Pagine

sabato 19 gennaio 2019

NAZARIO P. LEGGE "POESIE" DI LAURA BARONE



Laura Barone
Si presenta sugli scogli luminosi della nostra isola una poetessa di ampio respiro, i cui versi, con generosa duttilità, concretizzano un sentire che tocca, a tutto tondo, gli abbrivi del fatto di esistere: amore, morte, viaggio, panismo esistenziale, desiderio dell’oltre, coscienza della precarietà del tempo e dello spazio,  memoriale... Insomma la vita, in tutta la sua pluralità, in tutte le sue sfumature, affidandosi ad un verso vario e articolato con padronanza versificatoria, adusa alla scrittura. Il canto si distende su uno spartito di euritmica sonorità, dove rime, assonanze, sinestesie metonimie, metafore...  danno una scorrevolezza particolare alle iuncturae, facendosi voce di un simbolismo di umana consistenza, soprattutto dove, la natura, trattata con un occhio vigile e attento, abbraccia l’animo di Laura Barone rendendosi fattiva collaboratrice nel rivelarne i palpiti sentimentali: “E il muschio attende ancora/ l'ora in cui seppellita non sia la preghiera/e la giustizia ritorni edera/ avvinghiata a pugni di speranza.”. E la  vita vissuta porta con sé schegge di luce, ombre, terrazze sui ricordi, che alimentano con perspicacia visiva il cuore del “poema”: “Il richiamo ha la luce accecante/di tempo che è mancato/ di vento che ha soffiato/ su passi troppo brevi,/ su occhi troppo adulti/ per cuore di bambina...”. Ci si appiglia spesso a rievocazioni di immagini care, di gioie mancate, di volti innocenti; ne facciamo un’alcova ristoratrice dove poter far riposare le inquietudini del vivere.  Ma è la Poesia la compagna fedele della scrittrice; è a lei che affida tutta se stessa attraverso ricerche di fonemi, di invenzioni foniche, di congegni strutturali, perché spera che il suo magico potere la consegni a fiaccole che spengono le ombre: “... È dalla fine nascono fonemi/prima negati e poi riconosciuti/ e un lungo canto attende l'infinito/con fiaccole che spengono le ombre.”.

Nazario Pardini

POESIE di: Laura Barone


IL MINATORE DEL SENTIRE

Un canto lui prepara per il viaggio
e ad ogni passo riempie un vuoto amaro.
Il minatore verso l'universo
lancia i suoi ponti a polvere d'ignoto;
verso un senso d'infinita vita
apre respiri e coglie nuovi sguardi.
E osserva attentamente, questo o quello
ma attende nella luce quel torpore
che porta nuovi nidi di parole
da conficcare in fondo a muri cupi
che innalzano barriere alla speranza.
Dov'è finito il cielo senza nubi
che cerca pace e il sole d'un tramonto?
Così lui pensa mentre viaggia solo
e a nuovi lemmi fa spiccare il volo.


CONSAPEVOLEZZA E RISVEGLIO
Resiste il sole
tra le pietre che raccontano la storia.
Nell'agrumeto riposano immortali spine
e il muschio dipinge il suo verde
spennellando impressioni di disperse attese.
Umido è lo sguardo lontano,
umide le certezze innestate nella memoria.
Non c'è che questo storpio sentire
nel rattrappito silenzio
che precede ogni tonfo d'anima al risveglio.
Dove sei, Consapevolezza,
stendardo di limpido pensiero,
magma vitale oltre ogni attrito?
Imbavagliata e ammansita, giaci amorfa.
E il muschio attende ancora
l'ora in cui seppellita non sia la preghiera
e la giustizia ritorni edera
avvinghiata a pugni di speranza.


IO TI PARLO NELLA NOTTE

Io ti parlo nella notte
quando stanca la luna
depone la sua falce nello stagno
e il nibbio dorme sulle cime della Grigna.
Maligna è l'acqua delle timidezze
che annega nel profondo le occasioni
strappate ad un sentiero senza gloria.
E mentre senti il bisbigliare dei ricordi,
s'accende il firmamento dei pensieri.
sul tempo di una vita che non muore.
Eterno è il senso del resistere
come eterno resterà il respiro
di sguardi non vissuti.
E il vento s'alza ancora sulle cime
e il nibbio si risveglia
cercando nel mattino il sole che riscalda,
ma per parlarti ancora, attenderà la notte.


