Franca Olivo Fusco. Beviamone un bicchiere. BatogiLibri. 2019 |
Franca
Olivo Fusco. Versatilità, creatività, grande freschezza culturale che la vedono
impegnata in ogni ambito del sapere, ma, che, soprattutto, tramite la poesia, reificano
l’immediatezza dei suoi gorghi interiori. Parlare dei suoi versi, del suo
canto, significa andare incontro ad un caleidoscopio di infinite sfumature, di
plurali congegni, che ci dicono del suo animo e della sua cultura fattiva.
Credo sia opportuno riportare lo scritto
di quarta per avviare un discorso obiettivo su questa sua nuova fatica letteraria:
musica, melologo, sincronia fra verbo e lirica, energia emotiva, e parola che
dolce nelle sue callidae iuncturae si
abbevera al pozzo di tanto sapere: “L’autrice si è impegnata in questo saggio a
far emergere i più svariati aspetti del binomio vino-libretti d’opera, dai
brindisi più famosi (“Libian ne’ lieti calici”) a quelli meno conosciuti e più
originali, come il pio brindisi ai defunti in Amleto di Faccio o il brindisi alla mannaia in Maria Tudor di Gomes. Non mancano gli “evviva” a Bacco, dio del
vino e gli elogi a questa bevanda per le sue proprietà. Scriveva Giacomo
Leopardi nel 1820 “Il vino è il più certo e, senza paragone, il più efficace
consolatore”. Ma il vino è anche strumento di seduzione… Nell’ultimo capitolo,
più breve, troviamo la lista dei vini, che hanno ispirato i librettisti. Le
opere proposte sono un centinaio. L’Ulisse
errante del 1644 è la più lontana, mentre quella vicina a noi è Il gatto con gli stivali del 2017”. Un’opera
maestosa per informazione e per dovizia di particolari che invoglia a leggere, e magari ad ascoltare, a riprendersi brani
lirici per dedicare loro tutta la nostra emozione. Insomma siamo a teatro, si
apre il sipario, ed ecco l’occasione di assistere ad una antologia lirico-monotematica, dal tema il vino. La
Fusco ha in mano la bacchetta, dirige, e
tra un pezzo e l’altro ci informa, ci
erudisce sui librettisti, sui vini…: BEVIAMONE UN BICCHIERE. IL
VINO NEI LIBRETTISTI D’OPERA, il titolo che già ci dà l’avvio, il prodromico
incipit, la spinta a intraprendere il cammino della narrazione: Capitolo, I IL
BRINDISI: da subito, fra le tante occasioni poetiche, ci conquista quella di
Turiddu della Cavalleria rusticana:
Viva
il vino spumeggiante
nel
bicchier scintillante,
come
il riso dell’amante
mite
infonde il giubilo!
Viva
il vino ch’è sincero
e
che annega l’umor nero
che
ci allieta ogni pensiero,
nell’ebbrezza
tenera.
Capitolo
II, VVA BACCO! VIVA IL VINO!
L’Arianna
di Benedetto Marcello (amore tra Bacco ed Arianna). Arianna, abbandonata da
Teseo, gira per Nasso, piangendo; il dio la raggiunge e la chiede in sposa: due
seguaci del dio così lo descrivono:
Quel
che all’olmo la vite in stretto nodo
Pronubo
accoppia, e i pampini feconda;
e
con ricca vendemmia al villanello
le
fatiche compensa e ‘l cor ricrea
(…)
Si
continua con altri testi sino al III capitolo, IL VINO, strumento di seduzione
e di morte. (Il veleno nel bicchiere).
Per
passare al IV, Lista dei vini: dal Marzemino, al Somma, dal Madera al Falerno…
Il
tutto si chiude con una serie di indici: Opere,
Librettisti, Compositori.
Insomma
un testo, di cultura lirica, letteraria, enologica; di arte e di ricerca, di
storia, in una scrittura scorrevole e accattivante che, ben nutrita di dati e
riferimenti, si propone come lavoro di
carattere artistico-filologico. E’ una ricchezza averlo in biblioteca.
Nazario Pardini
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