Guido Miano Editore, Milano, 2019
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La collana Poesia Elegiaca dei
Maestri Italiani dal ‘900 ad oggi di Guido Miano Editore propone una bella
novità di Sergio Camellini: Il canto delle Muse (2019).
Sono diversi i temi e le suggestioni
che s’incontrano nella lettura di questi versi: dai ricordi di persone care
come il padre (“quella parola / frase d’amore / che conduce / al bello che c’è:
/ ‘Sii migliore di me’ ”, Amore di padre) e la madre (“Ora
non sei, / però, / continui ad esser / lacrima / che non s’asciuga / per noi, /
amati figli tuoi.”, Esser lacrima); ai ricordi di momenti passati, messi
a paragone col presente (“Oggidì, sei nel terzo millennio / e pensi: ‘Il
quaderno elettronico / è divenuto un sintetico bionico (tvb), / le parole
d’amore avranno / il loro posto d’onore?’ ”, Il pennino malizioso); alle descrizioni di paesaggi e luoghi (come in questo
inno lunare a Modena: “quando la carezzevole luna / illumina la sera, / la tua
bellezza poetica / fa toccare l’impalpabile / nell’immensità.”, A
te, Ghirlandina; o in
quest’altro cenno: “Il potere magico / di quel prezioso elemento, / scorreva vitale
/ nelle cannule dei bronzi / Secchia e Panaro, / al par del sangue nelle vene,
/ per adagiarsi nel bacino sottostante / come fonte battesimale / della Città.”,
La
fontana dei due fiumi).
Uno scrivere che varia dai distici
minimi, a volte d’una sola parola (“Vago / di poesia in poesia // verso un
cammino / di pensieri, // tra le pagine / d’un libro, // ad inseguir / parole
// con accelerazioni emotive / in libertà.”, Di poesia in poesia) ad altri, rari, più distesi versi,
come in La pace è amore (“Guardati dentro / la pace inizia dal
tuo animo, / inizia da te. / Non v’è pace se non v’è / il profumo delicato /
d’un fiore, / che appartiene all’essenza / dell’essere, e tu sei.”).
Uno scriver versi che, quanto allo
stile, per lo più volutamente spezzato, ricorda i versi di Umberto Saba; e
quanto alle tematiche riporta a “quegli interrogativi esistenziali sul vivere e
morire o sul tempus fugit della poetica di Vittorio Sereni”, come
sottolinea Nazario Pardini nel saggio introduttivo alla raccolta
(L’elegia e il naturalismo, l’amore e la metapoesia nel viaggio di Sergio
Camellini). Uno scriver versi che, in un certo senso, unifica paesaggio e
sentimento, persone e cose, colori e fatti, spirito e concretezza. Così Il
canto delle Muse, pieno
di accenti classici in un panorama assolutamente contemporaneo, sembra quasi
voler unificare passato e presente (o cancellarne in qualche misura il
divario), come ben espresso nell’incipit di Il teatro dei sogni: “Il
teatro dei sogni / è un fantastico / e dolce stil novo / nell’immaginario /
onirico”. In un mondo in cui L’amicizia è poesia (il titolo basta a render bene l’idea) e l’uomo – lo
scrittore stesso, qui – è davvero, finalmente, libero: “Sui monti / veleggiati da aquile / sono libero / di sognare, / perché
il silenzio / di lassù / è la massima / espressione / del mio canto / libero.”
(Libero
di sognare). Senza
mai, però, dimenticare il mondo circostante e le sue contraddizioni, “quando i
muri / sostituiscono i ponti / e l’io s’avvita / su se stesso, / senza vedere /
il noi, / senza sentire / il voi.” (Tra muri e ponti).
Davvero quella di Sergio
Camellini è una poesia
scritta “per farsi voce delle cose semplici”, come nota Michele
Miano a proposito di Opera
omnia (2018) dello stesso autore, nella Prefazione
che è riportata, con altri stralci di saggi sullo scrittore, che vanno a
comporre l’Antologia essenziale della critica con la quale – come d’uso
nella collana di Guido Miano Editore – si conclude il volume, così che ogni
lettore, volendo, possa rendersi più consapevole dello sviluppo delle tematiche
presenti ne Il canto delle Muse.
Marco Zelioli
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