Anna Vincitorio, collaboratrice di Lèucade |
Anna Vincitorio. I dintorni dell'Amore, ricordando Catullo. Di Nazario Pardini. Guido Miano Editore Milano
A Roma
nel 1° secolo A.C., sul terreno culturale fiorirono le influenze chiamate
ellenistiche. Fu l'età aurea della poesia latina: nomi quali Properzio, Orazio,
Virgilio, Ovidio, Tibullo, Catullo e Lucrezio provenivano da quella che oggi
indichiamo come provincia, da un ceto benestante sufficiente a garantire loro
una buona educazione letteraria. Catullo, originario di Verona- 84- 54 A.C, ventenne
giunse a Roma. Condivise interessi letterari esclusivi con vari intellettuali,
Licinio Calvo, Elvio Cinna, Ortensio e altri.
Il
loro punto di riferimento: Callimaco, scultore di Corinto,
attivo ad Atene dal 425 A.C. Collaborarono formando un gruppo di poetae novi o
neòteroi. La loro poesia è costruita su fatti quotidiani, sentimenti condivisi.
Amavano, esprimendosi in poesia. Si potrebbe dire che un sentimento poetico
similare si ritroverà 1300 anni più tardi nel Dolcestilnuovo. Poesia di piccoli
eventi in cui è dominante l'afflato amoroso. Si esteriorizza il sentimento
senza remore in versi recitati, o, meglio, gridati. Essi stessi attori di
parole. In questo clima si immerge Nazario Pardini che vuole ricordare Catullo
presente nella sua memoria di poeta. In lui i versi scorrono come un fiume. IL
fiume trascina con sé “ciottoli, acque chiare, torbide, detriti, piene e
bonaccia.". Fascino terrifico dell'acqua infinito contenitore della nostra
vita. Il fiume è memoria; scorre verso ciò a cui più aspiriamo; trattiene ciò che
è stato e la corsa è verso Lèucade, l'isola che è realtà e sogno, bellezza e
amore. La pace agognata risiede in quella costa a strapiombo sul mare greco del
mito e degli eroi. Là vivere, filtrando le emozioni nei versi. Poesia di memoria,
di pace, che avrà un potere catartico. Intorno a noi, bellezza, purezza. Noi,
materia, diverremo Spirito-Pneuma.
Un poeta come Nazario non può che aspirare alla bellezza che si
fa purezza smaterìalizzata e come un bianco uccello s'invola divenendo spirito.
"Il vecchio e il nuovo s'integrano nella sintesi di una dualità che si fa
non/ tempo". " L'antico che si innesta sul nuovo...". Il suo è
un canto d'amore. L'amore è poesia e poesia è vita e infinito, lontano cielo. Ha
voluto, Nazario, omaggiare Catullo per puntualizzare l'immortalità dell'amore.
La Lesbia di Catullo è la Delia del nostro: "... ma poi sei giunta tu/ tra
mille voglie/ a darmi pace,/ a riposarmi i sensi/ e il mondo fuori tace,/ sei
solo tu che vinci i miei silenzi". Intorno, rumori in dissolvenza,
lamenti, solitudine; ma se la donna resta con lui abbracciata, la notte non
farà paura. Notte: sembiante di dolore o acme di piacere per gli amanti. Il
sentimento di Catullo per Lesbia e di Nazario per Delia è forte; teso a
conservare intatto il ricordo dell'ultimo bacio cristallizzato, forse
idealizzato in una eternità di amore che nella realtà non esiste. Tra pini di salmastro
e rovi, giace la donna e il poeta respira l'olezzo del corpo e, "dolce
assenzio" l'amore del/ bosco/ ed il silenzio". Quel silenzio che
accompagna ogni poeta. La sua grandiosità accoglie ogni respiro, ogni amplesso,
ogni dolore. Li contiene come in uno scrigno. La natura, con le sue braccia
corpose, avvolge le anime e i corpi. Sulla terra riposare e respirare profusi
ne11'erba. Comp1ici una spiaggia, la battigia. Al nulla si volge lo sguardo.
Lontani i velieri verso il cielo. Presente nelle narici il profumo, il seno
dell'amata. Il poeta parla: "rosa d'aspetto e marmo nel suo tatto".