IL BALCONE SUI RICORDI

M'affaccio incuriosita,
qualcuno mi chiama,
ha voce di terre abbronzate
e respiro di tufo,
ha odore d'acqua dolce
e profumo di fichi
spaccati sui cannizzi.
Il richiamo ha la luce accecante
di tempo che è mancato
di vento che ha soffiato
su passi troppo brevi,
su occhi troppo adulti
per cuore di bambina.
Parla una voce muta
e mi racconta d'un segreto
intrappolato in frutti acerbi
ed io l'ascolto ancora
con quello stesso incanto
e a quel silenzio
chiedo un suono,
una parola che riscaldi i sensi
che plachi i venti sotterranei
che rompa gli argini di un mistero
e porti sulle labbra quel che è vero.
La voce tace e come allora
trasformo il mio sepolcro in un giardino
e siedo a respirare quel silenzio,
a intessere parole ed affidarle al tempo.


EROS E THANATOS

Nel giardino d'uva spina
c'è un tappeto che sfrigola
sotto ai passi lenti dei pensieri,
gli fa eco la brina avvinghiata a fili d'erba
e uno stagno che espande cristalli di gelo.
È lì che che fiorisce in inverno il Calicantus
che nel vento sferza il tempo
e vecchie attese illudendole di nulla.
Lo senti il suo profumo?
riporta quel sentire d'una estate
e l'avvampare di quel sole
che inceneriva puri sguardi
e foglie di tabacco appese al muro.
E Thanatos incede fatale alle tue spalle
e lo vedrai negli occhi
seccare nel silenzio un forte grido.


TIENI GLI OCCHI CHIUSI

Tieni gli occhi chiusi, non aprirli,
troppo tempo è passato tra i ricordi
resta solo un canto che sorge
dal profondo del tempo
e si espande in armonia con l'infinito.
Resta un magma d'opportunità negate
e spighe di parole pronte per la mietitura
Ricordi? Ieri c'era la luce 
che spegneva la folgore;
oggi c'è un cielo di pioggia e di cancrena. 
Non c'è più il sognare d' un respiro
né umana comprensione.
C'è il latrato di divise insanguinate
che marciano su terra brulla
riarsa dal dolore.
È guerra nei cuori e nelle menti
e resta senza spazio il tuo destino.
Uomo che cammini 
in un livido di speranza
con l'ombrello che ripara dalla luna,
dona radici al tuo peregrinare
e tra polvere e vento di tempesta
rinascerà un tuo sogno.


COSA LASCIA UN POETA

Cosa lascia un poeta in chi rimane
se non suoni d' esistenza tra parole
e il ticchettio del tempo che s'affanna
ad afferrare vita e non morire?
Cosa dona a chi ascolta nel silenzio
se non un balbettare di coscienza
e oceani di cielo buio illuminati
dai passi d'un groviglio di domande.
È dalla fine nascono fonemi
prima negati e poi riconosciuti
e un lungo canto attende l'infinito
con fiaccole che spengono le ombre.


LA NUOVA METRICA

Ha il ritmo d'un pianto,
d'un canto che affranto
si replica in onda.
Attenta ritaglia sottili spiragli di vita,
singulti e sorrisi, di chi tra bugie
d'un tempo sconvolto,
sospende racconti di vita.
E lei li sorprende in battito vero
e plasma parole non lascia gli spazi
al dubbio e al rimpianto
ma è forza armoniosa
che irrora il pensiero.
E tu che la segui,
fedele e discreto,
ricerchi il perfetto
svelarsi del mondo
tra cellule e stelle
avvolte in sudario.

BIOGRAFIA

Laura Barone è nata nel 1959 a Sesto San Giovanni (MI). Laureata in Lingue e Letterature Straniere presso l'Università degli Studi di Lecce, con tesi sperimentale sul Teatro Inglese. Vive e lavora a Milano come funzionario del Comune, nel campo della formazione linguistica e dell'Orientamento.
PREMI: E' vincitrice del XIX°Concorso Nazionale di poesia e prosa,“ Fazio Degli Uberti ” di Pisa nel 2016 ; Seconda classificata al premio Internazionale Franz Kafka di Udine e al premio Europeo Clemente Rebora per la sezione videopoesia. E’ terza classificata al 1° Premio Letterario “Federica “ di Verona nel 2017 e al Concorso dell'Accademia dei Disuniti di  Pisa  nel 2015,  al  concorso di poesia “il Campanile a Cerchiara di Calabria (CS), Seconda classificata al concorso internazionale Albero Andronico di Roma nel 2018. Ha ottenuto una menzione d’onore al premio Internazionale Vitruvio” di Lecce e al Premio “Francesco Forchia” di Teverola (CE), Menzione al premio Ormea e al premio Parasio città d’Imperia”; seconda classificata al premio nazionale Pascoli “l’ora di Barga” e al IV° concorso nazionale nel segno di Pisa dell’Accademia dei Disuniti” 2018.
E’ finalista in molti altri concorsi Nazionali ed Internazionali.

