sue carte e le
emozioni si sono riposate negli angoli dell’anima, tutto torna velato da una
dolce malinconia, e tutto appare ingrandito nelle sua portata emotiva:
Questo
e il ritorno
dal
Giappone ancestrale:
volare
e troppo veloce,
l’anima
resta indietro
solo
tra giorni si riunira
al
corpo, il ricordo
del
viaggio riempira la casa
che
il viaggio ha svuotato.
Per
questo sempre si riparte:
per
fare spazio dentro
al
tempo che ci e dato.
Insomma eccovi il viaggio di un’anima in
cerca di se stessa, un viaggio in cui le cose, le persone, la natura, non fanno
altro che concretizzare l’essenza spirituale di un navigatore verso l’isola
della pace; di un mortale pronto a farsi vuoto dentro il tempo:
Voglio
dedicare
la
prossima vita
a
sparire, al vento
e
a farmi vuoto
dentro
il tempo.
Nazario Pardini
Quarta di copertina |
"UNO
STUDIO SUL NIENTE - Viaggio in Giappone" (Italic Pequod, 2018) con la postfazione di Patrick
Colgan e fotografia di copertina di Andrea Lippi , è
un diario di viaggio in versi sul Giappone, corredato da
fotografie itineranti e citazioni di scrittori, fumettisti, filosofi, monaci e
viaggiatori che hanno ispirato i miei passi nell'isola di Honshū. Il
risultato è questo studio sul niente espresso in 21
cartoline geopoetiche - da cui l'opportunità del formato flipbook per
l'edizione - devote alla tradizione giapponese di accompagnare parole a
immagini perché, come scriveva Cesare Brandi, il Giappone “resta arcaico anche
se è maestro di elettronica”. Il libro è irrorato di un un sentire noto con il
nome di wabi sabi , una parola intraducibile che anima
la concezione estetica giapponese, fondata sull’accettazione dell’impermanenza
e dell’imperfezione delle cose, oltre che della loro ininterrotta relazione col
soggetto che le osserva.
A partire
dal velo di significanze superficiali - tipico nel teatro del viaggiatore
occidentale in Oriente - ho orientato il mio sguardo verso ciò che non appare
eppure anima quest’isola enigmatica. Yukio Mishima soleva dire che “solo
l’invisibile è giapponese” e quest’invisibile è la traccia che qui si
testimonia del Giappone, di un viaggio e del niente.
(Dalla sinossi
dell’autore)
INTRODUZIONE
Al
giorno d’oggi i racconti di viaggio abbondano,
forse
perché avvertiamo che viaggiare potrebbe
presto
diventare impossibile, tutto sarà “qui”
e
“qui” non sarà nessun luogo in particolare.
Treni
di notte in corsa nelle notti di Kyoto, Patrick Holland
Uno
studio sul niente - viaggio in Giappone e il mio secondo taccuino di viaggio. Se
in India comparsero appena trenta poesie in cinque mesi, in Giappone sono
bastate poche settimane perche, come ha scritto Claudio Giunta, “in nessun
altro paese del mondo la tentazione di dire la propria opinione
e tanto forte”.
Mosso dal mito del
Giardino delle Quindici Pietre, da un apprendistato poetico allo Zen e da un’intera
letteratura sul viaggio in Giappone, ho vagato da una parte all’altra
dell’isola di Honshū come un flaneur e sono tornato con un diario diverso, con
i versi a raccontare un viaggio ordinario in un paese straordinario e
corredando il mio studio con fotografie itineranti e citazioni di scrittori, fumettisti,
filosofi, monaci e viaggiatori che hanno ispirato i miei passi. Il risultato e
questo “studio sul niente” espresso in 21 cartoline geopoetiche devote alla
tradizione giapponese di accompagnare parole a immagini perche, come scriveva
Cesare Brandi, il Giappone “resta arcaico anche se e maestro di elettronica”. Il
libro e irrorato di un un sentire noto con il nome di wabi sabi, una parola
intraducibile e che anima la concezione estetica giapponese, fondata
sull’accettazione dell’impermanenza e dell’imperfezione delle cose, oltre che
della loro ininterrotta relazione col soggetto che le osserva. Questo sentire si
rivela per esempio nel gusto delle poesie haiku e declina l’atto stesso del
viaggiare in Giappone come un “essere vivo e morto/ insieme”.
A partire dal velo di
significanze superficiali - tipico nel teatro del viaggiatore occidentale in Oriente
- ho orientato il mio sguardo verso cio che non appare eppure anima quest’isola
enigmatica.
Yukio Mishima soleva
dire che “solo l’invisibile e giapponese” e quest’invisibile e la traccia che
qui si testimonia del Giappone, di un viaggio e del niente. (Dalla prefazione)
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