Marmo è bellezza ma è anche gelo in amore che eccita, porta alla follia anche
se destinato a finire. Prima abbandono, poi fuga? Senza la presenza fisica di
quel corpo che inerte ha procurato piacere, si muovono i passi solitari del
poeta. Nei "viali nudi/ odo i lamenti/ al molo dei gabbiani/penso al tuo
sguardo/ perdutosi nei cieli/ al tatto sul mio corpo/ delle mani...".
"Delia ci lascia/ intriso l'animo di bacche/ rosse come il cielo;" Il
poeta scorre le stagioni dove prendono corpo i ricordi, quelli dei "giorni
lucidi dell'estate/ quando anche i sassi chiamano il sole... "le compagini
frantumate" “memori/ dei riti tramandati dai Pagani/ pietosi per i cicli
della vita" e il mare, sempre presente, è nel DNA del poeta in ogni
stagione, immenso e libero come l'anima che fuga gli abissi.
E lo scorrere delle stagioni e il suolo della
sua casa e la speranza di una vicina primavera, ove la mimosa, "staglia il
suo giallo sopra la campagna/ e ricorda il colore di ginestra/ che gonfierà
l'estate". Nostalgia di una vita agreste e con un animo già pronto ad
incontrare nuove primavere: "/i1 piede scalzo, la corsa tra le vigne/... E
ti rivivo". Poi, la malinconia degli anni trascorsi lo sovrasta ; il
pensiero va all'aria di novembre che lo riporta al fiume. Quel fiume pieno di
detriti, di foglie… Tutti gli accadimenti della vita: "mi vedo
stagione/che lascia alla corrente/ l'ultimo verde delle sue memorie". Si
alternano i tempi e la natura in tutti i suoi aspetti non è che lo scorrere
della vita: "i quadri di campagna,/dove/ l'aria si allarga azzurra... Ed
io mi tuffo in un mare increspato...”. Ma è difficile aprire uno squarcio nel
cielo per andare ben oltre.
Il
nostro soggiornare sulla terra occupa uno spazio, ristretto; pochezza rispetto
all’immensità che ci avvolge. Il poeta si vede barca "che s'inarca al mare,/
fuscello in balia del vento" alla ricerca di un porto sicuro. Quale? Dopo
i barbagli dell'estate "è giunto ottobre a mietere le foglie/ di una
stagione che ha reciso il sole/ l'autunno mio trabocca di ricordi/ che evadono
invecchiati all'imbrunire". Scorre l'acqua "languida dai riflessi
marciti"; acqua di fiume la vita che si disperderà nel mare. Tutto si vanificherà.
Le acque vorticose si allontaneranno. Niente più ti appartiene. La fine ti
attende come una voragine. S'innalza un Cantico della bellezza. Immagini
legate al desiderio inappagato di amore. Tutto è fermo; il mistero irrisolto,
il desiderio inattuato. "Rimasti là sospesi, eternamente statici./ Rimasti
là sospesi i vostri amori". La silloge si conclude con
Canzoniere pagano.
Chiusa intesa affollata dai ricordi di
una vita
agreste mai dimenticata. La natura dalla
"zappa appesa al filo del vitigno, al quercio che occhieggia i
casolari". Il rimpianto per "Quell'aria sana di campagna.
Quel1'albeggiare che muove" “branchi di piccioni con falcate d'ali".
L’inimitabile biancore dell'alba, inizio di una vita operosa nell'occhieggiare
dell'aurora. Il poeta è nel suo De rerum
natura come un novello Lucrezio. Fantasmagoria
di colori. IL cielo che sovrasta, il rosso della luna e la vita che si
allontana e sfuma nel ricordo. Se svanisce la speranza, i colori si tingono di
amaro. Sei nell'ombra; ma la mente, il cuore, trovano una strada là dove il
mare "apre infinito l'azzurro della luce per ritrovare Lèucade” profumata
di “salino” – isola della pace, per rivivere il mito che rende amica la sera e
lì sostare “al disperso ventilare/ delle storie d’Icaria”. Il poeta ghermito da
possenti avvoltoi si leva in alto, sempre
più in alto, sempre più in alto e vede sotto di lui "isole
affollate/ di miti, ninfe, dèe e antichi re". Vita sognata ma pur vera, intessuta
di storie e di leggende. Novello Icaro, Nazario vola ma non precipita perché per
lui si aprono le braccia di Lèucade. La vita si fa eterna nel sogno.
