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venerdì 19 luglio 2019

PIERO BIGONGIARI: "LE PAROLE DELL'AMORE..."


Le parole dell’amore non hanno superficie

Il vento non si bagna in cima al mare
il vento azzurro non vuol diventare
verde, ingrommarsi, tergersi diverso
di verso in verso.
Ma le statue di sale che si voltarono
ora guardano il cosmo che non torna
caos ai loro occhi, se le fiamme
della bella città erano amore.
Mare asciutto… Ah staccarsi dal proprio essere
dove esso è più sottile, laminato
tra due bandiere: recto e verso, notti
e albe: le ere si congiungono
per disgiungersi, le ingiunzioni sono
le parole ora stesse dell’amore
da non gettare in aria, non potrebbero
tornare, il mare e il vento non si fondono,
o vuote, sopra il palmo alto del cuore,
moneta non impressa, non spendibile,
impronta cancellata dal suo fuoco.
Piero Bigongiari (1914 – 1997)


1 commento:

  1. Un autore dimenticato, messo nell’ombra, eppure talentuoso, che esprime una poetica in cerca dell'Assoluto, raffinata e profonda. Per Bigongiari la poesia è ricerca, diario perpetuo, è analizzare il mondo con gli strumenti del chirurgo, della propria anima e della parola poetica, che mira a raggiungere la verità, che nondimeno non è mai definitivamente data.
    Fu importante esponente dell’ermetismo fiorentino, (sviluppatosi attorno alle riviste «Il Frontespizio», «Campo di Marte» e «Letteratura» tra la metà degli anni Trenta e gli anni Quaranta), rese alte prove poetiche con Mario Luzi e Alessandro Parronchi.
    La sua poesia intensa, visiva, pensata e lucida, non emotiva né sentimentale, rigorosa, una ricerca sia spirituale che stilistica, è ricerca della verità, della autenticità, come in un diario che si aggiorna via via. L’amore e le sue parole trasformato in condizione esistenziale, in avventura, quella del vento che non si bagna, non trascolora, non si ingromma, asciutto, e che pur sorvolandolo, non si fonde : un modo nuovo di vedere, di sentire, cogliere lo spazio immobile e disordinato in cui c’è posto nondimeno per ritrovare il senso delle cose che muoiono, delle parole, non spendibili, che fuggono, dell’indescrivibile impronta che permea l’essere, che vorrebbe trovare la semplicità del certo, e dell’amore infine, che tende costantemente ed inevitabilmente a fuggire, “impronta cancellata dal suo fuoco”.

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