POETICA: I suoi primi componimenti, rigorosamente in metrica, e risalgono al 1974 quando iniziò a scrivere, a 12 anni  sui banchi di scuola. I due cardini principali dell’approccio alla poesia sono due poeti italiani Pascoli e Quasimodo, ma gli studi da lei fatti l’hanno portata ad approfondire autori europei e internazionali come Wilde, Gibran, Dickinson, Baudelaire Lorca, Neruda e molti altri ultimamente, predilige il verso libero. Nella sua poesia l’autrice affronta vari argomenti sia nel genere intimistico che in quello sociale “(…) con un linguaggio complesso ma, allo stesso tempo, lieve, quasi sereno, talora intrigante, non cedendo mai alla debolezza di coinvolgere il lettore nella propria individuale sofferenza. Il dolore, si universalizza e insieme si smorza, in un linguaggio ermetico, musicale, ricco di assonanze e metafore tratte da immagini della natura, che evocano, con immediatezza i drammi e i turbamenti interiori, secondo un approccio tipico della poesia moderna” (dalla prefazione di “Germogli di Sole “ del prof. Franco Donatini dell’Università di Pisa).

LIBRI E COLLABORAZIONI:

Del 2001 è la sua prima raccolta, “Il Velo e i Pavoni”. Seguono nel 2011  “ Il Canto dell'Edera” e “ Micron Poetici”. Ultimo suo lavoro la silloge “Germogli di sole” edizioni Milella 2016.
Alcune sue poesie sono state pubblicate sulle rivista letteraria “Malvagia fondata da Carlo Cassola e Pino Polistena.
Dal 2016 collabora con la rivista letteraria “ A Levante”.
Altre sue poesie sono comparse in passato sulla rivista online “Zibaldoni ed altre Meraviglie” e in varie antologie poetiche quali: Enciclopedia “Mario Luzi”2017, “Il Federiciano”, “Verrà il mattino e avrà un tuo verso” di Aletti Editore e “Orgoglio Donna” di Edit Santoro. 
Nel 2011 l'Università Popolare di Galatina (LE) le ha dedicato una pagina sul proprio sito web.
Nel mese di Gennaio 2018, in occasione del giorno della Memoria, l’Istituto Comprensivo Statale Polo 2 TITO SCHIPA di Trepuzzi (LE), ha posto una sua poesia sull’Olocausto su di una targa, nel giardino della scuola.
Nel 2017 è apparso un articolo sul n. 7 della  rivista “Generazioni di scritture” dell’Università del Salento a cura di Chiara Briganti.
Sull’evoluzione della sua poetica, nel Gennaio 2019 è apparso un articolo a cura del Prof. Franco Donatini sul sito di poesia “ Alla Volta di Lèucade” curato dal Prof. Nazario Pardini.






1 commento:

  1. Amo il modo con Nazario commenta le poesie e qualsiasi altra opera letteraria. Quella sua profonda e unica capacità che possiede solo chi è critico e contemporaneamente poeta. Il suo commento come in questo caso, non cede mai alla pura tecnicalità, ma si plasma con lo stile e i motivi dell’opera, facendo emergere significati reconditi e figure retoriche nascoste, che solo una sensibilità poetica può cogliere e trasferire in maniera così ricca e pregnante.
    Ho già avuto modo di recensire le opere di Laura Barone che amo particolarmente e, anche per questo, esaltano il mio entusiasmo. Non è un buon modo il mio, ma ogni tanto è consentito trasgredire.
    Al contrario l’analisi Nazario, pur nella soave dimensione del suo linguaggio poetico, è puntuale e completa e allora rileggendo le poesie che seguono il suo testo, scopro nuove emozioni e le apprezzo ancora di più.

    RispondiElimina