Firenze, 25 luglio 2019. Anna
Vincitorio
Complimenti ad Anna Vincitorio per aver sviscerato lo spirito agreste e marinaro assieme che pervade i testi del nostro grande Nazzario, la terra promessa è un obiettivo, la vita nei campi le nostre radici
RispondiEliminaDopo aver letto la recensione, mi vien voglia di leggere la silloge del prof. Pardini (e mi complimento per questo con entrambi), non fosse altro che in questo storico particolare momento si ha un po’ il desiderio di evadere dalla realtà politica, e la poesia può diventarne uno strumento, se si pensa a Catullo, proprio lui, che finì nelle grinfie amorose della sorella del bellicoso Clodio, il capo dei “populares”! E poi vi è Cesare, e Marco Tullio Cicerone! Vuoi o non vuoi, e la poetica del prof. Pardini ce lo insegna….per quanto possa essere un’evasione…il viaggio sulla vela della poesia, il vento è sempre reale, nella ciclica storicità dell’uomo, e dell’amore stesso. Altro che semplici nugae! Quelle del “liber” di Pardini. Sarà una silloge non epica, come in Catullo, nella quantità dei versi, ma sono certo che tracimerà, sonori, carmi di note d’anima e distici di vita, e riflessioni intramontabili, al di là del fiume e del suo scorrere, perché Pardini non disprezza mai…la vita, semmai la vive e sulla spiaggia ce ne lascia impronte. Emanuele Aloisi.
RispondiEliminaDevo complimentarmi con l'amica Anna Vincitorio per la sua colta,raffinata ed esaustiva disamina del volume, ultima fatica letteraria del nostro grande poeta Nazario Pardini. Con lo sguardo estremamente critico e a attento alle note tematiche pardiane dell'amore, della bellezza, della Grazia e della natura ed ai collegamenti con la poetica di Catullo la nostra Vincitorio illumina , entrando nel dettaglio delle liriche, i versi di Pardini mostrandone le vive emozioni presenti, i fondamentali valori ed in sintesi lo scorrere del tempo e della vita nel grande alveo del fiume, metafora dell'esistenza, fino al mare e allo sbocco nell'edenica isola di Leucade. Brava Anna e complimenti. Aggiungo a titolo personale la felice e appropriata coniugazione del grande e stimatissimo amico Nazario con la mitica figura di Catullo, dal quale eredita la raffinata cultura, la dolcezza della parola poetica, l'attenzione allo svolgersi della quotidianità e dei giorni. E naturalmente si mostra appieno l'affinità elettiva tra i due cantori verso i grandi valori dell'amore, visto soprattutto come passionalità verso un ideale di bellezza e di Grazia. Naturalmente diverse rimangono le sfumature che toccano le tematiche di ognuno di loro. Da una parte l'antico ed idilliaco canto di Catullo nella sua totale, pura versione dell'amore versa Clodia o Lesbo e verso la natura, dall'altra l'accento verso una soffusa nota malinconica dei nostri giorni, l'affronto della solitudine, l'amarezza per il decadimento della natura, nonostante l'ideale amore verso la sua Delia. Antico e moderno dunque in una permetta osmosi. Ma alla fine entrambi convergono allo zenit della Grazia , ossia verso quel territorio che appartiene al mito, al divino e che per il nostro Pardini è l'amata isola di Leucade.
