Adriana Pedicini, collaboratrice di Lèucade |
Senza
risposta
S’insinua
il pensiero nei labirinti
della
mente oceano finito di non finite
angosce.
L’urlo atroce dell’intelletto
al
tonfo cupo del senso delle cose
inaccessibile
e degli eventi.
Si
staglia la vita tra l’essere che sfugge
e
il non essere che dilaga fango per le vie
in
tempesta di pioggia e vento
a
scoprire i tagli aguzzi delle pietre
dell’animo
grondanti sangue
amaro
fiele spargendo sulle carni.
Se
parlasse la morte o coloro che non tornano
la
mente prona troverebbe il conforto
o
la ragione. Mostrati Santo Dio
l’errore
mostraci in questo nostro errare
prima
che dannato consegni alla terra
al
silenzio eterno ciascuno il suo destino.
Memories
Non
conobbi così presto il dolore
se non
quando te ne andasti, mamma,
e fu la
mano che si affievolì nella mia
d’un
tratto come ultimo addio.
Non
capivo il fremito che dalle dita tue
s’inerpicò
sul braccio e mi trepidò nel cuore.
In me
la tua energia morente
divenne
flusso perenne di presenza
e vita
aggiunta a vita
quella
che mi donasti
allorché
il primo raggio di sole
mi corrugò
palpebre.
Lo
sentii, mamma, e fu per te
che
impressi da allora passi doppi
dinanzi
alle porte strenue degli anni
nei
giorni sempre più esigui, sempre più,
piccolo
intervallo al fatidico traguardo
dove tu
più stanca di me per l’attesa
seduta
sarai ad aspettarmi.
Ti
restituirò all’incontro la calda carezza
come
allora e il tuo amore e il mio
insieme
saranno spirito di fuoco.
Mefite,
la Buona Madre
Nel
silenzio della valle
Dalle
brune zolle acqua sorgiva
Sale
sbuffando in nebulosi vortici
Il
respiro languido della Madre
Il
pianto e il riso della Madre eterna
Di
creature di fango.
Esseri
di durata breve
Alla
luce del Cielo germogli
Dal
grembo alla vita superna.
Brancoliamo
nel mistero come armenti
Nell’abbraccio
mortale della soporosa aria.
Se
l’età si grava di anni e di mali
Ed
esausto si fa l’inesorabile destino
Premio
è ritornare nel tuo grembo
Nella
dimora avita polvere tra polvere
E
sentire la tua carezza calda
E
con te energia divenuti
Al
richiamo del cielo risalire
In
gassosa nuvola lungo lo stelo
Della
ginestra anxantica.
Paesaggio
notturno alla Mefite
La
luna quando più bella splende
Nel
cielo la solitudine scioglie
Sciogliendosi
in te che le sbarri l’accesso.
Su
lei non posi la cattiva fama, la tua,
allora
che il vate latino ti cantò porta degli Inferi.
Tu,
grande Madre, accogli l’astro
D’argento
argentee danze intessendo
Di
sbuffi odorosi e bianchi bollori di creta
D’intorno
diffondi i segni di te nel silenzio vallivo
Sui
rami grinzosi e le zolle spaccate di arida ocra
E
reliquie di sprovveduti animali.
Ai
curiosi passanti benevola tendi la mano lontano.
Non
sia il passo oltraggioso nel termine sacro
Ove
vita e morte in eterno si fondono.
Nel
cielo dirigi lo sguardo alla luna
Compagna
quando più bianca splende
Sul
tuo manto infuocato nelle notti prive di stelle.
Catene
Il
passo dell’anima lento prosegue
gli occhi
stanchi fissano l’Oltre.
L’inganno
è scoperto
pelle
di serpente a squame sfogliata
cruda
realtà rivela non mia non solo
Tutto è
in bilico nella crudele apparenza
di piedi a terra ben saldi.
Le
parole sono nascoste
le
parole non hanno più suoni
Babele
è la torre di ogni città.
Confusi
i colori, confuse le lingue,
gli odi
e gli amori.
Il
senso…il senso di tutto dov’è?
La
gioia che brilla negli occhi morenti di un bimbo
l’abbraccio
che solo nel dolore riscalda
è la
misura del nostro soffrire o del nostro gioire?
La Tua
Croce forse giustifica il senso
e ogni
croce che spalanchi le braccia
dinanzi a un cielo senza catene.
La carissima Adriana dà prova della sua Arte Poetica con cinque liriche immaginifiche, pervase di eros e di tanatos, grondanti sangue e speranza.Occorre dire che l'apparente dismisura dell'Autrice non rappresenta mai tendenza all'eccesso, non sbilancia i singoli versi, i componimenti, le proporzioni interne di essi. Al contrario, la fecondità è governata nelle liriche di Adriana da un senso innato del limite, dall'organizzazione spontanea dell'insieme. D'altronde la Nostra ha alle spalle un lungo, articolato tirocinio e noi abbiamo avuto l'onore di presentarla molti anni fa con un'opera di altissimo valore. La sua vocazione non conosce tentennamenti.La sua poesia, tra l'altro, è ricca di riferimenti filosofici, dovuti a una vita di insegnamento e a una volontà di approfondire questa dottrina.
RispondiElimina"Brancoliamo nel mistero come armenti
Nell’abbraccio mortale della soporosa aria".
"Su lei non posi la cattiva fama, la tua,
allora che il vate latino ti cantò porta degli Inferi".
Ma l'orizzonte poetico si dilata anche e soprattutto in corrispondenza di un'espansione dell'esperienza vitale dell'Autrice. Ci dona il suo viaggio attraverso i sentieri tortuosi dell'esistenza, la sua forza, la sua volontà di lanciare un canto esplosivo fitto di slanci di speranza e d'amore.
La chiusa della lirica "Catene" lascia nudi di parole e travolti dalla bellezza. Tre versi che sono poesia in se stessi...
Ringrazio Adriana per ano Dono, ho nostalgia di lei e la stringo con tutto il mio affetto.
Maria Rizzi