RispondiEliminaCarmelo Consoli
RICEVEVO E PUBBLICO
RispondiEliminaStupendo commento alla poesia di Pardini così come ci appare in I dintorni dell'amore”; Anna Vincitorio ha saputo cogliere tutta la grandezza di un poeta completo: l' amore per Delia con la quale ha vissuto i suoi “ candidi soles”, la voglia mai perduta di stare a contatto con la Natura, di “ correre il vento”, di volare “ fra le reste”, la lieve mestizia di avvertire il peso degli anni che se da un lato portano saggezza e l'occhio acuto per vedere il mondo e il nostro farne parte in tutta la loro bellezza ed apprezzarne il dono, dall'altro imbrigliano il corpo. E' poeta della voglia di vivere che non si spenge mai, è poeta della luce, e le venature di inevitabile nostalgia per il passato non si appesantiscono di amarezza. Nella sua opera sempre trionfa la gloria luminosa , robusta e genuina della campagna : se la zappa è appesa al filo del vitigno, se la quercia si erge sola e arcigna e c'è ovunque odore di abbandono, non tutto è perduto : l'aria della campagna è ancora chiara, libera, sana, odorosa, custode di tanti ricordi tra i filari dove si aggirano “ vecchi fruscii di passi”. A me piace Pardini...non lo so dire con le meravigliose parole di Anna Vincitorio , ma mi piace tanto!...perchè è umano...la sua pietas per la natura è così grande che egli umanizza anche il giallo delle foglie “ che si aggrappa alle radici per paura di sperdersi lontano” " E' l'aria di Novembre")...mi piace perché mi inumidisce gli occhi e mi rasserena il cuore, perché mi assomiglia dentro, perché ama quello che io amo e perché di diverso da me ha quella nota solare che a me manca per cui in lui trovo me stessa ma completata e migliorata.
Lidia Guerrieri
RICEVO E PUBBLICO:
RispondiElimina"I DINTORNI DELL'AMORE....." di NAZARIO PARDINI
Lettura del Commento di ANNA VINCITORIO
Anna Vincitorio apre il suo commento alla Silloge con un quadro storico della Poesia del primo secolo A.C., a Roma. Notizie essenziali sui Poeti dell'Età Aurea, in particolare i Poetae Novi, tra cui Catullo, citato nel titolo della Silloge. Un quadro che pur nella sua essenzialità ci conduce già di per sé alla poetica di Nazario Pardini, alla sua poesia d'amore, di malinconia dolce, ai quotidiani sentimenti che fanno della vita un momento sospeso tra realtà e sogno.
Con vera partecipazione e una prosa di grande fascino evocativo la scrittrice ricostruisce l'essenza della poesia di Nazario rivelando notevole intesa del testo e nel contempo ammirazione per il Poeta. Ricorre a frequenti intarsi con brani dell'opera che vanno al cuore della Poesia del Nostro, dove più e meglio la sua Musa ha lasciato tracce.. A questo punto la lettura di A. Vincitorio acquista anche valore di testimonianza, sempre in armonia col dettato poetico che va illustrando.
Si ritrova così, in questa bella pagina di critica il clou della Poesia di Pardini: la Bellezza, la Pace, il Silenzio, l'Amore, e tutta quella Saudade tanto cara all'opera- anche globale- del Nostro. Vive la figura di Delia..Delia nella sua eternità di giovinezza e amore.. un mito...una figura di donna che ci ricorda anche la idealizzazione femminile degli stilnovisti...
Niente sfugge all'autrice in questa rivisitazione di un'opera e di un Poeta: l'importanza del "mare", per Pardini sempre presente , come simbolo di vita di immensità misteriosa, di illimitata libertà; il grande amore per le stagioni e per la campagna e la casa e gli affetti...tutti motivi di sempre nuova ispirazione nelle numerose opere del Poeta.
La Vincitorio mette bene in evidenza l'animo nostalgico di Nazario, cogliendo nello stesso quella immensa vitalità di uno spirito senza tempo. E' quella vitalità che noi tutti riscontriamo nella stessa energia intellettuale in un uomo che sembra trarre vita , giorno dopo giorno, dalla passione per la Poesia. E' infatti , quella del Poeta, una nostalgia che gli riporta fresco il ricordo, glielo fa rivivere come un eterno Presente..; il lettore lo vive con lui.
Ottimamente conclude Anna Vincitorio con parole che riassumono il continuo amore del Nostro per la vita: "Vita sognata ma pur vera, intessuta di storie e di leggende..."
Non si finirebbe mai di "raccontare" le meraviglie della Poesia di Nazario Pardini.....
proprio per questo esprimo qui gioia e ammirazione per la eccellente scrittrice di questo meraviglioso commento esaustivo , profondamente sentito e bene articolato in tutte le sue parti.
Ad Anna Vincitorio tutti i miei complimenti.
Edda Conte
3 Settembre 2019